Rite

MONTE RITE (m 2183)

Caratterizzato da fianchi intensamente boscati, il Monte Rite si eleva sulla destra orografica del Torrente Boite tra Vodo di Cadore e Venas mentre il versante meridionale domina l’abitato di Cibiana. Sulla cresta sommitale sono presenti i resti del forte che fu costruito tra il 1912 e il 1914 poco prima di cadere, durante la prima guerra mondiale, in mano austro-ungarica. Nel 1918 tornò all’Italia e tra le sue rovine trovarono rifugio i partigiani durante il secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra la struttura venne utilizzata come magazzino finché nel 2002, dopo un restauro durato 4 anni, il forte fu recuperato divenendo sede del Museo delle Nuvole, il più alto d’Europa, portato a termine grazie al finanziamento della Comunità Europea e della regione Veneto. Il museo è aperto in estate tra giugno e fine settembre ed è raggiungibile con un servizio di navette a pedaggio. In inverno si trova aperto l’adiacente Rifugio Dolomites, senz’altro utile per ciaspolatori e scialpinisti. Dopo questa necessaria premessa, gli escursionisti tenderanno a scartare la salita del Monte Rite risultando in apparenza poco interessante; la vetta si raggiunge infatti sulla forestale aperta al traffico delle navette che raggiungono il museo. In realtà vi suggeriamo qualcosa di differente. E’ possibile guadagnare la vetta con il bel Sentiero D’Orlando mentre la forestale potremo utilizzarla in discesa eseguendo un interessante itinerario ad anello. L’escursione diviene molto più bella se eseguita fuori stagione. Per non trovarvi a camminare tra i turisti che salgono al museo è sufficiente eseguire l’ascensione in autunno. Soprattutto nella seconda metà di ottobre la solitudine torna ad appropriarsi delle pendici del Rite e salirete immersi nel silenzio e nella meraviglia del lariceto che riveste le pendici della montagna. Gli effetti cromatici dell’autunno e lo straordinario panorama di vetta trasformeranno l’ascensione in un magnifico ricordo godendo di un panorama esteso a molti massicci dolomitici.

L’escursione in breve:

Forcella Cibiana (m 1530) – Fienile Costa – Sentiero Col D’Orlando – Col D’Orlando (m 1853) – Forcella Deona (m 2053) – Monte Rite (m 2183)

Dati tecnici:

Partenza dalla Forcella Cibiana (m 1530):

Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). E la salita sul sentiero Col D’Orlando, T la discesa sulla strada forestale chiusa al traffico che riporta alla Forcella Cibiana. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 653. Acqua sul percorso: assente

Accesso alla partenza:

L’escursione ha inizio in coincidenza della Forcella Cibiana. Si raggiunge il valico salendo su comoda strada asfaltata (SP 347) da Forno di Zoldo oppure da nord, abbandonando la SS 51 tra Venas e Vodo di Cadore per passare sulla strada che conduce al passo.

Descrizione del percorso:

Abbandonata l’automobile in coincidenza della Forcella Cibiana (m 1530) intraprendiamo la salita al Monte Rite seguendo inizialmente la forestale che sale in vetta. Ribadiamo che si tratta di una frazione chiusa al traffico turistico; gli unici mezzi ammessi sono le navette che conducono al “Museo delle Nuvole”. La gipponabile si arrampica, ampia e ghiaiosa, lungo il pendio caratterizzato da un bel lariceto. Per il momento il panorama appare limitato dalla presenza dell’alberatura pur scorgendo, soprattutto verso meridione, le pendici dolomitiche circostanti. In breve raggiungiamo il Fienile Costa in coincidenza del quale si apre la visione verso occidente sino a scorgere le quinte rocciose del Monte Civetta. Nel proseguo inquadriamo tra gli alberi le pendici sommitali del Monte Rite caratterizzate dall’affioramento di bancate rocciose. In breve siamo al primo pronunciato tornante della forestale (m 1692). Proprio in coincidenza della curva abbandoniamo la strada ghiaiosa per passare a sinistra sul cosiddetto “Sentiero D’Orlando” che permette di salire in vetta con un’interessante alternativa al tracciato stradale.

Il percorso, facile e ben segnato, guadagna progressivamente quota nel bosco di larice ed abete con ulteriori scorci tra le frasche, in particolar modo verso occidente. Raggiunto il Col D’Orlando (m 1853), elevazione del tutto anonima e di fatto inavvertita, il sentiero cambia direzione volgendo verso est. Non variano le caratteristiche del percorso: procediamo salendo nel bosco con pendenza pressoché costante, senza affrontare frazioni eccessivamente ripide. Un ampio vallone incide il pendio interrompendo l’uniformità del tracciato. Possiamo osservare al di sopra della nostra posizione i prati sommitali e più a destra la fascia rocciosa che caratterizza a mezza altezza il pendio di fronte a noi. Procediamo aggirando in falso piano parte del valloncello quindi, grazie all’alberatura che si dirada, rimontiamo i soprastanti appezzamenti erbosi con la vista circostante che diviene finalmente estesa. Notevole il paesaggio verso le cime poste sulla destra orografica della Val di Zoldo. In occasione della nostra ascensione, avvenuta a fine ottobre, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal contrasto tra la prima neve, caduta sulle vette circostanti, e i colori del sottostante lariceto. Siamo in vista delle rocce e del ripetitore posizionato in vetta al Col Alto. Il sentiero punta in direzione dell’ampia sella a destra della cima. La raggiungiamo grazie all’evidente traccia scavata nel manto erboso accedendo pertanto alla Forcella Deona (m 2053 – cartello segnalatore) dove il sentiero torna a confluire nella carrozzabile aperta al traffico delle navette. Magnifica la vista che si apre in coincidenza della sella. Dominiamo un lungo tratto della Val d’Ampezzo oltre ad osservare numerose vette del circondario tra le quali spicca l’Antelao, seconda cima delle Dolomiti dopo la Marmolada, le Marmarole, il Sorapiss e, più distanti, le Tofane.

