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PUNTA NERA (SCHWARZERSPITZE – m 2862)
Una cima dimenticata in un’area davvero selvaggia caratterizzata da un grande isolamento. Siamo all’interno del Parco Naturale delle Vedrette di Ries – Aurina in una zona che offre un contesto d’alta montagna di indiscutibile valore e bellezza. La salita alla Punta Nera ricalca, sino alla Bretterscharte, il sentiero ben battuto per la Croda Bianca; il seguito richiede attenzione in quanto scompare la segnaletica sebbene vi sia ancora la traccia di un antico sentierino. E’ richiesta esperienza di montagna sebbene non vi siano tratti esposti né tanto meno d’arrampicata. Si tratta comunque di un percorso quasi sconosciuto e puntualmente trascurato dalle guide escursionistiche in un suggestivo ambiente di rara solitudine. Provenendo da nord la Punta Nera è la prima vetta del sottogruppo di Cima Dura; oltre la Punta Nera il crinale si eleva dapprima nella Cima del Gatto quindi nelle tre grandi cime superiori ai 3000 metri che caratterizzano la catena e cioè la Cima di Moia (Hirbernock), Cima Dura (Durreck) e Picco Palù (Grosses Moostock). Dati tecnici: Da Riva di Tures (parcheggio in Knuttental - m 1680): Difficoltà: EE. Suddivisione delle difficoltà: Sino alla Bretterscharte: E; Nel tratto successivo: EE. - Segnaletica: totale sino alla Bretterscharte; quasi del tutto assente nel tratto successivo con qualche ometto di pietra (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello assoluto: m 1182 Accesso: Dal paese di Riva di Tures si segue la strada che conduce nella Valle dei Dossi (Knuttental) sino al parcheggio posto a termine del tratto transitabile in automobile. Descrizione del percorso: Poco oltre il parcheggio, subito prima del ponte sul torrente Knutten, si stacca sulla sinistra il nostro segnavia n°1. Si tratta di un piacevole sentiero che, ben marcato, risale in moderata pendenza il pendio posto sulla destra orografica della valle. Tratti nel bosco di conifere si alternano ad altri con vegetazione più rada che permettono belle visioni alle spalle sulla conca di Riva di Tures sovrastata dalla grande cima, in parte coperta da ghiacciai, del Monte Nevoso. Nel settore superiore la pendenza decresce e il bosco va diradandosi sino a raggiungere una magnifica zona a pascolo erboso. Un breve tratto tra i prati e siamo alla Malga Dura (Durra Alm – m 2096 – ore 1 dalla partenza) ottimo punto d’appoggio gestito nella bella stagione posto in posizione molto panoramica che invita alla sosta. In coincidenza della malga siamo ad un importante bivio: ignoriamo il segnavia 1a che volge a sinistra traversando tra i pascoli in direzione della Hirberalm. Scegliamo la destra mantenendo per un breve tratto il sentiero con doppia numerazione 1 e 1a sino ad un piccolo macero. Abbandoniamo definitivamente il tracciato 1a che cala in direzione della Knuttenalm (Malga dei Dossi) per volgere a sinistra mantenendo il segnavia 1. Riprende la comoda salita su fondo ben marcato. L’ambiente è quanto mai riposante tra i pascoli e con le ultime macchie di conifere. Proseguendo il sentiero raggiunge il filo di un costone erboso aggirando un piccolo solco per poi proseguire nella salita obliquando decisamente verso destra. Scomparsa completamente l’alberatura compare, di fronte a noi, la caratteristica parete della Croda Bianca (Weiße Wand). Non facciamo fatica a capire il perché di questo toponimo: la montagna è infatti caratterizzata da enormi placconate rocciose inclinate di dolomia triassica. Si tratta di rocce di colore chiarissimo al punto che, quando il sole batte a picco su di esse, si potrebbe essere indotti dal basso a scambiarne le rocce per neve o ghiaccio. Il contrasto è particolarmente forte per la presenza, tutt’attorno, di rocce scure come quelle della Punta Nera, obiettivo della nostra ascensione. Il sentiero prosegue portandosi quasi fin sotto le rocce biancastre della Corda Bianca: il tracciato volge a questo punto verso sinistra risalendo il ripidissimo canale erboso che bordeggia le