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MARMAGNA (m 1851) BRAIOLA (m 1819) ORSARO (m 1830)
Il tratto più elevato ed interessante dell’Appennino Tosco Emiliano è senza dubbio il lungo settore di crinale compreso tra il Passo della Porretta e il Passo della Cisa andando ad interessare da est verso ovest le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma. In questo lungo settore, il crinale appenninico assume caratteristiche d’alta montagna con una flora tipica delle zone alpine. L’itinerario che andiamo ora a narrarvi è posto nell’estremità occidentale del settore appena indicato: completamente in provincia di Parma si tratta di un trekking d’eccezionale valore naturalistico impreziosito dalla presenza del più vasto lago naturale dell’Emilia: il Lago Santo Parmense. Non è un caso se questa splendida zona di montagna è stata inclusa nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il settore di crinale appartenente alla provincia di Parma pur non presentando cime oltre i 2000 metri come avviene invece nel Reggiano e nel Modenese, è comunque un’ininterrotta sequenza di vette comprese tra 1700 e 1850 metri; il crinale mantiene inoltre inalterate le sue caratteristiche di montagna aspra con innevamento persistente talvolta sino a maggio inoltrato. L’escursione che siamo a descrivervi tocca la montagna più nota del Parmense: il Monte Marmagna, facile meta anche per escursionisti senza molto allenamento. Non è comunque la cima più alta in provincia di Parma che risulta invece essere Monte Sillara, superiore di pochi metri. Abbiamo già detto della grande bellezza di questo trekking, non ci resta altro che suggerirvi di percorrerlo in maggio – giugno oppure immersi nei meravigliosi colori dell’autunno, prima che la neve (di solito a fine novembre) imbianchi le vette più elevate. Sono senz’altro da evitare i mesi estivi per le elevate temperature nonostante la favorevole esposizione verso nord. L'escursione in breve: Lagdei (m 1248) - sentiero 723A - Lago Santo (m 1507) - Rifugio G.Mariotti - sentiero 723 - Sella del Marmagna (m 1725) - Monte Marmagna (m 1851) - Sella Braiola (m 1713) - Monte Braiola (m 1819) - Bocchetta dell'Orsaro (m 1722) - Monte Orsaro (m 1830) - Bocchetta dell'Orsaro (m 1722) - Capanna Braiola (m 1609) - Passo Sassone (m 1632) - Lago Padre (m 1573) - Lago Santo (m 1507) - Lagdei (m 1248) Dati tecnici: Da Lagdei (m 1248): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: Sino a Lago Santo: T – Da Lago Santo sino alla Bocchetta dell'Orsaro: E – Dalla Bocchetta dell'Orsaro alla cima dell’Orsaro: EE – Dalla Bocchetta dell’Orsaro a Lago Santo: E - Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 603 (Il dislivello reale è di almeno 820 metri per via dei numerosi saliscendi nel settore di crinale). Acqua sul percorso: presso il Lago Santo dove per altro è anche presente, come ottimo punto d’appoggio, il Rifugio Mariotti. Accesso: Raggiungere Lagdei, importante stazione montana del parmense, è facile e comodo utilizzando l’autostrada della Cisa uscendo a Berceto. Da Berceto la recente segnaletica del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano conduce senza alcuna difficoltà a Lagdei. Salendo da Parma è possibile utilizzare la strada normale passando per Langhirano, Pastorello, Corniglio, quindi in direzione Bosco e infine a Lagdei dove un comodo parcheggio e un bel rifugio rappresentano il punto di partenza della nostra avventura. Descrizione del percorso: Cento metri prima del rifugio Lagdei, all’inizio dell’area adibita a parcheggio, troviamo a sinistra la bella mulattiera nella faggeta che ci condurrà al Lago Santo. Un cartello segnaletico indica con chiarezza il percorso (segnavia 723A). Il nostro cammino inizia in moderata salita sfruttando il sentiero ottimamente pavimentato che si sviluppa nel fresco del fitto bosco di faggi. Guadagniamo progressivamente quota lasciando la conca di Lagdei sulla nostra destra con qualche scorcio in direzione del crinale e in particolare su Monte Orsaro e Monte Braiola. Usciamo per un breve tratto dal bosco tagliando diagonalmente un grosso pendio di massi instabili; il proseguo è nuovamente nel folto sino al bivio con il segnavia 723B che sale da sinistra. Lo ignoriamo proseguendo davanti a noi in direzione del lago con la