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MONTE SPADALONE (m 2343)
La salita allo Spadalone ha rappresentato per noi un’ascensione con pochi paragoni in termini di colori e ambiente. Si tratta di un’esperienza alla portata di ogni buon escursionista che fonde in una sola camminata cime, ghiacciai, laghi, boschi in un ambiente per gran parte allo stato primordiale. Il contrasto con il fondo valle è davvero notevole considerato che siamo sulla verticale della Val Rendena, ben nota per il suo turismo estivo ed invernale. La conca dei laghi di San Giuliano e Garzonè, attraversata dalla via di salita descritta, è un luogo paradisiaco in ogni stagione; nonostante ciò consigliamo l’ascensione in particolar modo tra ottobre e novembre, il periodo in cui i larici con i loro incredibili colori trasformano i boschi in un’insospettabile tavolozza multicolore. La salita alla vetta dello Spadalone richiede piede fermo e capacità d’orientamento ma anche i meno esperti, limitandosi al raggiungimento dei laghi e della Bocchetta dell’Acqua Fredda, non saranno certo delusi da un itinerario che non esitiamo a definire di rara bellezza. L’escursione in breve: Parcheggio Pöc dali Fafc (m 1640) – Malga Campo (m 1734) – Malga San Giuliano (m 1981) – Lago S.Giuliano (m 1938) – Rifugio San Giuliano (m 1959) – Lago Garzonè (m 1947) – Bocchetta dell’Acqua Fredda (m 2184) – Monte Spadalone (m 2343) Dati tecnici: Partenza dal parcheggio Pöc dali Fafc (m 1640): Difficoltà: EE (Per gran parte E; soltanto negli ultimi 150 metri di salita la difficoltà diviene EE per la forte pendenza su terreno privo di traccia e segnavia) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino alla Bocchetta dell’Acqua Fredda; del tutto assente nel breve tratto successivo che conduce alla vetta. Dislivello assoluto: m 703. Acqua sul percorso: assente. Accesso: Si accede alla partenza dal paese di Caderzone, in Val Rendena, che si raggiunge con una breve deviazione di nemmeno 1 km dalla statale che risale la valle. Chi proviene da Tione di Trento troverà la biforcazione per il paese, ben segnalata, sulla sinistra. Entrando nel centro abitato troviamo un ulteriore bivio, sempre a sinistra, con indicazioni per “Malga Campo” e “Laghi di San Giuliano”. Una stretta stradina asfaltata aggira l’abitato per poi salire nel bosco di conifere. Dopo quasi 4 km di ripido percorso siamo ad un bivio: ignoriamo il proseguo a destra con cartello indicante “Diaga e Malga Campo” per procedere invece a sinistra per circa 1 km e mezzo sino ad un secondo incrocio. I cartelli segnalano a sinistra Malga Campostril e a destra Malga Campo. Scegliamo quest’ultima possibilità con strada che diviene bianca e a tratti molto sconnessa ma percorribile con attenzione anche dalle utilitarie sino al cartello di divieto di transito in coincidenza del parcheggio in località Pöc dali Fafc (m 1640 – circa 8 km da Caderzone). Descrizione del percorso: Abbandonata l’automobile nel parcheggio proseguiamo a piedi lungo la strada, ora chiusa al traffico turistico, che si articola in debole salita nel bosco di conifere. Dopo un tratto quasi piano la carrareccia volge verso occidente e il bosco si dirada permettendo una magnifica visione sulla parte superiore della Val Rendena e sugli imponenti contrafforti delle Dolomiti di Brenta. Il percorso, ampio e in moderata pendenza, offre un primo scorcio sulle grandiose cime del Gruppo della Presanella. Alla nostra destra è presente nel prato una magnifica baita in legno. Poco oltre siamo alla Malga Campo (m 1734 – ore 0,15 dalla partenza) tra idilliaci pascoli e rado lariceto in un’insospettabile esplosione di colori nel periodo autunnale. Seguendo il cartello indicante i laghi di San Giuliano e Garzonè procediamo oltre la malga con l’ampia strada bianca che lascia spazio al sentiero vero e proprio. Per un breve tratto siamo ancora in ambiente aperto con bel colpo d’occhio verso i ghiacciai della Presanella. Subito oltre entriamo nel folto del bosco che ci accompagnerà per una lunga frazione di cammino. Il sentiero si articola su fondo in debole saliscendi e l’ambiente si fa ombroso per via della fitta alberatura e per l’esposizione verso nord del tracciato. Lunghe frazioni, soprattutto nella stagione fredda, non ricevono mai l’illuminazione del sole risultando particolarmente umide e nascoste. Da notare come il segnavia traversa parallelo alla sottostante Val di Genova permettendo nelle rare schiarite alcuni interessanti scorci sino a scorgere nel fondo valle la Cascata di Nardis, probabilmente la più famosa di tutto il