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CROZ DELL’ALTISSIMO (m 2339)
Poche cime presentano due facce così differenti come il Croz dell’Altissimo. Si tratta della più alta elevazione del piccolo sottogruppo che si eleva tra la Valle delle Seghe e la Valle della Spora. Verso est la montagna presenta il suo versante più docile, caratterizzato da facili distese prative e brevi gradoni rocciosi. Non è un caso se la via normale di salita, che andiamo a descrivervi tra breve, sfrutta proprio questo lato. Dicevamo tuttavia delle due facce del Croz dell’Altissimo, ed ecco infatti che, verso sudest, la montagna presenta un’incredibile parete rocciosa che precipita verticalmente per quasi 900 metri dalla cima alla sottostante Valle delle Seghe. Si tratta di una vera e propria muraglia, in assoluto una delle più impressionanti formazioni delle Dolomiti di Brenta. Non è un caso che su queste pareti siano state scritte alcune importanti pagine nella storia dell’alpinismo. Anche il normale escursionista non potrà che rimanere stupito osservando l’immane parete di dolomia strapiombante. Per assurdo la natura ha dotato di una simile muraglia una cima tutto sommato umile, soprattutto se paragonata alle altitudini ben maggiori poste nel settore centrale del gruppo. La salita è consigliata a tutti i buoni escursionisti tenendo conto che occorre un medio allenamento legato soprattutto al fondo scomodo e alla lunghezza dell’ascensione (circa 3 ore per guadagnare il punto più alto). Considerata la contenuta altitudine si sconsigliano le calde giornate estive prediligendo i periodi più freschi di settembre e ottobre oppure effettuando l’ascesa ad inizio stagione, tra maggio e giugno. L’escursione in breve: Stazione a monte della seggiovia “Pradel – Palon di Tovre” (m 1530) - Rifugio La Montanara (m 1525) – Palon di Tovre (m 1913) – Passo dei Camosci (m 1953) – Passo dei Lasteri (m 2281) – Croz dell’Altissimo (m 2339) Dati tecnici: Partenza dalla stazione a monte della seggiovia “Pradel – Palon di Tovre” (m 1530): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). (Breve tratto EE negli ultimi 10 minuti di salita per chi sceglie di salire la cima sudest – Difficoltà “E” per chi si limita alla cima più alta). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 814. Acqua sul percorso: assente; procurarsene una buona scorta alla partenza (Rifugio La Montanara o nel paese di Molveno) Accesso alla partenza: Si accede alla partenza dall’abitato di Molveno. Si sfrutta la telecabina che sale dal paese al Pradel permettendo di passare dagli 890 metri della stazione a valle ai 1350 della sommità. Appena scesi si prosegue con un secondo impianto. Una breve seggiovia biposto denominata “Pradel – Palon di Tovre” consente di raggiungere la quota di 1530 metri dove la nostra escursione ha inizio. Consigliamo d’informarsi in anticipo circa l’apertura di entrambi gli impianti che avviene normalmente tra fine maggio e inizio ottobre. L’eventuale chiusura della seggiovia a monte prolunga l’escursione di circa 40 minuti comunque su comodo sentiero. Descrizione del percorso: Scesi dalla seggiovia seguiamo la carrareccia che cala in qualche minuto al Rifugio La Montanara (m 1525) posto in una magnifica radura in parte alberata. A sinistra della struttura una bellissimo terrazzo prativo permette di ammirare un panorama di grandiosa imponenza: alla destra siamo dominati dall’ombrosa e strapiombante parete che il Croz dell’Altissimo rivolge verso sudest precipitando sulla sottostante Valle delle Seghe. Più a sinistra osserviamo invece la parte centrale del Gruppo Brenta intravedendo il famoso Campanile Basso. Seguendo l’eccellente segnaletica rimontiamo con il segnavia 352B le boscose pendici del Palon di Tovre. Si tratta di una lunga frazione che si articola nel fresco del bosco di larici ed abeti. Il fondo risulta comodo e ben battuto permettendo