Gerardo Sega

VIA FERRATA GERARDO SEGA

Gruppo montuoso: Prealpi Veronesi – Gruppo di Monte Baldo

Grado di difficoltà globale: MEDIAMENTE DIFFICILE (Vai alla scala delle difficoltà).

Difficoltà tecniche: 2

Esposizione:         3

Impegno fisico:     3

Dislivello assoluto: m 865 (circa m 300 di ferrata)

Tempo di percorrenza: ore 7 complessive (ore 2 circa la sola ferrata)

Accesso: Dal paese di Avio si segue la strada che risale la Valle dei Molini (indicazioni per S.Valentino e per il Monte Baldo). Dopo 3 km circa, in coincidenza del primo tornante della strada, troviamo sulla sinistra il piccolo parcheggio ove abbandoniamo l’auto (m 305). I cartelli indicano chiaramente la mulattiera che risale in progressiva salita il bosco (segnavia 652 – 685). La marcia d’avvicinamento è lunga e ripida ma priva di problemi. Dopo un’ora circa di cammino troviamo un bivio (m 700 circa): sulla sinistra prosegue il sentiero 652 che ritroveremo al ritorno, sulla destra si separa il segnavia 685 che seguiamo raggiungendo in pochi istanti la splendida Cascata di Preafessa. Subito oltre il salto d’acqua, lo stretto sentiero procede lungamente nel bosco con deboli saliscendi mantenendosi sul fianco orientale della montagna. A ore 1,45 dalla partenza, il sentiero piega bruscamente verso sinistra incuneandosi in una splendida conca rocciosa: sfruttando una caratteristica cengia in parte esposta e sovrastata da poderosi strapiombi, ci portiamo al centro dell’anfiteatro. Sembra non esservi scampo per poter procedere, invece il sentiero piega bruscamente verso la parete a sinistra rimontando alcune facili roccette e raggiungendo la targa che segna l’inizio della via ferrata. 

Descrizione della ferrata:

Una breve scala verticale alta una decina di metri segna l’inizio della via. Subito oltre, le funi metalliche rimontano una breve spalla rocciosa che bordeggia a destra un solco di instabili sabbie e detriti. Accediamo al soprastante pianerottolo: ha ora inizio una lunga cengia orizzontale con fune metallica come corrimano in esposizione molto forte. Non vi è alcuna difficoltà tecnica, ma a tratti i piedi hanno appoggio in una cengia larga pochissimi centimetri mentre sulla sinistra sprofonda impressionante e verticale la parete rocciosa. Le funi aggirano verso destra la montagna: l’esposizione decresce sino a trovare, sempre a destra, un innocuo valloncello che viene rimontato con facili funi metalliche. A tratti non esitiamo ad aiutarci nella progressione con qualche robusto albero di faggio. La via torna poi su sé stessa affrontando una seconda cengia posta su un piano superiore rispetto alla precedente. Si rinnova la forte esposizione con le funi metalliche di assicurazione poste sulla sinistra. Aggirato un esposto spigolo, la cengia si allarga abbastanza da rendere inutili le funi che hanno così momentaneamente termine. Si procede in un impressionante panorama: ci troviamo sospesi nel bel mezzo della parete rocciosa solcata provvidenzialmente dalla cengia, tutto sommato abbastanza larga da permettere una progressione priva di difficoltà. Procedendo verso destra usciamo dall’anfiteatro roccioso e dal tratto strapiombante procedendo in salita moderata con tratti nel bosco. Tornano a comparire le funi metalliche per scavalcare i tratti più erti ed esposti con difficoltà comunque moderata. Poco oltre, il libro di ferrata trae in inganno dando la sensazione che la via sia terminata. In realtà la via prosegue con il tratto tecnicamente più interessante. L’itinerario cambia infatti il suo volto: la ferrata, nella prima parte molto esposta ma orizzontale, lascia spazio ad una sequenza di paretine e salti ben gradinati ma a sviluppo questa volta verticale che impegnano il neofita alle prime esperienze. Il punto chiave dell’intera ferrata è costituito da un camino alto una ventina di metri oltre il quale segue un ulteriore stretto salto assai ripido. Raggiungiamo un esile pulpito quasi sospeso sul vuoto: le ultime funi metalliche risalgono la sottile spalla a sinistra e superano un salto tra due grandi massi. Subito oltre la via ha definitivamente termine trasformandosi in un innocuo sentierino nel bosco. In breve risaliamo tra la vegetazione sino ad intercettare una soprastante larga carrareccia tra i prati (m 1170 – ore 4 dalla partenza – punto più elevato dell’escursione).

Rientro:

In ambiente a pascolo molto suggestivo seguiamo la carrareccia verso sinistra. Procediamo lungamente  alternando tratti su mulattiera con ampie carrarecce bordeggiando alcune case e attraversando senza perdere quota l’altipiano prativo (cartelli indicatori per “Avio”). Siamo sovrastati a destra dalle più alte cime della catena di M.Baldo. La carrareccia cala nello stretto valloncello della Valle dei Rii (m 1005) dove guadiamo il torrente e risaliamo su sentiero il costone opposto sino a giungere in breve presso la chiesa della Madonna della Neve (m 1082 – ore 1 dal termine della ferrata – ore 5 complessive). Lasciata a sinistra la costruzione procediamo per un brevissimo tratto sino al bivio ben segnalato da cartelli che permette di calare a sinistra su facile stradicciola. Poco sotto siamo al Ponte della Baganzà (m 980) da dove proseguiamo verso Avio scendendo su sentiero nello stretto valloncello delimitato da incombenti pareti rocciose. In mezzora di discesa dal Ponte, siamo al bivio presso la Cascata di Preafessa (m 700) dove a inizio escursione avevamo voltato sul sentiero in direzione del salto d’acqua per raggiungere l’attacco della ferrata. L’anello è quindi chiuso: resta l’ultimo tratto comune all’andata per scendere nel bosco sino a riguadagnare il punto di partenza nel fondo valle (ore 1,30 dalla Madonna della Neve – ore 6,30 / 7 complessive).

Osservazioni – Caratteristiche della ferrata:

Una via abbastanza anomala e fuori dagli schemi rispetto ad altre nella zona. Da notare la lunga marcia di avvicinamento all’attacco (quasi 2 ore) che la rende senz’altro più trascurata rispetto ad altri itinerari. Per quanto riguarda le difficoltà occorre sottolineare che ad una prima fase molto esposta ma a prevalente sviluppo orizzontale, ne segue una seconda più interessante dal punto di vista tecnico, caratterizzata da salti verticali assicurati nell’ambito di camini e brevi paretine rocciose. A differenza di altre vie il passaggio chiave è posto quasi al termine del tratto attrezzato e non all’inizio come accade solitamente, è quindi un itinerario sconsigliabile ai neofiti privi d’esperienza che, se non sono  accompagnati da una guida valida, potrebbero trovarsi nella pericolosa situazione di dover retrocedere sul tratto ferrato sino alla partenza. Nel complesso una via di media difficoltà col grande pregio d’essere posta quasi completamente al di sotto dei 1000 metri. Questo ne rende possibile la percorrenza molto presto o anche a stagione inoltrata in assenza naturalmente di neve e ghiaccio. E’ una via senz’altro sconsigliabile nella stagione estiva per via delle elevate temperature. Da notare infine l’ambiente grandioso in cui si sviluppa la via, del tutto inatteso alla partenza per via della vicinanza al fondo valle ma davvero notevole da un punto di vista panoramico e naturalistico.

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