|
|
GRANDE APOSTOLO (GROSSER APOSTEL - m 1947) SASSO ROSSO DI BRAIES (CIMA CAMPO CAVALLO / GR. ROSSKOPF- m 2559)
Il Sasso Rosso di Braies è l’elevazione più alta posta ad est del Lago di Braies. Siamo in un settore piuttosto appartato e poco noto delle Dolomiti; la posizione arretrata rispetto al lago e l’assenza di rifugi fa sì che, nonostante la quota significativa, il Sasso Rosso di Braies resti comunque un’elevazione poco nota. Troverete pochi impegnati nella sua salita eppure si tratta di una cima dotata di grande individualità; la fatica sarà senz’altro ripagata da un ambiente incontaminato e solitario nel quale trascorrerete ore fuori dal tempo in un contesto dolomitico davvero degno di nota. Il Grande Apostolo viene toccato salendo al Sasso Rosso di Braies: sebbene si tratti di un’elevazione secondaria ha la caratteristica d’essere posto sulla verticale del lago di Braies permettendo uno straordinario paesaggio sulle sottostanti acque. Nel complesso è quindi un’escursione raccomandabilissima da eseguirsi tra luglio e ottobre, non prima per evitare eventuali residui di neve nelle zone più riparate. Da notare che l’escursione come descritta di seguito è ad anello, si consiglia comunque di non invertire il verso di percorrenza in quanto è stata pensata in modo da affrontare le fatiche maggiori nella prima parte del percorso. Dati tecnici: Partenza dal Lago di Braies (m 1495): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Breve tratto esposto nella salita al Grande Apostolo. Fondo instabile ed estremamente ripido nella salita tra la Forcella di Lavina Bianca e la Sella dei Camosci. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1064 ma dislivello reale superiore per i numerosi saliscendi. Acqua: assente. Accesso: Si accede facilmente al Lago di Braies deviando dalla statale della Val Pusteria tra i paesi di Monguelfo e Villabassa per risalire la Val di Braies su comoda provinciale. Si tralascia il bivio a sinistra per Prato Piazza proseguendo attraverso i piccoli paesini della parte superiore della valle (Ferrara e S.Vito). La strada ha termine proprio in coincidenza del lago con numerose possibilità di parcheggio (a pagamento oppure gratuitamente lasciando il mezzo ad almeno 1 km dal lago e raggiungendo così lo specchio d’acqua a piedi). Non possiamo non ricordare che il Lago di Braies è uno dei più belli di tutte le Dolomiti e merita una visita se possibile percorrendone, in un’ora circa, il sentiero che ne percorre grosso modo il periplo. Descrizione del percorso: Il nostro percorso ha inizio, come anticipato, presso il lago di Braies. Dal parcheggio ci portiamo sul sentiero che ne segue la sponda percorrendolo verso sinistra. Aggirate alcune insenature del lago troviamo, dopo nemmeno dieci minuti, il bivio a sinistra ben segnalato da un cartello in legno (indicazioni per “Herrstein”): passiamo sul segnavia n° 58 abbandonando il percorso lungo lo specchio d’acqua. Seguiamo la sterrata e in pochi minuti troviamo quella solitudine e quel silenzio che invece è assai improbabile trovare, in piena estate, lungo la sponda del lago. Saliamo moderatamente nel bosco di conifere e poco oltre abbandoniamo la strada bianca per seguire a destra il segnavia. Intersechiamo nuovamente, poco più in alto, la carrareccia ma è bene mantenere il sentiero segnato; raggiungiamo infine un grande canalone detritico originato con tutta probabilità da frane e valanghe che si staccano in inverno dalla parete dolomitica posta di fronte a noi. In questo tratto la segnaletica non è chiarissima in quanto è stata in parte rimossa dal movimento dei detriti, manteniamo tuttavia il centro del ghiaione seguendo alcuni ometti di pietre per poi obliquare verso destra. Lasciamo il canalone detritico e saliamo ripidamente, con numerosi tornanti, verso la base dell’immenso paretone dolomitico; guadagniamo in questo modo la caratteristica