senza difficoltà di guadagnare rapidamente quota. Il panorama risulta in questa prima parte occultato dalla densa alberatura. Raggiunti i 1811 metri di quota siamo ad un‘importante biforcazione: trascuriamo il proseguo a destra in direzione del Piz Galin, per altro ben visibile, mantenendo il nostro percorso. La schiarita nel lariceto permette inoltre di apprezzare il panorama alle spalle aperto in direzione del paese di Andalo. Il sentiero procede in salita con il bosco che lascia spazio agli arbusti di pino mugo. Seguiamo per un buon tratto il crinale, per altro ben percorribile, con il panorama che si apre inaspettatamente verso gli Sfulmini di Brenta e il Campanile Basso in una delle visioni più famose e celebrate di tutto il Brenta. L’immane parete del Croz dell’Altissimo è ora di fronte a noi ed è facile intuire che la nostra salita eviterà la parete aggirandola a destra su facili balze non esposte. I pochi rimanenti larici non impediscono una bella vista alle spalle, ora quasi completa, del Lago di Molveno. Il fondo diviene più sconnesso lasciando spazio ad affioramenti rocciosi. Rasentiamo la sommità del poco marcato Palon di Tovre (m 1913) presso il quale rimontiamo un fastidioso solco tra le rocce particolarmente ripido. Il percorso si scosta quindi verso destra andando ad aggirare una marcata elevazione della cresta. Il percorso, stretto ed un po’ scomodo, perde brevemente quota tra balze terrose aggirando alcune ripide paretine di dolomia. Raggiungiamo il sottostante stretto intaglio del Passo dei Camosci (m 1953) dal quale osserviamo l’ardita struttura sommitale del Croz dell’Altissimo mentre si ripete la vista a destra della Cima dei Lasteri. Volgiamo ora verso destra con deboli pendenze attraversando un settore caratterizzato da mughi e grandi massi. Pur in assenza di reali difficoltà è comunque necessaria molta attenzione per la presenza di profondi solchi e buchi tra un masso e l’altro. Riprende poco oltre la salita nella mugheta portandosi in direzione del pendio roccioso sovrastato dalla Cima dei Lasteri. Da rilevare il panorama alle spalle in quanto permette d’osservare il suggestivo rilievo della cresta in precedenza aggirato e il più distante Lago di Molveno. Usciamo dalla mugheta accostando la scarpata: appare provvidenziale la segnaletica in quanto aiuta a scavalcare il pendio assecondando le stratificazioni e i pianetti di dolomia. Si tratta di una vasta zona d’assorbimento carsico caratterizzata dalla presenza dei cosiddetti “campi carreggiati” e di alcuni profondi solchi nella dolomia che scavalchiamo comunque senza difficoltà. Superiormente il sentiero si fa più semplice: le roccette sono meno frequenti e il sentiero diviene un facile tracciato tra vasti prati. In moderata salita saliamo in ambiente vasto osservando alle spalle il profilo verdeggiante del Fai della Paganella. In un paesaggio dominato dalla Cima dei Lasteri e dal Piz Galin accostiamo a sinistra le pendici sommitali del Croz dell’Altissimo. Siamo infine al bivio segnalato dai cartelli: a destra si procede verso il Passo dei Lasteri segnalato a 10 minuti. A sinistra il cartello indica invece la vetta del Croz dell’Altissimo. In realtà il Croz presenta due distinte cime: vale la pena di guadagnarle entrambe, occorre tuttavia sottolineare che la segnaletica conduce su quella inferiore in quanto concede un’impressionante vista sul Lago di Molveno e sulla parete che precipita strapiombante sulla sottostante Valle delle Seghe. Per raggiungerla siamo guidati dal segnavia verso l’evidente sommità rocciosa. L’accesso è veloce ed evidente: tra prati magri e roccette ci portiamo fin sotto la vetta guadagnando un’esile forcellina posizionata sul filo di cresta. Ci affacciamo sull’orrido salto precipite verso meridione in esposizione improvvisa ed impressionante. Con cautela lasciamo la forcella scostandoci a sinistra rispetto