placconate rocciose. Il tratto è estremamente ripido ma, ancora una volta, non vi è alcuna difficoltà né alcun tratto esposto; in breve, con una serie di tornanti, si accede alla soprastante sella denominata Bretterscharte oltre la quale il sentiero 1 cala nella Hasental scendendo in direzione della Valle Aurina. Siamo ovviamente in pieno crinale con bellissimo panorama aperto verso sudest in direzione dei ghiacciai delle Vedrette di Ries. E’ ora possibile, in pochi istanti, raggiungere la sommità della Croda Bianca; si volge a destra lungo il sottile crinale (attenzione all’esposizione) sino alla cima (m 2517 – libro di vetta – ore 1,30 da Malga Dura – ore 2,30 complessive). La nostra escursione prevede ora la salita alla Punta Nera (Schwarzerspitze): rientriamo a ritroso, in qualche minuto, alla Bretterscharte ove ha inizio la via normale alla vetta. Premettiamo che da questo punto in poi l’itinerario non è più segnato se non da alcuni ometti di pietre. E’ presente un vecchio sentierino per lo più in stato di abbandono in parecchi tratti non così facile da identificare; consigliamo pertanto l’ascensione in condizioni di buona visibilità e solamente ad escursionisti con esperienza nel reperire tracce poco evidenti. La prima frazione è la più logica e semplice: si prosegue oltre la sella risalendo il sottile crinale discendente dalla vetta. Il tracciato ne ricalca fedelmente il filo eliminando ogni problema d’orientamento; nonostante le apparenze il sentiero è abbastanza ampio da eliminare ogni problema d’esposizione. Più in alto il percorso diviene in alcuni tratti poco evidente e occorre attenzione nel cercare gli ometti di pietre un po’ distanti l’uno dall’altro. Abbandoniamo il crinale scostandoci sulla destra tra balze prative e sassose che, nonostante qualche difficoltà di orientamento, non presentano comunque tratti esposti o tecnici. Alle spalle possiamo apprezzare lo splendido panorama e il dislivello coperto: le aguzze placconate della Croda Bianca appaiono ora ben più basse rispetto alla nostra posizione pur mantenendo l’aspetto erto ed affilato che le caratterizza. Non prestando tutta l’attenzione agli ometti è facile sbagliarsi lasciandosi ingannare da una traccia che si riporta sul crinale. Anche sbagliandosi si gode comunque, da questa posizione, un vasto panorama aperto sulle Alpi Aurine, sul gruppo di Cima Dura e sulla Valle di Riva con, alle spalle, il Collalto e le Vedrette di Ries. Appare inoltre evidente “l’errore”: la cima, posta a destra, è sì molto vicina, ma può essere raggiunta da qui solo seguendo un affilatissimo e repulsivo crinale di rocce aguzze. Per guadagnare la sommità senza problemi occorre riprendere il sentiero tornando a ritroso e perdendo 15 – 20 metri di dislivello. La via normale taglia la vasta pietraia sconnessa sulla sinistra e a questo punto riuscirete senz’altro, in condizioni di buona visibilità, a ritrovare i pochi ometti di pietra presenti. Il tracciato sottopassa tutto l’impervio settore di crinale. Tra detriti instabili raggiungiamo un canale inclinato di rocce rotte, chiave manifesta per riportarsi sulla cresta sommitale. L’esile traccia rimonta il colatoio passando a destra di un nevaio che tende a persistere per tutta la prima parte della stagione estiva a causa dell’esposizione verso nord. Su fondo molto instabile guadagniamo un’esile forcellina dalla quale, verso sinistra, si raggiunge in pochi metri la cima attraverso un breve e facile salto roccioso. Sul punto più alto troviamo un grande ometto di pietre (m 2862 – ore 2,30 da Malga Dura – ore 3,30 complessive). Immenso e avvincente il panorama: a nord osserviamo il crinale principale delle Alpi Aurine; volgendo con lo sguardo verso meridione notiamo il gruppo di Cima Dura con, a breve distanza, la vetta bifida della Cima del Gatto. A oriente notiamo l’inconfondibile sagoma trapezoidale del Collalto; più a nordest osserviamo infine il Passo di Gola e le montagne di confine con l’Austria. Il rientro avviene a ritroso.
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