Per guadagnare la vetta del Monte Rite seguiamo, nel tratto che resta, l’ampia forestale che si sviluppa in debole pendenza verso oriente. E’ una frazione in ambiente vasto e luminoso grazie al bosco ormai quasi scomparso e alla favorevole esposizione verso il sole di mezzogiorno. Il tracciato stradale resta poco a destra del filo del crinale che in un punto andiamo nuovamente a lambire. Nulla impedisce di salire pochi metri a sinistra del piano stradale affacciandosi ancora una volta nel versante della Val d’Ampezzo con vista che si estende sino alla lontana conca di Cortina. La breve frazione rimanente offre un paesaggio che si apre ancora di più estendendosi a gran parte delle Dolomiti Bellunesi. Sulla destra, a breve distanza, osserviamo il caratteristico profilo del Sassolungo di Cibiana mentre all’orizzonte orientale arriviamo ad osservare un ampio settore delle Dolomiti Friulane. La strada spiana raggiungendo una sorta di terrazzo che ospita, sulla sinistra, il Rifugio Dolomites e il Museo delle Nuvole. La cima del Monte Rite è ormai a portata di mano. Proseguiamo oltre la struttura con la carrareccia che supera il dislivello rimanente con un paio di tornanti sino ad accedere al bel pianoro erboso sommitale (m 2183 – ore 2 dalla partenza).

Dal punto più alto possiamo apprezzare come il Monte Rite sorga in una posizione davvero fortunata grazie al relativo isolamento della vetta. La vista è aperta in tutte le direzioni permettendo l’osservazione di parecchi tra i principali gruppi dolomitici. Particolare menzione dev’essere dedicata al Monte Civetta e soprattutto al prospiciente Monte Pelmo: osservandone la sagoma non fatichiamo a capire perché sia chiamato dai bellunesi “Carégon de ‘l Padreterno”. Pare in effetti un gigantesco trono per via della singolare forma concava alla base della vetta. Tra Pelmo e Civetta spicca, più in lontananza, la cima della Marmolada di Penia, punto culminante dell’intero sistema dolomitico. Verso nord, nordest si ripete l’ottima vista sulle Tofane, sui monti Sorapiss, Antelao e su parte del Gruppo delle Marmarole mentre ancora più a destra notiamo le Dolomiti d’Oltrepiave con le vette di Monte Duranno e della Cima dei Preti. Da notare il bel pulpito panoramico un poco esposto presente proprio all’estremità orientale della sommità di Monte Rite, proteso in direzione della Valle del Piave e caratterizzato da un impressionante salto roccioso che precipita strapiombante. E’ bene non fare troppo affidamento sui parapetti in legno che dovrebbero proteggere il pulpito ma che al nostro passaggio sono apparsi piuttosto malconci (anno 2020). Il nostro giro d’orizzonte termina verso sud dove si stagliano parecchie cime come gli Sfornioi e il Sassolungo di Cibiana, non così alte ma dalle forme ardite: davvero uno tra i settori dolomitici più selvaggi e dimenticati.

Per il rientro a valle possiamo eseguire un anello calando alla partenza con la lunga strada forestale di servizio al Museo delle Nuvole. Sino alla Forcella Deona ricalchiamo a ritroso il percorso di andata potendo apprezzare ancora una volta l’ampio ambiente di vetta. In coincidenza della forcella (m 2053) ignoriamo il sentiero percorso all’andata mantenendo la carrareccia che esegue un brusco tornante verso sinistra. Nel proseguo rasentiamo una vecchia costruzione in pietra (m 2013) dopo la quale superiamo una breve galleria scavata nella roccia. Segue ora una lunga sequenza di traversi in diagonale discendente divisi da sei tornanti a permettere una lunga ma comoda discesa lungo le pendici meridionali del Monte Rite. Inutile perdersi in una descrizione dettagliata della lunga frazione in quanto si sviluppa con uniformità nel bosco. In effetti anche noi avevamo pensato si trattasse di un tratto da percorrere in sbrigativa discesa senza alcun elemento d’interesse. Siamo invece felici di trasmettervi la nostra sorpresa legata in gran parte alla stagione in cui abbiamo eseguito l’escursione. Se, come noi, sceglierete la seconda parte di ottobre rimarrete stupiti, in una limpida giornata di sole, dai mille colori offerti dal lariceto con i suoi aghi dorati o arancioni se la stagione sarà più avanzata. Il tutto con alcuni magnifici scorci in coincidenza di altrettante schiarite sia verso la Val di Zoldo che in direzione della Forcella di Cibiana che appare sovrastata, ancora una volta, dall’elegante Sassolungo di Cibiana. Per gli amanti della fotografia c’è di che gioire a dimostrazione che la bellezza non è necessariamente collegata all’altitudine o alle cime più isolate. In coincidenza dell’ultimo tornante chiudiamo il nostro anello trovando sulla destra l’inizio del Sentiero Col D’Orlando seguito in precedenza per salire in vetta. L’ultima frazione di cammino è comune all’andata mantenendo la forestale sino a rientrare alla Forcella Cibiana (m 1530) a termine della nostra fatica (ore 3,30 complessive di cammino).

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