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VIA FERRATA MERLONE (CIMA CADIN NORD EST – m 2790)
Gruppo montuoso: Dolomiti – Gruppo Cadini di Misurina Grado di difficoltà globale: MEDIAMENTE DIFFICILE (Vai alla scala delle difficoltà). Difficoltà tecniche: 1+ Esposizione: 3 Impegno fisico: 2 Dislivello assoluto: m 895 Tempo di percorrenza: ore 6 andata e ritorno Punti di appoggio: Rifugio Fonda Savio Accesso: Da Misurina seguiamo per un breve tratto la strada che conduce al Rifugio Auronzo presso le Tre Cime di Lavaredo. Senza raggiungere il casello che costringe al pagamento della strada, troviamo sulla destra la praticabile sterrata (cartello indicante il Rifugio Fonda Savio) che seguiamo con l’automobile sino al cartello che proibisce l’ulteriore transito. Abbandonata l’auto proseguiamo a piedi nel bosco di conifere sul tratto chiuso al traffico sino a raggiungere il termine della carrareccia preso uno splendido pianoro prativo (Pian degli Spiriti - m 1895). Il proseguo dell’escursione avviene su sentiero segnato che sale in moderata pendenza nel bosco progressivamente più rado. Con l’alberatura ormai scomparsa raggiungiamo un bel ripiano panoramico a pascolo dal quale osserviamo con bella visione, il tratto successivo di sentiero e il Rifugio Fonda Savio. Il proseguo dell’itinerario permette una splendida visione ravvicinata sulle guglie che caratterizzano il Gruppo Cadini sino ad accedere al rifugio (m 2387 - ore 1,20 dalla partenza). In coincidenza della struttura (crocevia di alcuni percorsi) troviamo l’indicazione a destra per la ferrata Merlone. Percorriamo un settore di sentiero in ripida salita tra i sassi dal quale possiamo osservare abbassarsi alle nostre spalle il rifugio in una visione molto suggestiva. Il tracciato volge poi in un primo momento sul lato destro di un valloncello detritico per poi portarsi sull’altra “sponda” attraversandolo nel punto più adatto (la segnaletica appare in questo tratto scarsa e il sentiero mal curato – estate 2007). Sulla parete rocciosa di fronte possiamo già osservare le 2 lunghissime file di scale che caratterizzano la ferrata stessa. Ci portiamo alla base della parete: per raggiungere l’attacco della via resta un breve tratto in parte esposto sulle lisce roccette basali e su detriti sabbiosi instabili e malsicuri dove è bene fare attenzione procedendo con piede fermo. Descrizione della ferrata: L’attacco della ferrata è dato da funi metalliche per vincere i soprastanti salti rocciosi. La roccia appare ben articolata e appigliata. A questo tratto segue un ulteriore settore non attrezzato dove seguiamo i segni azzurri sulle rocce con alcuni passaggi di 1° grado che costringono ad arrampicare seppure con semplicità. Raggiungiamo così la base delle due lunghissime file di scalette (più di 300 pioli!) che caratterizzano il percorso. L’esposizione cresce mentre saliamo d’altitudine; possiamo osservare in lontananza il Rifugio Fonda Savio quindi, proseguendo nella salita, le Tre Cime di Lavaredo a chiudere l’orizzonte verso nordest. Alcuni brevi tratti con funi metalliche fisse intramezzano le lunghe rampe di scalette a tratti in forte esposizione. Un breve traverso orizzontale in estrema esposizione con fune metallica lenta (con rattoppo – estate 2007) e con appigli esili usurati dal passaggio è da considerarsi come il tratto chiave dell’intera via. Subito oltre, un tratto nel vuoto è stato attrezzato una tavola di legno per l’appoggio dei piedi (attenzione se bagnata in quanto molto viscida). Proseguendo l’esposizione permane marcata: il percorso infine volge all’interno di alcune fessure rocciose dove le scale lasciano spazio all’ultimo tratto di ferrata ben attrezzato con funi metalliche. Non restano altro che gli ultimi 80 metri di dislivello, da risalire su normale sentierino fino alla Cima Cadin Nord Est (m 2790 – ore 2 dal Rifugio Fonda Savio – ore 3,20 dalla partenza). Rientro alla partenza A ritroso prestando estrema attenzione sul tratto ferrato quando si incontrano escursionisti in salita, lasciandoli passare senza rinunciare all’autoassicurazione con moschettoni. Osservazioni – Caratteristiche della ferrata: Una delle ferrate più discusse e contestate delle Dolomiti in quanto composta in prevalenza da un gran numero di scalette poste una dopo l’altra. Se le scale fossero sostituite da funi metalliche la via risulterebbe senza dubbio molto più impegnativa ma probabilmente sarebbe altrettanto discutibile in quanto diverrebbe una ferrata d’impegno eccessivo. Occorre sottolineare che nonostante la presenza delle rampe di scale l’esposizione è però molto forte, acuita inoltre dalla grande severità dell’ambiente e dall’altezza della parete rocciosa risalita. Un traverso orizzontale con fune metallica in massima esposizione su appoggi “unti” dall’uso può essere considerato il punto più impressionante ed impegnativo della ferrata. Nel complesso un itinerario che richiede, nonostante l’assenza di passaggi tecnici impegnativi, una grande disinvoltura nell’affrontare tratti esposti. Questo è un requisito difficilmente posseduto da chi percorre le sue prime ferrate. Un ulteriore elemento di rischio è dato dal fatto che la via dev’essere forzatamente percorsa anche a ritroso: l’effetto psicologico di una discesa in grande esposizione non deve essere trascurato dai neofiti. E’ inoltre problematico far passare ferratisti che marciano in senso opposto per l’impossibilità di abbandonare le rampe di scale. Pochi sono i punti che permettono questa operazione senza correre rischi. Su tutto il percorso occorre inoltre prestare attenzione a non provocare una caduta di pietre che si rivelerebbe assai pericolosa in quanto per gran parte la ferrata sale in parete per linea diretta. Nostro malgrado ci sentiamo quindi di consigliare questa via solo con poco “traffico” e unicamente a chi ha buona esperienza.
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