pendenza della mulattiera che decresce sino a raggiungere, con un ultimo tratto praticamente piano, lo splendido specchio d’acqua (m 1507 – ore 0,50 dalla partenza). Da questa splendida posizione possiamo osservare il crinale e la cima del Monte Marmagna a chiudere la vista verso sud. Si tratta di un lago naturale di ragguardevoli dimensioni: con un’estensione di 81555 m2 e una profondità massima di 22,5 metri, è infatti il più ampio dell’intero Appennino Settentrionale; popolato da trote e salmerini viene utilizzato spesso, nella bella stagione, per la pesca. Per noi escursionisti è un vero piacere poter seguire il sentiero che ne circoscrive la sponda settentrionale. Osserviamo i raggi del sole spiovere tra i faggi andando a illuminare le limpidissime acque del lago. Particolarmente la stagione autunnale, con i colori accesi delle foglie, esalta la bellezza di questo splendido luogo. In pochi minuti guadagniamo l’estremità occidentale dell’invaso ove sorge come ottimo punto d’appoggio sempre aperto nella bella stagione, il Rifugio G.Mariotti (m 1508). Il proseguo della nostra escursione è sulla sponda opposta mantenendo il tracciato che disegna fedelmente il bordo del lago. La vista alle spalle, in direzione del rifugio, è particolarmente celebre e ha riempito nel corso degli anni numerose cartoline dell’Appennino Parmense. Passiamo presso una fonte quindi, poco oltre, abbandoniamo Lago Santo per seguire il sentiero in moderata salita nel bosco. Passiamo a destra di un caratteristico affioramento roccioso che delimita il tracciato per poi procedere nella faggeta, ora frammista ad alcuni abeti, sino al bivio (m 1577) con il sentiero 729 che conduce sulla destra alla Bocchetta dell’Orsaro. Ignoriamo questa possibilità mantenendo la sinistra per un breve tratto sino ad un ulteriore biforcazione: a sinistra il segnavia 719 condurrebbe verso Monte Aquila, la nostra escursione prevede però il proseguimento sulla traccia a destra (segnavia 723) in direzione della Sella del Marmagna. Scegliendo questo sentiero siamo in breve definitivamente all’aperto con la vista, ora libera dal bosco, che si apre sulla densa prateria a mirtillo che riveste i settori più elevati del crinale. Ancora una volta è l’autunno la stagione che più delle altre esalta questa frazione colorando le foglie di mirtillo con le sue tinte rosso ruggine. Bello è anche il contrasto alle spalle con il bordo del bosco oltre il quale, nelle giornate più limpide, si osserva a grandissima distanza l’arco alpino. Possiamo già osservare il tracciato, letteralmente scavato nel vaccinieto, che conduce a zigzag all’ampia sella soprastante. Seguendo l’evidente traccia guadagniamo rapidamente quota sino ad accedere alla sella, in pieno crinale, dove possiamo finalmente affacciarci sul versante toscano. Ci troviamo sul confine di regione tra Emilia e Toscana e un cartello in legno ci ricorda il toponimo del passo (Sella del Marmagna – m 1725 – ore 0,45 da Lago Santo – ore 1,35 dalla partenza). Bellissima la visione del Mar Ligure con il promontorio di Porto Venere. Nei giorni più limpidi è addirittura osservabile la riviera ligure di ponente oltre ai monti più alti della Corsica all’orizzonte sud. Sotto di noi si distende la Lunigiana con il paese di Pontremoli. Essendo in pieno crinale appenninico siamo anche sul “sentiero 00” che, come noto, segue grosso modo la displuviale tosco emiliana debordando da essa soltanto nei brevi tratti in cui appare troppo erta e pericolosa. Volgiamo con decisione sul segnavia di crinale scegliendo la direzione destra che ci porta a salire lungo le pendici battute dai venti del Monte Marmagna. Il sentiero è di media pendenza ma semplice con gli evidenti segnavia che guidano sul versante emiliano mantenendosi poco sotto cresta. Da notare la bella visione che si apre ad oriente sul Monte Aquila e, più a sudest, sulle vette rocciose delle Alpi Apuane; verso nordest il nostro sguardo si sofferma sulla conca che abbiamo risalito per guadagnare la Sella del Marmagna, e infine, proseguendo nella salita, compare infine lo specchio blu del lago Santo come una meravigliosa gemma incastonata tra queste dorsali prative. Un’ultima frazione più faticosa e ripida precede l’arrivo sui soprastanti prati sommitali; pochi passi e siamo direttamente