VIA FERRATA GÜNTHER MESSNER (GÜNTHER
MESSNER STEIG)
(TULLEN / IL MONTE – m 2653)
Gruppo montuoso:
Dolomiti – Odle di Eores
Grado di difficoltà globale: POCO
DIFFICILE
(Vai
alla scala delle difficoltà).
Difficoltà tecniche: 1
Esposizione: 2
Impegno fisico: 3
Dislivello assoluto: m 924 in salita – m
666 in discesa.
Tempo di percorrenza: ore 7,30
complessive (pochi spezzoni la ferrata: circa ore 1)
Punti di appoggio: Passo delle Erbe
Accesso:
In automobile scendiamo
dal Würzjoch (Passo delle Erbe) nel versante della Val di Funes sino alla
Russikreuz (Croce Russis – m 1729) dove si diparte il sentiero Günther
Messner (cartelli segnalatori). Procediamo a piedi salendo, su comodo
tracciato, nell’ombra dell’abetaia. In moderata salita raggiungiamo un
costone dove bordeggiamo, sulla sinistra, una vertiginosa e precipite conca
franosa. Abbandoniamo il pericoloso ciglio per traversare a destra una
scarpata detritica e portarci al di sotto di un erto salto roccioso.
Funi metalliche fisse ci permettono di
scavalcare l’esposto canale depositandoci 25-30 metri più in alto.
Procediamo pressoché in piano, senza alcuna difficoltà, giungendo presso una
fonte d’acqua (40 minuti dalla partenza); è consigliabile farne buona scorta
in quanto per l’intero sviluppo della via non sono presenti ulteriori
sorgenti. Il sentiero continua, particolarmente aperto e luminoso, con
grande vista sulla verdeggiante Val di Funes; ignorato il bivio che cala
a destra (indicazioni per S.Maddalena – segnavia 32), riprende la salita su
ampio pascolo sino a guadagnare la Sella Col Magrei (m 2160). Siamo ora
accompagnati dalla
visione del Gruppo delle
Odle con le pareti settentrionali delle sue cime più rinomate (Sass
Rigais, Forchetta ecc...). Un breve tratto conduce al bivio che permette, a
destra, di calare alla Malga Zannes con segnavia n° 32A (m 2200 – ore 1,10
dalla partenza). Il nostro tracciato procede invece sulla sinistra, in
salita più decisa, risalendo un idilliaco
valloncello pastorale. In meravigliosa solitudine, senza alcuna
difficoltà, guadagniamo la soprastante conca inquadrando a breve distanza i
caratteristici picchi rocciosi che appartengono alla Cima Lavina Bianca. Ci
portiamo poco sotto la verticale delle guglie rocciose e rasentiamo una
marcata forcellina, dalla quale precipita, sul versante nord, un
impressionante canalone detritico. Il sentiero procede ora, con scarsi
dislivelli, tagliando
ghiaie e pascoli sino a portarsi al di sotto del Tullen, massima sommità
delle Odle di Eores. E’ vivamente consigliata la breve deviazione che
conduce alla cima: i cartelli (m 2500 – ore 2,30 dalla partenza) indicano
infatti la traccia che sale a sinistra verso una sella del crinale. L’ultimo
tratto prima della forcella è assai ripido e richiede attenzione in quanto
si sviluppa su ghiaie e detriti molto instabili e franosi. Guadagnato il
crinale si segue l’esile cresta che sale a sinistra direttamente alla cima:
le roccette sommitali sono solide ma a tratti esposte su entrambi i
versanti, prestiamo quindi particolare attenzione sino alla sommità del
Tullen (m 2653 – ore 0,20 dal bivio per la cima – ore 2,50 complessive). Da
notare lo stupendo
panorama, particolarmente verso nord, ad abbracciare il
crinale delle Alpi Aurine e delle Vedrette di Ries. A oriente si erge
potente e massiccio, al di là della frastagliata cresta di Eores, il Sass de
Putia. Ritorniamo a ritroso in un quarto d’ora di ripida discesa sino al
bivio di quota m 2500. Seguiamo brevemente il tracciato verso sinistra sino
a trovare dopo pochi minuti il primo tratto attrezzato del sentiero Günther
Messner.
Descrizione della ferrata:
Con l’aiuto della corda fissa saliamo lo
stretto canale (30 metri) fino alla soprastante spalla: riprendiamo il
sentiero lungo il crinale (bel
panorama alle spalle verso la cima del Tullen) passando in breve per la forcellina che domina
un profondo canalone ricadente verso sud. Passiamo sul versante
settentrionale per poi risalire, facilitati dalle funi metalliche, per un
sistema di facili costole rocciose. Gli ultimi metri, esposti ma ben
assicurati, ci riportano sulla displuviale quasi in coincidenza del
Sasso della Conca (m 2590). E’ forse questo il punto più impegnativo del
tracciato, comunque sempre ben abbordabile per l’escursionista esperto.
Passati nuovamente sul versante sud
caliamo di quota per aggirare senza problemi il soprastante filo di
cresta, particolarmente impervio in questo settore. Il percorso, con ampi
tratti in falsopiano, conduce alla base inferiore di uno stretto canale.