cengia che circonda la struttura strapiombante della bastionata. Appare già bello e interessante il panorama sulla testata della Val di Braies e sulla non distante Cima dei Colli Alti posta sulla sinistra orografica della valle. Il percorso prosegue ascendendo spettacolarmente, stretto tra la parete rocciosa a sinistra e lo strapiombante salto a destra. Ricorda questa frazione le tante cenge presenti nel lontano gruppo delle Dolomiti di Brenta; il percorso è, nell’insieme, abbastanza ampio tuttavia la presenza d’esili ballatoi esposti sconsiglia senz’altro la percorrenza di questo sentiero a chi soffre di vertigini. Gli amanti della flora noteranno, sulle verticali pareti di sinistra, alcuni esemplari del raro e bellissimo Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa (L.) Schur), endemismo sudest alpico che spicca sulla nuda dolomia grazie alle sue particolarissime corolle rosate. Proseguendo la salita si fa molto ripida con il panorama che si apre alle spalle in direzione della Val Pusteria; decresce tuttavia l’esposizione e il percorso si porta nel bosco rado di conifere. Poco oltre un breve traverso di sentiero (non più di una decina di metri) è stato recentemente cancellato dal crollo del costone: il percorso è stato ritracciato nel ripido pendio originato dal distaccamento della frana. E’ questo un altro brevissimo tratto nel quale occorre piede fermo prestando la massima attenzione all’esposizione; subito oltre raggiungiamo un bel culmine panoramico e notiamo alla sinistra l’imponente e slanciata sagoma della soprastante Torre del Signore. Una breve digressione ci porterà ora sulla cima del Grande Apostolo: abbandoniamo il segnavia che cala di fronte a noi per passare sul sentierino a destra. Risaliamo tra i mughi raggiungendo in qualche minuto il punto più elevato (m 1947 - panchina - ore 1,20 dalla partenza). Si tratta di un bellissimo culmine, grazie alla posizione in pratica strapiombante sul lago di Braies che appare nei giorni sereni come una meravigliosa gemma turchese incastonata tra le abetaie. La testata del lago è chiusa a sud dalle imponenti pareti dolomitiche della Croda di Becco a fare da quinte a questa spettacolare conca. Da questo bel punto panoramico arretriamo sino a riportarci in breve sul sentiero segnato. Riprende il nostro cammino calando verso destra e perdendo leggermente quota. Il tracciato procede poi traversando a mezza costa sul profondo Vallone dei Camosci. Il tracciato, stretto ma ben marcato, ripropone, sul fondo della forra, alcuni scorci sul lembo meridionale del Lago di Braies. Un breve passaggio su roccette in salita è ben attrezzato con scale in legno e un corrimano in fune metallica; poco oltre altre due brevi frazioni lievemente esposte sono state ottimamente messe in sicurezza rinforzando il fondo con l’ausilio di travi in legno. Un ultimo sguardo al sottostante lago e alla Croda di Becco quindi il percorso volge con decisione verso oriente; risaliamo in moderata pendenza il valloncello su tracciato che abbandona le precedenti verticalità sviluppandosi ora, facile e comodo, nella rada vegetazione boschiva. Guadagniamo progressivamente quota sino all’uscita dalla boscaglia a pino mugo, alla testata della valle, che propone ora un vasto ghiaione detritico. Lo risaliamo senza difficoltà ma faticosamente per via del fondo instabile in continuo movimento con i detriti spostati, anno dopo anno, dall’inclemenza degli inverni alpini. Riusciamo ad evitare alcune frazioni del ghiaione trovando a sinistra qualche tratto su sentiero un po’ più comodo. Raggiungiamo infine l’ampia e marcata sella prativa a monte del vasto canale detritico: siamo alla Forcella di Lavina Bianca (Weisslahnsattel – m 2194 – ore 2 dalla partenza). Si apre il panorama sull’altro versante e in particolare sul vicino Sasso Rosso di Braies, nostra ambita meta. Siamo inoltre ad un importante crocevia di