in vetta al Monte Marmagna (m 1851 – ore 2,10 dalla partenza). Si ripete il vasto ed infinito panorama in direzione delle Alpi Apuane, della costa ligure di levante con, lontanissima, la Corsica e, subito ai nostri piedi, sulla Lunigiana. Verso nord, nei giorni di chiarìa, ecco distendersi vasta la pianura Padana delimitata dalle cime innevate dell’arco alpino. Quest’ultima è una visione di eccezionale bellezza ma purtroppo non così frequente: d’altra parte le Alpi sono molto più distanti di quanto non lo sia il Mar Ligure; è comunque possibile osservarne le cime nelle fredde e limpide giornate con vento settentrionale o in condizioni di föhen alpino che spazzi via con le sue correnti calde e secche le foschie e le nebbie di solito stagnanti in Val Padana. Verso occidente possiamo vedere il proseguo del crinale emiliano con, da sinistra a destra, le due cime di Monte Braiola e Monte Orsaro, nostro obiettivo nel proseguire l’escursione. Ripartiamo infatti mantenendo il segnavia 00 di crinale, andando immediatamente ad aggirare una costa in esposizione che potrebbe impensierire i meno esperti. In effetti il salto sul versante toscano è notevole e il sentierino assai stretto ma si tratta di pochi passi, dopodiché il crinale si allarga divenendo ampio e rassicurante (da notare alle spalle il colpo d’occhio sulla vetta del Marmagna appena abbandonata). In discesa più decisa caliamo tra la prateria d’alta quota mantenendoci sotto crinale sul versante toscano: il nostro sguardo si sofferma sulle stratificazioni rocciose che caratterizzano il versante meridionale del Monte Braiola; a destra, perdendo quota, la vista si allarga sul versante emiliano guardando una vasta conca in parte boschiva. In breve raggiungiamo il punto più basso di questo piccolo settore dello spartiacque (Sella Braiola – m 1713). Una deviazione segnalata su un masso permette in caso di necessità di abbandonare il crinale calando alla Capanna Braiola e rientrando quindi al Lago Santo. Se le condizioni meteorologiche sono invece propizie, si procede mantenendo il sentiero di cresta che risale in direzione del Monte Braiola. Ridotto ad un’esile striscia tra i pascoli, il tracciato sale molto ripidamente passando vicino ad alcuni salti rocciosi affacciati sul versante toscano. Non vi è alcuna difficoltà così come non vi è alcun tratto esposto. In breve si guadagna la cima (m 1819 – ore 0,40 al Marmagna – circa 2,50 dalla partenza) dalla quale è bella la visione alle spalle sul Marmagna. Siamo sempre accompagnati verso sud dalla costa ligure mentre ormai è di fonte a noi la terza e ultima cima dell’escursione: Monte Orsaro. Da notare il grande cippo confinario posto sulla vetta: risale addirittura al 1828 quando ne furono posizionati diversi sul crinale; all’epoca lo spartiacque tra Emilia e Toscana era infatti il confine di stato tra il Ducato di Parma Piacenza e Guastalla con il Granducato di Toscana. Da allora nonostante il tempo li abbia in parte deteriorati, restano ancora presenti a testimoniare un’epoca ormai passata. Riprende la nostra escursione con la discesa dalla cima del Braiola verso la sottostante Bocchetta dell’Orsaro seguendo il sentiero di crinale in questo tratto quasi mite tra i facili prati sommitali. A sinistra notiamo a grande distanza, nel fondo del vallone, i viadotti dell’autostrada Parma – La Spezia. In coincidenza della Bocchetta dell’Orsaro (m 1722), importante crocevia di sentieri, manteniamo il segnavia 00 calando per alcuni metri sul versante toscano; subito oltre il sentiero si impenna improvviso a rimontare lo scosceso fianco meridionale dell’Orsaro. In ripida salita, ma comunque senza difficoltà tecniche, volgiamo verso destra a guadagnare nuovamente il crinale. Il proseguo si sviluppa ora verso destra appena sotto il filo di cresta sul lato emiliano con alcune roccette fastidiose ma non difficili per un escursionista pratico. In breve la pendenza decresce conducendo sui prati sommitali dell’Orsaro. L’ultimo tratto conduce direttamente sul crinale dal quale guadagniamo comodamente la cima (m 1830 – toponimo e segnavia su pannelli in legno – ore 3,35 dalla partenza – ore 0,45 dal Monte Braiola). Il panorama è quanto mai splendido: da notare la sagoma ormai lontana del Marmagna che copre gran parte delle Alpi Apuane, e