Facilitati dalla fune lo rimontiamo (assi di legno per appoggiare i piedi)
per poi riprendere il sentiero traversando i pendii inclinati rivolti verso
meridione. Perdiamo nuovamente quota sino a portarci alla base di uno
stretto canale alto una quindicina di metri, questa volta non attrezzato. Ne
arrampichiamo con attenzione le roccette soprastanti (1° grado) sino al suo
culmine (m 2510) da dove osserviamo l’interminabile proseguo del sentiero
che traversa i ripidi prati con lunghe frazioni in falsopiano. Sempre
accompagnati a destra dall’ampia vista delle Odle, ci manteniamo lungamente
sotto crinale: caratteristica di questo lungo tratto è la sua uniformità con
parecchi
sali scendi ma con scarsi dislivelli. Il tracciato si riporta infine sul
crinale raggiungendolo in
moderata salita. Lo guadagniamo alla base di uno scosceso salto
roccioso. Una
scala verticale alta circa 15 metri
permette di scavalcare l’ostacolo
per poi procedere per un breve tratto accompagnati dalla fune come corrimano
a debordare sull’esposta cornice rivolta verso meridione. E’ questa l’ultima
attrezzatura della via dopodiché caliamo ripidamente nella scarpata
sottostante (ponticello di legno) sino a riguadagnare la displuviale presso
una marcata forcella chiusa tra le pareti rocciose. Ignorata la ripidissima
traccia che cala verso meridione, cambiamo versante passando a nord a
contornare la
base di uno spettacolare costone roccioso. Il traverso conduce per
l’ultima volta sul crinale, questa volta ampio e prativo, da dove osserviamo
già, poco più in basso, la mulattiera che dalla Forcella di Putia
conduce al Rifugio Genova; la raggiungiamo calando verso destra sul pendio
erboso (diverse brevi possibilità non segnate ma prive di difficoltà).
L’uscita sulla mulattiera avviene quasi in coincidenza della Forcella Putia,
nascosta sulla sinistra, punto di separazione tra le Odle di Eores e il Sass
de Putia. (ore 2,30 – 2,45 dalla sommità del Tullen – ore 5,30 complessive)
Rientro alla partenza:
Dalla forcella, il largo e facile sentiero
segnato (segnavia n°4) cala nel sottostante valloncello sino al bivio
segnalato, verso sinistra, per la Russiskreuz (m 2060). Questa prima
possibilità permette di rientrare in meno di 2 ore al punto di partenza;
mantenendo il sentiero principale si raggiunge invece il Passo delle Erbe
risalendo un breve costone per poi traversare lungamente lungo le pendici
nordoccidentali del Sass Putia. Il sentiero cala dolcemente transitando poco
sopra un’abbondante e fresca fonte: subito oltre siamo su ampia carrareccia
chiusa al traffico. Solchiamo i verdeggianti Kampatsch Wiesen (Prati di
Campaccio) sino alla Malga Munt de Fornella (m 2080 - gestita nella stagione
estiva), dove abbandoniamo il tracciato che circonda il Sass Putia per
scendere a sinistra sino al Würzjoch (Passo delle Erbe m 1987 – ore 1 dalla
Forcella di Putia - ore 6,30 complessive).
N.B
: Consigliamo di concludere l’escursione al Passo delle Erbe, invece di
rientrare al Russiskreuz, in quanto meno faticosa per il minor dislivello
coperto, e soprattutto un po’ più breve. Si ha pure, in questo modo, la
possibilità di usufruire di parecchi punti di appoggio presso il passo
stesso. L’unica, ovvia avvertenza, è quella di lasciare un’automobile al
Passo delle Erbe prima di intraprendere l’escursione.
Osservazioni – Caratteristiche della ferrata:
Bellissima alta via, poco nota e conosciuta, con vista sempre molto ampia e
con pochi tratti attrezzati discontinui e di contenuta difficoltà.
L’itinerario permette di conoscere a fondo le Odle di Eores risalendone la
massima cima e percorrendo l’intero gruppo in direzione ovest-est. Si resta
per tutto il suo sviluppo di poco sotto crinale toccandolo in coincidenza di
alcune forcelle. Da notare il paradiso di fiori in cui si cammina (notevole
la presenza degli edelweiss).
Per quanto riguarda le difficoltà tecniche, risultano nel complesso
limitate: i tratti attrezzati sono brevi e spezzano positivamente
l’uniformità del percorso. Un po’ d’attenzione deve essere prestata alla
stato degli infissi (estate 2005: a tratti malconci o allentati) e ad alcuni
brevi tratti esposti dove sarebbe consigliabile l’aggiunta di alcune funi
metalliche.
Risulta in parte esposta anche la breve
digressione alla sommità del Tullen che viene quindi consigliata agli
escursionisti con piede fermo e assenza di vertigini .
Nel complesso una ferrata poco difficile
con il consiglio, per chi non è bene allenato, di tenere conto del percorso
particolarmente lungo e privo di punti di appoggio. Anche la mancanza
d’acqua è un fattore da considerare in quanto per gran parte il percorso è
esposto al sole di mezzogiorno (le uniche due fonti sono quasi alle
estremità dell’itinerario).
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