Vallon (Sasso delle Nove)

FERRATA VALLON (SAS DLES NU / SASSO DELLE NOVE – m 2904)

Gruppo montuoso: Dolomiti – Gruppo Sella

Grado di difficoltà globale: MEDIAMENTE DIFFICILE (Vai alla scala delle difficoltà).

Difficoltà tecniche:  2-

Esposizione:           3

Impegno fisico:       2

Dislivello assoluto: m 400 circa

Tempo di percorrenza: ore 4 - 5 (itinerario ad anello)

Punti di appoggio: Rifugio F.Kostner

Accesso:

Da Corvara la funivia del Vallon conduce dapprima al Ristorante Boè (m 2198) presso la sommità del Crep de Munt. La successiva seggiovia conduce a poca distanza dal Rifugio Franz Kostner, comunque ben visibile. Scesi dalla seggiovia (m 2537) il nostro tracciato, indicato dal cartello, volge a destra tra le ondulazioni prative portandosi alla sella ove troviamo un ulteriore pannello riportante l’indicazione a sinistra per le ferrate “Piz del Lech e Vallon”. Il cartello indica, sviando l’escursionista, la ripida traccia che porta in pochi minuti all’attacco della ferrata Piz del Lech. Il nostro tracciato volge anch’esso in coincidenza del cartello verso sinistra mantenendosi tuttavia al di sotto del precedente e traversando praticamente in piano. Il sentiero, a tratti su instabile pendio ghiaioso e pietroso, penetra nell’ampio valloncello per poi transitare tra grossi massi sino al bivio che, sulla sinistra, condurrebbe al rifugio Kostner (nessun cartello segnalatore). Manteniamo la destra risalendo un ripido conoide dal fondo quasi sabbioso e portandoci così alla base dell’incombente paretone roccioso che chiude il valloncello verso sud: troviamo qui le prime attrezzature della via (attacco - m 2650 – ore 0,40 dalla partenza)

Descrizione della ferrata:

Le funi metalliche, scavalcato il primo ripido gradone, guidano sulla destra in diagonale ascendente senza eccessive difficoltà. L’esposizione resta nel complesso contenuta, la salita è moderata e il fondo appare ben gradinato e adatto per essere arrampicato utilizzando il cordino solo come autoassicurazione e non come strumento per procedere. Subito al di sopra le funi metalliche si rivelano addirittura superflue e fungono unicamente da indicatore di direzione sino a riportarci alla base dell’incombente parete soprastante. Traversiamo con attenzione verso destra (roccia appigliata) sino a raggiungere il punto più caratteristico di questa via: un profondo spacco scavalcato da un ponticello di funi e traversine metalliche. Da notare un attimo prima del ponte sospeso il vecchio tracciato della ferrata che saliva direttamente a sinistra sulla parete verticale. Restano solo alcuni fittoni metallici mentre le funi sono state dismesse. Il percorso è stato fortunatamente modificato in quanto il vecchio tracciato risultava sempre viscido su roccia perennemente bagnata dalla cascatella posta subito a fianco del ponte. Chi non teme le oscillazioni e l’esposizione del ponticello si prenderà senz’altro il tempo per ammirare il salto d’acqua che precipita lungo la parete, per poi portarsi subito al di là dello spacco alla base dell’ultimo salto della ferrata. Si tratta degli ultimi 15-20 metri attrezzati che richiedono tuttavia molta attenzione nella scelta degli appoggi in quanto il salto è verticale e quindi in forte esposizione. Si supera infatti la prima “pancia” rocciosa per poi salire con molto vuoto sotto di sé subito a lato della cascata. Questo tratto contrasta notevolmente con il resto della via che altrimenti risulterebbe nel complesso facile. In realtà chi ha esperienza non avrà problemi grazie alla presenza di numerosi appigli e appoggi. I neofiti dovranno invece essere assicurati dalla cima della parete come ulteriore aiuto psicologico. Scavalcato questo tratto molto esposto la ferrata ha termine direttamente sul ripiano soprastante ove troviamo il minuscolo laghetto che alimenta la cascatella che abbiamo bordeggiato. (ore 0,35 dall’attacco – ore 1,15 complessive). Chi ha coraggio potrà affacciarsi sull’impressionante salto appena risalito per apprezzarne la verticalità.

Proseguo del percorso e rientro alla partenza:

Presso il laghetto ignoriamo le tracce che passano a sinistra dello specchio d’acqua risalendo invece sul fondo detritico posto a destra. Su facile tracciato, in moderata salita, accediamo ad un’esile forcellina (m 2800) dove possiamo affacciarci sul versante della profonda Val di Mesdì. Consigliamo a questo punto una digressione rispetto al percorso segnato che permette di dare un culmine panoramico all’escursione. E’ infatti possibile risalire a destra, senza apprezzabili difficoltà, la cresta sud del Sas dles Nu (Sasso delle Nove) raggiungendone la sommità in 20 minuti circa dalla selletta. L’itinerario è reso evidente dalla presenza di alcuni ometti di pietra. Il fondo è sempre detritico o sassoso ma non vi sono problemi in quanto il percorso segue fedelmente l’ampia cresta avendo così la soddisfazione di raggiungere un culmine in generale poco conosciuto e frequentato dagli escursionisti. Dalla cima (m 2904) il panorama è splendido in direzione delle altre cime che caratterizzano il Gruppo Sella e in particolare il Sasso delle Dieci, il Piz da Lech, la Cima Pisciadù e il Piz Boè. Ritronati a ritroso sino alla selletta riprendiamo verso destra il sentiero segnato salendo in direzione del Piz Lech Dlace e del Piz Boè. Un passaggio su facili roccette richiede l’uso delle mani ma non vi è alcuna reale difficoltà. Subito oltre riprendiamo la salita in diagonale ascendente con due possibilità di prosecuzione.

Prima possibilità:

Chi vuole rientrare al Rifugio Kostner evitando la salita al Piz Boè può abbandonare ad un certo punto il sentiero segnato seguendo a sinistra una traccia quasi in piano non segnalata da cartelli e segnavia ma evidenziata da alcuni ometti di sassi. Come riferimento si può dire che la traccia aggira ad occidente, con un ampio semicerchio, la Cima Vallon. Il tratto non segnato confluisce nel sentiero Lichtenfels (segnavia 672) che seguiamo verso sinistra. Un breve tratto in falsopiano conduce alla sommità di un profondo vallone. Possiamo osservare il tracciato del sentiero che cala nel fianco d’esso. Con difficoltà minori di quanto possa apparire perdiamo rapidamente quota con esposizione più contenuta del previsto. Gli unici tratti impegnativi sono attrezzati con funi metalliche fisse che non possono certo impensierire chi ha percorso la ferrata del Vallon. Resta comunque d’obbligo la prudenza soprattutto per il fondo parzialmente instabile e franoso. Terminato il tratto attrezzato siamo in breve nella zona ondulata ove è posto il Rifugio Franz Kostner m 2500). Una breve sosta al rifugio è senz’altro gradita per poi rientrare in un quarto d’ora da esso alla stazione a monte della seggiovia del Vallon chiudendo così il nostro itinerario circolare (circa 4,30 ore complessive – 4 ore senza la salita al Sas dles Nu).

Seconda possibilità:

Chi desidera proseguire sino alla cima del Piz Boè non farà altro che mantenere il sentiero segnato. Salendo di quota il tracciato confluisce nel segnavia n°672 che sale dal Rifugio Kostner (sentiero Lichtenfels). Si risale verso destra sino alla cima del Piz Lech Dlace (Pizzo del Lago Gelato - m 3009) per poi calare brevemente al Passo del Lago Gelato (m 2976 – da notare nella conca posta a sinistra il Lech Dlace, le cui acque sono spesso ancora gelate ad inizio stagione). Il proseguo rimonta la rocciosa Cresta Strenta avvalendosi di in un breve tratto attrezzato con funi come corrimano che appaiono senz’altro eccessive considerata la scarsa esposizione del tratto. Subito oltre, in coincidenza della Forcella dai Ciamorces (m 3110), ignoriamo a destra l’itinerario di discesa al Rifugio Boè per andare a conquistare la cima del Piz Boè (m 3152 – ore 2,40 circa). Il rientro avviene poi a ritroso calando sul segnavia 672 sino al Rifugio Kostner (ore 1,30 dalla cima del Piz Boè) dal quale, in 15 minuti si è alla stazione a monte della seggiovia. Tutto l’itinerario, comprese le deviazioni alle cime descritte, non richiede più di 5 ore abbondanti.

Osservazioni – Caratteristiche della ferrata:

Sicuramente la meno nota tra le ferrate del Gruppo Sella. Per lo più sconosciuta fino a poco tempo fa, si sta lentamente affermando in quanto dopo il 2000 ne è stato modificato il tracciato dell’ultima parte rendendola finalmente una via sicura nonostante l’esposizione. Comincia così a comparire la denominazione “Ferrata Vallon” nelle ultime cartine topografiche per escursionisti. La via in sé si presenta molto breve (una mezzora abbondante) ma non deve tuttavia essere sottovalutata. Gran parte del tracciato è facile o poco difficile ma è proprio l’ultima parete attrezzata a presentarsi verticale e molto esposta. La roccia è ben gradinata ma non ci sentiamo di consigliare questa via a chi ha poca esperienza in fatto di ferrate se non debitamente accompagnato da un esperto. Nessun problema invece per il medio ferratista che anzi, troverà nell’ultima parete verticale proprio il punto più bello e spettacolare del percorso. Nel complesso un itinerario di media difficoltà piuttosto breve, ma con la possibilità di estendere la gita sino alla cima del Sasso delle Nove o del Piz Boè per riempire al meglio la giornata. Consigliamo vivamente di non modificare il senso di questo percorso ad anello per due ragioni: 1) soprattutto per la difficoltà che si incontrerebbe nel discendere la parete verticale che caratterizza la fine della via. 2) per la presenza di una segnaletica chiara unicamente in salita.

                

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