il Monte Braiola che, in primo piano, divide in due parti la riviera ligure. Più distante si scorge la sagoma dell'Alpe di Succiso. Verso oriente è curiosa e sorprendente la vista del Lago Santo che appare come un catino dalle acque azzurrissime circondato dalla vegetazione. Rientro a valle dalla cima dell’Orsaro: Ha ora inizio il lungo rientro a valle: dalla cima dell’Orsaro arretriamo sui nostri passi sino alla Bocchetta dell’Orsaro (m 1722) prestando ancora una volta attenzione al breve tratto roccioso quasi sul filo di cresta. Dalla stretta insellatura della Bocchetta dell’Orsaro abbandoniamo il sentiero di crinale passando sul segnavia 729 che traversa in comoda e debole discesa verso sinistra. In breve raggiungiamo il vasto vallone del Braiola tra estese praterie a mirtillo. E’ presente poco a sinistra del sentiero la Capanna Braiola (Capanna Schiaffino - m 1609), un piccolo bivacco incustodito sempre aperto e disponibile in caso di improvvisa emergenza o maltempo. Il sentiero volge poi a sinistra in direzione delle prime faggete lasciando alle spalle la vasta prateria che riveste i crinali più alti. I chiari cartelli indicatori guidano nella faggeta traversando con scarsi dislivelli nel fresco del sottobosco. Per un breve tratto risaliamo brevemente sino al Passo del Sassone (o anche Colletta del Sassone – m 1632) che divide il vallone del Braiola dal bacino del Lago Santo. Oltre la sella il sentiero cala definitivamente nel bosco di faggi con un’apertura in coincidenza del Lago Padre (m 1573) ormai degradato a torbiera. Un ultimo tratto ben lastricato tra bosco rado precede il bivio con il sentiero 719 tornando così a congiungerci con il sentiero di salita al Marmagna (m 1577). Da questo punto in poi rientriamo alla partenza ricalcando a ritroso il sentiero di salita: caliamo rapidamente al Lago Santo (m 1507 – ore 1,25 dalla cima dell’Orsaro - circa 5 ore dalla partenza) e transitando nel pomeriggio presso le sue sponde potremo godere degli splendidi colori pomeridiani che si stemperano nelle limpidissime acque del lago. Una sosta al Rifugio Mariotti permette di rifornirsi d’acqua e di viveri, ma resta ormai poco alla conclusione dell’avventura. Conviene godersi la pace del lago per poi percorrere sbrigativamente gli ultimi 40 minuti di discesa (sent. n°723A) che riconducono al parcheggio presso il Rifugio Lagdei (m 1248 – ore 5,40 complessive) Nota: Così come descritto questo percorso è di dimensioni ideali per riempire ottimamente una giornata in montagna. Le 6 ore scarse di percorso concedono tutto il tempo per le soste (in particolar modo al Lago Santo) senza bisogno di forzare mai il cammino. Se dovesse comunque risultare troppo lungo per le vostre esigenze è un itinerario che può essere abbreviato limitandosi ad esempio alla sola salita al Marmagna, rientrando quindi a ritroso. E’ anche possibile descrivere un itinerario ad anello calando dalla cima del Marmagna alla Sella Braiola e da lì raggiungendo la Capanna Braiola, il Passo del Sassone quindi il Lago Santo e a ritroso la partenza. Una terza possibilità è quella di salire unicamente l’Orsaro ricalcando a ritroso la via descritta nella descrizione come rientro a valle dalla cima dell’Orsaro.
La primula appenninica Lungo l'itinerario descritto è osservabile la pianta simbolo del crinale appenninico reggiano e parmense: la Primula appenninica (Primula apennina). Si tratta di un importante endemismo dell’Appennino Tosco Emiliano giustamente protetto con l’istituzione del Parco Nazionale. Si tratta dell’unica primula a petalo rosso presente nell’Appennino Settentrionale. Con un areale esteso in lunghezza per una quarantina di km è una pianta nel complesso molto rara che limita la sua presenza alle rupi d’arenaria presenti lungo la fascia di crinale. Predilige posizioni fresche e rivolte a settentrione pur con alcune eccezioni. Nonostante la rarità è presente lungo il percorso descritto con sorprendente abbondanza. E’ da segnalare ad esempio nelle rupi verticali, e nelle praterie ai piedi dei salti rocciosi compresi tra il Monte Marmagna e il Monte Orsaro. Da notare che le stazioni presenti sulle pendici del Monte Orsaro sono le più occidentali della specie dopodiché non se ne rileva più traccia.
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