FELSKÖPFL (PUNTA DEL BALZO – m 3235)
SCHWARZENSTEIN (SASSO NERO – m 3369)
Lo
Schwarzenstein (Sasso Nero) è una delle più importanti cime posizionate sul
crinale spartiacque (confine italo austriaco) delle Alpi Aurine. La via di
salita risulta estremamente lunga se si desidera conquistare la vetta e
rientrare in giornata; può essere consigliabile suddividere la fatica in due
giorni pernottando nell’accogliente Rif. Vittorio Veneto. Nel complesso si
tratta di un itinerario per escursionisti alpini in grado di affrontare una
facile ma esposta via ferrata. Il tratto su ghiacciaio non deve preoccupare
in quanto nonostante la grande estensione di ghiacci e neve è comunque in
debole pendenza e soprattutto vi è assenza di crepacci. Naturalmente
l’impresa richiede non solo tempo ben stabile ma anche buona visibilità con
assenza di nebbie per via del lungo tratto sommitale sulla vedretta posto a
quote ben superiori ai 3000 metri in assenza di segnavia. Un’escursione
indimenticabile dal punto di vista panoramico, in ambiente ancora del tutto
incontaminato. La
Felsköpfl (Punta del Balzo) è una montagna di transito nella salita al ben
più noto Schwarzenstein.
Dati tecnici:
Da
Stallila (m 1450): Difficoltà: itinerario alpinistico: F/F+
(Vai
alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base
ai tratti: Nella prima
parte della salita si affronta una via ferrata poco difficile che richiede
comunque materiale tecnico specifico (imbracatura, cordino, moschettoni,
dissipatore e caschetto). La parte sommitale dell’ascensione richiede
l’attraversamento di un vasto ghiacciaio generalmente non crepacciato; è
comunque consigliabile avere con sé una piccozza. In piena stagione estiva
non dovrebbero servire i ramponi. Segnaletica: totale nei tratti non su
ghiacciaio; necessario comunque senso d’orientamento. Dislivello assoluto: m
1918.
Accesso:
Si accede alla partenza dalla Val
Pusteria; in coincidenza della città di Brunico troviamo le indicazioni per
la statale della Valle Aurina (Ahrntal).
Raggiungiamo in 13 km circa Campo Tures; superato il paese la strada si sviluppa
in un tratto selvaggio con la valle ora molto stretta e il Torrente Aurino
subito a sinistra della statale. Scavalchiamo con un ponticello il torrente
quindi il solco vallivo si allarga e raggiungiamo Lutago, prima frazione del
comune di Valle Aurina. Proseguiamo risalendo dolcemente la valle superando
la piccola frazione di Gisse raggiungendo quindi San Giovanni.
In coincidenza del paese troviamo, dalla parte
opposta della statale rispetto alla chiesa del paese, la stretta stradicciola
asfaltata che, con numerosi tornanti, conduce sino alla malga Stallia (m
1450 - numerose possibilità di parcheggio).
Descrizione del percorso:
Abbandonata l’automobile proseguiamo a piedi seguendo l’ampia
carrareccia forestale chiusa al traffico che ha termine presso una casa di
contadini (m 1666 – ore 0,25 dalla partenza). Procedendo su sentiero
rasentiamo la bella cascatella posta a sinistra formata dal Rötbach (Rio
Rosso). Poco sopra siamo presso la Schöllberg Alm che possiamo raggiungere
al di là del torrente con una brevissima digressione (m 1740 – ore
0,40 dalla partenza – punto di ristoro nei mesi estivi).
Si prosegue su
bosco più rado sino alla
Daimer Alm
(m 1868 – ore 1 dalla partenza), punto
di ristoro posto in una bella terrazza a pascolo. Da qui in poi
la salita si
fa più erta e faticosa: guadagniamo quota con un’innumerevole sequenza di
tornanti rasentando a quota m 2110 (Stabeler Stein) un’altra bella cascata
prodotta dal Rio Rosso. Grandi
lastroni rocciosi prendono progressivamente
il posto dei pascoli presso la località Quelle dove troviamo un’abbondante e
fresca fonte (m 2360 – ore 2,30 dalla partenza). Con un tratto assai ripido
rimontiamo il soprastante crinaletto detritico sino alla sommità che
costituisce il bordo della soprastante vasta
morena glaciale (loc. Sandraine – m 2580 – ore 3,20 dalla partenza
-
bel panorama alle spalle sul fondo della
Valle Aurina).
Poco oltre siamo ad un bivio: a sinistra si separa lo Stabeler Weg (segavia
24A) in direzione del valico di Zu Törla; noi manteniamo invece la destra
(segnavia 23) puntando progressivamente in direzione della Cresta di Rio
Torbo. Trascurata a sinistra un’ulteriore traccia che conduce al Rifugio
Vittorio Veneto per il Rötbachkees (Vedretta di Rio Rosso) ci innalziamo in
ambiente roccioso assai selvaggio ammirando il sottostante
laghetto di
fusione. In breve siamo alla base della strapiombante cresta (circa m 2750).
Affrontiamo ora la breve ma esposta
Via Ferrata Camino (Kamin Klettesteig).
Dopo una
prima breve scaletta, le funi metalliche guidano a destra sino
al ripidissimo diedro che ha dato nome alla via.
