Porcile

MONTE PORCILE (m 1249)

Al pari di molte altre cime del circondario anche il Monte Porcile, attraversato dal confine tra le province di La Spezia e Genova, non è molto noto al di fuori del levante ligure. Nonostante ciò dalla vetta si gode un paesaggio splendido con particolare riferimento al litorale di Sestri Levante e al Tigullio mentre nei giorni più limpidi si osservano addirittura le Alpi Marittime. La salita è assai facilitata dalla possibilità di salire in auto sino al Passo del Biscia. Si prosegue a piedi su ampia sterrata transitabile comodamente anche in inverno se la neve è poca o assente. Solo gli ultimi 20 minuti di ascensione avvengono su sentiero. Particolari e assai inusuali sono le rocce affioranti di diaspro rosso che caratterizzano la fascia sommitale. Peccato per gli antiestetici ripetitori, per altro non funzionanti, presenti presso la cima. Per il resto non rimarrete delusi da un ambiente vasto particolarmente apprezzabile nei giorni della stagione fredda quando, con vento settentrionale, l’atmosfera si fa limpida e tersa.

L’escursione in breve:

Passo del Biscia (m 890) – Rifugio di Monte Porcile (m 989) – Monte Porcile (m 1249)

Dati tecnici:

Partenza dal Passo del Biscia (m 890): Difficoltà: E (in gran parte T; solo l’ultimo tratto, tra la vecchia miniera e la cima, presenta difficoltà E). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: parziale ma non necessaria trattandosi per gran parte di un percorso su ampia sterrata; la segnaletica è quindi totale nel tratto finale di sentiero compreso tra il taglio di cava e la cima. Dislivello assoluto: m 359. Acqua: assente.

Accesso alla partenza:

Sfruttando l’autostrada A12 l’uscita più adatta è quella di Lavagna. Appena usciti si volge a destra seguendo la SP 33 in direzione di Cogorno. Alla rotonda si prosegue sulla SP 26 andando a risalire la Val Graveglia. La si rimonta interamente sino al Passo del Biscia (m 891) valico che divide il Monte Chiappozzo dai dossi boscosi che si elevano sino al Monte Porcile.

Descrizione del percorso:

Come anticipato salendo da Lavagna si lascia l’automobile in coincidenza del Passo del Biscia (m 890). Sulla destra si separa, chiusa da una sbarra metallica, un’evidente sterrata che entra nel bosco. Il percorso è ovvio anche in assenza di segnaletica. La forestale si sviluppa ampia e pressoché in piano restando inizialmente nel folto. In coincidenza di una schiarita si scorge il promontorio di Portofino mentre verso nordovest si intravede la lunga costiera del Monte Zatta. Proseguiamo lungamente tornando nel fitto del bosco. A destra della strada siamo accompagnati da una lunghissima recinzione estesa per chilometri che perimetra il terreno a lato. Nuove schiarite permettono sulla destra d’osservare un ampio braccio di mare. In coincidenza di una marcata curva verso sinistra della forestale si apre per la prima volta la vista del Monte Porcile che appare, nel settore sommitale, completamente privo di alberatura. Poco oltre troviamo, a sinistra della forestale, il piccolo Rifugio di Monte Porcile (m 989), in muratura ma raramente gestito. Sull’esterno un tavolo e alcune panche in legno invitano ad una breve sosta.

Procediamo lungo la sterrata eseguendo una marcata ansa posta ai piedi del versante occidentale del Porcile. Nel proseguo si dirada finalmente l’alberatura. Il paesaggio che si apre non comprende soltanto il litorale; osserviamo parecchie cime fra le quali spicca ancora una volta il Monte Zatta nonché la marcata piramide rocciosa del Monte Chiappozzo. Volgiamo con decisione verso sinistra in ambiente ora aperto e vasto con qualche rara betulla a fianco della sterrata. Cominciamo ad osservare, sulle pendici del Monte Porcile, alcuni inusuali affioramenti rocciosi che attribuiscono al pendio un aspetto selvaggio. In breve siamo ad una marcata biforcazione. Sulla destra si separa una mulattiera oltre ad essere presente una bacheca informativa sulle caratteristiche naturali del luogo. Nel nostro caso manteniamo la sinistra cominciando a guadagnare debolmente quota. Curioso ed inusuale appare il terreno per via della sua colorazione ruggine trattandosi di diaspro rosso. Poco oltre osserviamo davanti a noi, a breve distanza, un gruppo di antiestetici ripetitori. Non dobbiamo tuttavia raggiungerli in quanto rimontiamo il pendio, sempre su ampia mulattiera, lasciando le antenne alla nostra destra. Si aprono nuovi paesaggi arrivando nei giorni limpidi ad osservare all’orizzonte le cime delle Alpi Apuane nonché un tratto del crinale appenninico tosco emiliano. Resta naturalmente visibile, alle spalle, il Tigullio e il Ponente Ligure con le Alpi Marittime all’estremo occidente. La forestale, divenuta ora una buona mulattiera, descrive un pronunciato tornante quindi in diagonale ascendente ci portiamo sul fianco orientale del Monte Porcile. Troviamo al suo termine un taglio di cava ormai abbandonato (un tempo si estraeva da queste rocce il manganese).

Siamo ora all’unico bivio dell’escursione dove occorre fare attenzione in quanto poco evidente essendo assenti cartelli e indicazioni. Qualche metro prima del taglio di cava si abbandona infatti la mulattiera rimontando il pendio in direzione della cima. Un occhio attento noterà alcuni segnavia a forma di triangolo di colore rosso. Il sentiero, ora ripido e un po’ sconnesso, sale proprio a sinistra del taglio di cava. Il tracciato si riduce ad una striscia che rimonta le pendici sommitali della montagna con una sequenza di tornanti. Il paesaggio si amplia sia alle spalle che sulla destra in direzione del crinale appenninico. Siamo sovrastati da bizzarre strutture rocciose. In ultimo siamo sui prati sommitali. Lasciamo a destra una seconda serie di ripetitori: pochi passi e ci troviamo sull’ampio plateau erboso che caratterizza la sommità. La vetta appare infatti vasta e prativa (m 1249 – ore 1,30 dalla partenza).

Si tratta di una posizione altamente panoramica grazie al relativo isolamento della cima. La vista comprende un’ampia porzione del litorale ligure con in evidenza Sestri Levante e il suo istmo nonché il Monte di Portofino con, alle sue spalle, le Alpi Marittime. All’orizzonte si notano, nei giorni più tersi, le vette della lontana Corsica. Volgendo ad occidente il Monte Zatta appare sempre in primo piano mentre verso settentrione si osserva, a breve distanza, il Monte Verrugo. Una parte dell’orizzonte è occupata in parte dal crinale appenninico tosco emiliano. Il rientro avviene a ritroso per un totale di 3 ore complessive di cammino.

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