Trentino. Dopo oltre un’ora di facile camminata il sentiero comincia a volgere verso sinistra con la salita che diviene più decisa. Il paesaggio, in precedenza precluso dalla fitta alberatura, permette ora di scorgere le montagne circostanti in coincidenza con alcune brevi schiarite sino a guadagnare un sorprendente ed inatteso altipiano prativo. La salita lascia ora spazio a questa magnifica distesa erbosa ove è posta la bella Malga San Giuliano (m 1981). Il paesaggio offre una grandiosa visione della parte principale del Gruppo Adamello con in bella vista la slanciata piramide del Caré Alto. Superata la malga restiamo immediatamente a destra di un intorbamento, ciò che resta di uno specchio d’acqua oggi asciutto; subito oltre il sentiero cala brevemente tra gli alberi sino allo splendido Lago di San Giuliano (m 1981 – ore 2 dalla partenza). Il grandioso contorno della Presanella e delle cime dell’Adamello rende l’ambiente di incomparabile bellezza con le cime che nei giorni limpidi si riflettono nello specchio d’acqua. Il sentiero procede in pratica pianeggiante guadagnando in qualche minuto l’eccellente punto d’appoggio del Rifugio San Giuliano (m 1959), aperto e gestito nella bella stagione. Dopo una meritata sosta procediamo accostando, subito oltre, il Lago Garzoné (m 1947), più grande e ancora più bello del precedente. Da notare come i due laghi siamo divisi, l’uno dall’altro, da una sottile striscia di terreno sulla quale sono presenti alcuni larici. Aggiriamo il secondo bellissimo lago alla sua sinistra con scorci d’eccezionale valore paesaggistico. Il luogo ricorda certi ambienti remoti del nord Europa o addirittura del lontano Canada, specie nel periodo compreso tra ottobre e novembre quando i colori caldi dei larici sembrano salutare la bella stagione che se ne fugge via. Il lago, alla sua estremità meridionale, presenta una zona prativa che si raggiunge in qualche minuto lasciando il sentiero segnato per calare liberamente sino alla sua sponda. E’ una brevissima deviazione senz’altro consigliabile per godere della visione della Presanella che si specchia direttamente nelle acque del lago. Ripreso il percorso segnato lasciamo alle spalle l’idilliaca conca e rimontiamo senza difficoltà il facile pendio dapprima in ambiente erboso quindi nel rado lariceto. Il sentiero procede obliquando lievemente verso sinistra sino a guadagnare il margine di un bel piano prativo ondulato, immediatamente ai piedi del soprastante Monte Spadalone. Il segnavia guida ora in diagonale ascendente verso destra puntando all’evidente intaglio della Bocchetta dell’Acqua Fredda. Il fondo ben battuto si articola tra massi granitici, cespugli e le ultime conifere in ambiente d’alta montagna sino a guadagnare la soprastante sella (m 2184 – ore 2,45 dalla partenza). Alla visione dei grandiosi ghiacciai dell’Adamello aggiungiamo verso oriente la vista del settore centrale delle Dolomiti di Brenta e di una parte della profonda Val Rendena. L’escursionista senza molta esperienza potrà senz’altro concludere qui la propria camminata rientrando a ritroso oppure chiudendo un anello. Scegliendo quest’ultima opportunità si procede nell’altro versante della Bocchetta per calare al Lago di Vacarsa e alla Malga Campostril quindi si prosegue tenendo la sinistra sino a riportarsi al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto (circa 5 ore complessive). Salita al Monte Spadalone: Gli escursionisti con maggiore esperienza potranno aggiungere alla camminata la salita al Monte Spadalone. Non esiste per l’ascensione via obbligata né tanto meno segnaletica; possiamo comunque tornare a ritroso dalla Bocchetta dell’Acqua Fredda per un breve tratto, perdendo un centinaio di metri di dislivello, sino a bordeggiare il margine del pianetto ondulato precedentemente descritto e posto calando dalla sella alla nostra destra. Lo Spadalone è ben visibile sopra di noi; per raggiungerlo lasciamo il segnavia per assecondare le ondulazioni del pianetto sino a raggiungere la base del pendio che scende direttamente dalla cima. Possiamo ora rimontarlo scegliendo sul posto la via migliore tra ripidissimi pendii e accatastamenti di massi e detriti. Guadagniamo quota prestando molta attenzione al pendio scosceso e scivoloso nonché ad alcune infide buche in parte nascoste dal manto erboso. Nel tratto sommitale volgiamo diagonalmente verso destra raggiungendo infine il crinale che, rimontato verso sinistra, conduce senza ulteriori difficoltà al punto più alto (m 2343 – ore 3,30 dalla partenza).
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