all’esile crinaletto. Non c’è più il salto verticale di 900 metri tuttavia affrontiamo una breve cengia comunque esposta. Sono pochi metri su tracciato largo circa 50 centimetri che richiedono piede fermo e assenza di vertigini, soprattutto se il fondo non è asciutto o in presenza di resti di neve. Le uniche difficoltà dell’escursione si riducono a questi pochi passi dopo i quali si sormontano le ultime facili roccette che precedono l’arrivo sulla vetta inferiore (ore 2,45 dalla partenza – libro di vetta). Il panorama sommitale appare di grandiosa vastità ma è soprattutto Molveno e il suo lago a colpire il nostro sguardo. La coppia Piz Galin – Cima dei Lasteri domina il paesaggio verso settentrione mentre a sinistra della seconda intravediamo, nei giorni più limpidi e a grande distanza, i ghiacciai del Gruppo del Cevedale. Verso nordest notiamo la piana che accoglie Andalo sovrastata dal Fai della Paganella mentre all’orizzonte lo sguardo raggiunge le lontane vette dell’Alto Adige. A breve distanza osserviamo la cima più alta del Croz dell’Altissimo. L’ascensione non sarebbe completa se non ne raggiungessimo la sommità. Si tratta di tornare a ritroso prestando molta cautela alla breve frazione di cengia esposta. Rasentiamo nuovamente l’esile forcellina al di là della quale lo sguardo si affaccia nell’incredibile muraglia che precipita sulla Valle delle Seghe. Tra i prati torniamo al bivio segnato dai cartelli. Per guadagnare il punto più alto possiamo ora salire liberamente sul pendio erboso senza trovare alcun ostacolo né tanto più frazioni esposte. Un’altra possibilità di pochi minuti più lunga ma più logica ed elegante consiste nel mantenere il sentiero segnato portandosi in breve sino al marcato Passo dei Lasteri (m 2281), evidente sella che separa la Cima dei Lasteri dal Croz dell’Altissimo. L’ascensione è ora quanto mai semplice ed intuitiva: abbandoniamo il proseguo del percorso segnato in direzione del Passo del Clamer per rimontare invece l’ampia cresta prativa che risale con pendenze poco accentuate il versante settentrionale della nostra cima. Su percorso comodo ed intutivo, aperto grandiosamente sulla parte centrale del Gruppo Brenta, raggiungiamo in breve il punto più alto della nostra avventura (m 2339 – ore 3 dalla partenza). Da notare la possibilità, per chi soffre di vertigini, d’evitare la rocciosa cima inferiore limitandosi alla vetta vera e propria. Ad ogni buon escursionista consigliamo la salita d’entrambe in quanto l’impegno si limita ad un quarto d’ora di cammino in più godendo, nonostante siano ravvicinatissime, di panoramiche differenti. Dal punto più alto appare invisibile il Lago di Molveno ma in compenso è molto più grandiosa la visione verso le più alte elevazioni del Brenta compresa la grande parete del Crozzon di Brenta. Un occhio attento ed eventualmente un buon binocolo permettono di notare il distante Rifugio Tosa. La cima più alta mette inoltre in evidenza le due “anime” del Croz: quella dolomitica, fatta di pareti e strapiombi osservando a breve distanza la rocciosa cima più bassa salita poco prima, e la dimensione dolce e prativa legata invece al punto più alto. Il rientro avviene a ritroso impegnando per complessive ore 5 di cammino. Cenni sulla flora:
Pur avendo percorso questo itinerario alla fine del mese di settembre, e quindi a fioriture concluse, siamo stati ugualmente in grado di riconoscere alcune importanti specie, per altro tipiche dei substati calcareo-dolomitici. Fra tutte ricordiamo: Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata), Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides), Stella alpina (Leontopodium alpinum), Vedovella celeste (Globularia cordifolia), Carlina segnatempo (Carlina acaulis), Gipsofila strisciante (Gypsophila repens) e Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora).
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