Due lunghe scale
metalliche
superano in un sol colpo 80 metri di
dislivello
permettendo di rimontare rapidamente la
strapiombante
parete. La
difficoltà della via è naturalmente relativa trattandosi in prevalenza di
scale; non deve tuttavia essere trascurata
l’esposizione nel complesso
molto forte del tratto, particolarmente per chi non ha esperienza per questo
tipo di percorsi (d’obbligo il normale materiale tecnico per vie ferrate).
Superate le lunghe rampe di scale quasi verticali, seguono le
ultime funi
sino al termine del tratto attrezzato che richiede in tutto una scarsa
mezzora. Segue un tratto tra instabili lastroni rocciosi incrostati di
licheni sino a guadagnare la sommità della cresta di Rio Torbo, ove è posto,
come un nido d’aquila, il bellissimo Rif.
Vittorio Veneto (Schwarzenstein Hütte – m 2922 – ore 4,30 circa dalla
partenza). Da rilevare il panorama, impressionante nella sua spettacolarità,
sulla sommità di vette famose quali il
Sasso Nero e la cima di Floite.
Notare inoltre la visione, subito sotto il rifugio, dei
larghi e orridi
crepacci che caratterizzano la distesa inclinata del
Trippachkees (Vedretta di Rio Torbo). Dopo una meritata sosta, se le
condizioni meteorologiche sono assolutamente stabili proseguiamo in
direzione della Trippachsattel (Forcella di Rio Torbo) su terreno sconnesso
privo di segnavia. Poco prima del valico
volgiamo sensibilmente verso nord
ovest (sinistra)
risalendo tra vasti campi nevosi, la
sommità della Felsköpfl (Punta del
Balzo). Da notare lo splendido panorama alle spalle in direzione della
cima di Floite e del monte Lovello, in
pieno crinale spartiacque. Poco prima della cima abbandoniamo la pista che
sale in direzione di un
evidente cornicione di neve passando a
destra su terreno per lo più libero dalla neve. Un ultimo breve tratto poco sotto la
vetta, avviene su roccia di
cattiva qualità in quanto instabile e coperta da ghiaie e detriti: sono qui
presenti un paio di malconce funi di spago sulle quali è bene non fare
troppo affidamento. Dalla cima (m 3235) si apre il panorama sul vasto
versante austriaco, per lo più occupato dalla grande distesa dello
Schwarzenstein Kees. Passiamo sulla
vasta distesa del ghiacciaio risalendolo verso sinistra con deboli
pendenze (pista in genere presente e ben battuta in direzione della vetta,
ora ben evidente). La salita avviene quindi in territorio austriaco, a
pochissima distanza dalla
cresta confinaria: i nostri occhi hanno il tempo di soffermarsi a lungo
sulla
vasta distesa di neve e ghiaccio delimitata verso settentrione dalla
caratteristica sagoma del Mörchner (m 3283). Superata senza nessun problema
la crepaccia terminale (è generalmente coperta da uno strato nevoso di
parecchi metri) restano gli
ultimi minuti di salita lungo il filo dell’esile
cresta rocciosa con elementari passaggi di I° grado inferiore (fare
attenzione a resti di ghiaccio vivo presenti tra le rocce). L’arrivo sulla
vetta rivela una visione imponente ed indimenticabile sulle più alte
cime delle
Alpi Aurine (m 3369 – ore 6,30 dalla partenza – ore 2 dal Rifugio
Vittorio Veneto)
oltre ad affacciarsi sulle sottostanti distese
ghiacciate.
Variante consigliata per la discesa:
A
ritroso
si rientra al Rifugio Vittorio Veneto.
Dal rifugio (m 2922) si
consiglia di calare alla sottostante località Sandraine (m 2580) per mezzo
della Gletscher Klettersteig (Via ferrata Ghiacciaio) costruita nel 1993. Si
cala prima tra sconnessi lastroni rocciosi (frecce e bolli bianco rossi)
sino a trovare alcuni passaggi più esposti attrezzati con
funi metalliche e una
scaletta. Segue un traverso su
nevaio inclinato (piccozza) sino a ritrovare le funi d’acciaio che
guidano su alcune
lisce ed esposte placche rocciose lasciate scoperte
dall’arretramento del Rötbachkees (Vedretta di Rio Rosso). Terminato il
breve tratto ferrato procediamo in ripida discesa sui lembi terminali della
vedretta lasciandoci scivolare sulle distese nevose. Guadagniamo il
sottostante laghetto di fusione da dove ritroviamo in pochi minuti il
segnavia 23 usato per la salita (ore 1,30 dal Rifugio Vittorio Veneto). Da
Sandraine scendiamo a valle seguendo a ritroso il sentiero descritto per
l’ascensione.
N.B Si
consiglia questa alternativa per la discesa, evitando così di perdere quota
sulla strapiombante Ferrata Camino che risulterebbe certamente più
impressionante che non in salita. Ad ogni modo si consiglia, anche usando la
Gletscher Klettersteig, attenzione e piede fermo particolarmente sui ripidi
ed inclinati campi nevosi. Una piccozza risulta in questi tratti assai utile
come ulteriore sicurezza. La via ferrata è nel complesso piuttosto facile e
assai breve anche se resta necessario il materiale tecnico specifico. In
generale, quest’ultima via ferrata risulta coperta dalla neve sino a luglio
e certe volte anche in agosto rendendo impossibile l’autoassicurazione.
Prima di avventurarsi su questo itinerario è bene quindi informarsi
preventivamente sulla sua percorribilità presso il Rifugio Vittorio Veneto
preferendogli la ferrata Camino in presenza di troppa neve o eventuale
vetrato.
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