sentieri: davanti a noi il sentiero procede calando in direzione di Ferrara di Braies, a sinistra sale il tracciato per il Sasso del Signore (Herrstein) mentre a destra prosegue il nostro percorso in direzione della Sella dei Camosci tagliando il ghiaione detritico. La prima parte del percorso è in scarsa pendenza tra instabili detriti pietrosi. Il vasto pendio sassoso è interrotto da una breve fascia a pino mugo per poi proseguire sino al centro del vasto colatoio in parte sabbioso ricadente dalla soprastante Sella dei Camosci. Da notare la visione alle spalle sul Sasso del Signore e a nordest su alcune caratteristiche guglie rocciose. Il raggiungimento della sella richiede ora una risalita quanto mai scomoda e faticosa; si tratta del più classico dei ghiaioni dolomitici, la cui ascensione richiede sforzo per il fondo instabile. Con la necessaria fermezza di piede seguiamo l’esile traccia che rimonta con alcune svolte il pendio; il settore superiore è il più faticoso e in ultimo è talmente ripido da risultare addirittura esposto. In compenso lo percorriamo a salire con minori difficoltà anche da un punto di vista psicologico. Possiamo apprezzare alle spalle il panorama aperto non solo sul vicino Sasso del Signore, ma anche sulle più distanti verdi praterie che caratterizzano la Val Pusteria. Un ultimo sforzo e accediamo alla Sella dei Camosci (Gamsscharte – m 2443 – ore 0,45 dalla Forcella di Lavina Bianca – ore 2,45 complessive). In coincidenza della forcella si apre davanti ai nostri occhi la vasta distesa erbosa ondulata dell’Alpe Cavallo dominata a sudest dalla Croda Rossa d’Ampezzo. La visione del vasto altopiano a pascolo contrasta moltissimo con la ripida salita su detrito appena effettuata. Alla nostra sinistra notiamo l’esile ma facile sentierino che seguendo grosso modo il filo di cresta conduce in ripida salita sino alla cima del Sasso Rosso di Braies. Con una breve digressione ne seguiamo brevemente il percorso assecondando a destra qualche risalto roccioso che sarebbe altrimenti impegnativo. Subito oltre riprendiamo il filo del crinale affacciandoci sullo strapiombante salto rivolto a settentrione. La breve ascensione offre a meridione un panorama che si allarga progressivamente all’inconfondibile sagoma stratificata della Croda di Becco. In ultimo guadagniamo i parti sommitali e infine il punto più alto del Sasso Rosso di Braies, noto anche come Cima Campo Cavallo (m 2559 – libro di vetta – circa 20 minuti dalla Sella del Camoscio – 3 ore abbondanti dalla partenza). Possiamo apprezzare come la vetta sia, nonostante la quota significativa, prativa e molto ampia. La vista che si gode nei giorni sereni è vasta ed inusuale grazie ai particolari contrasti tra il verde del sottostante altipiano e le grandi pareti dolomitiche della Croda Rossa d’Ampezzo e della Croda di Becco. Dopo una meritata sosta rientriamo a ritroso sino alla Sella dei Camosci (15 minuti dalla cima) per riprendere il nostro itinerario ad anello. Volgiamo a sinistra apprestandoci all’attraversamento delle vaste ondulazioni prative dell’altopiano. Il sentiero appare ben marcato ed evidente: il fondo battuto e le scarse pendenze permettono in breve di percorrere grandi distanze. Raggiungiamo un bivio chiaramente identificato da cartelli. A sinistra cala il segnavia 30, noi manteniamo il sentiero 28 traversando, sempre con deboli saliscendi, i pendii carsici alla base del Giavo Grande. Vastissimo il panorama aperto di fronte a noi sulla Croda Rossa d’Ampezzo. Alla nostra sinistra notiamo, in primo piano, i pascoli digradare nel vallone con, all’orizzonte, l’ampia sagoma del Picco di Vallandro. Alle spalle notiamo invece un’inusuale visione del Sasso Rosso di Braies che da questo versante appare tozzo e percorso da numerosi ripidi ghiaioni a segnarne le pendici. Il proseguo dell’itinerario vede il nostro sentiero volgere a sinistra tra splendidi pascoli. La traccia diviene meno marcata e questo tratto, davvero facile in condizioni di tempo buono, può divenire assai difficoltoso con nebbia per la scarsa segnaletica. Spettacolare la visione della Croda del Becco e delle stratificazioni rocciose che ne caratterizzano le pendici e le sottostanti quinte rocciose. In ultimo il percorso cala sino alla sella prativa di Campo Latino (m 2279 – ore 1 dalla Sella del Camoscio – ore 4,15 complessive) dove troviamo un bivio ben segnalato dai cartelli indicatori in legno. Abbandoniamo il proseguo per la Malga Cavallo volgendo a destra con indicazioni per il Rifugio Biella (segnavia n°4). Perdiamo quota dapprima tra i pascoli quindi in un valloncello verdeggiante sino a guadagnare un’ulteriore biforcazione: lasciamo la pista a sinistra per la Forcella Cocodain mantenendo il sentiero 4 e proseguendo nella discesa. In ambiente carsico, con numerosi affioramenti rocciosi, caliamo sino alla piccola conca che accoglie il lago del Giavo Rosso (Seabl – m 2026) le cui acque riflettono il colore della circostante rada boscaglia di conifere. Il segnavia prosegue oltre lo specchio d’acqua sviluppandosi nell’abetaia sino a confluire nell’importante sentiero n°1 che a sinistra sale al Rifugio Biella. Noi volgiamo a destra calando verso il sottostante, già ben visibile, lago di Braies. Perdiamo quota rapidamente tra rada boscaglia e in ultimo entriamo in una fascia a mughi sino a portarci infine sulla sponda meridionale del lago (m 1495 - ore 1,45 da Campo Latino – ore 6 complessive). Il rientro alla partenza avviene seguendo indifferentemente una delle due sponde; quella di sinistra è più facile in quanto ricalca quasi fedelmente il disegno del lago senza presentare dislivelli rilevanti. Il lato destro del lago è altrettanto percorribile con il sentiero che asseconda alcuni tratti rocciosi precipiti innalzandosi rispetto al bordo del lago. Siamo infine al parcheggio della partenza subito a nord del lago di Braies (ore 6,30 complessive). Cenni sulla flora:
Come spesso accade, nelle zone poco battute dagli escursionisti si trovano moltissime specie di piante a rallegrarci con i loro magnifici colori. Nella descrizione abbiamo accennato al bellissimo Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa (L.) Schur), un endemismo con areale che interessa in particolare le Dolomiti ma che in ogni caso estende la propria presenza alla fascia prealpina compresa tra la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia. E’ presente, come anticipato, nelle rupi verticali che sovrastano il sentiero che sale al Grande Apostolo. Subito oltre il Grande Apostolo, possiamo osservare un’altra pianta caratteristica delle rupi verticali: si tratta della Potentilla caulescente (Potentilla caulescens L.). I suoi piccoli fiori bianchi sono osservabili, da un occhio attento, nelle paretine a sinistra del sentiero subito prima della breve frazione attrezzata che traversa sulla profonda Valle dei Camosci. Proseguendo nella salita verso la Forcella di Lavina Bianca si possono notare nel rado sottobosco diverse interessanti specie. Fra tutte rammentiamo una bellissima orchidea, ovvero l’Elleborina crestata (Epipactis atrorubens), i fiori penduli della splendida Piroletta a foglie rotonde (Pyrola rotundifolia subsp. rotundifolia), le infiorescenze blu dell’Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum L.) e infine il bel Papavero alpino retico (Papaver alpinum L. subsp.rhaeticum) dai petali giallo oro ben visibile nei ghiaioni presso la Forcella di Lavina Bianca. Da notare la presenza, nel vasto altopiano prativo al di là della Sella dei Camosci, del bel Garofano selvatico (Dianthus sylvestris), mentre nelle rocce a monte del lago del Giavo Rosso sono presenti numerose piante di Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata).
VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING
|