Corvo Alto (Monte Mondeval)

CORVO ALTO (MONTE MONDEVAL - m 2455)

Conosciuto anche come “Mondeval”, il Corvo Alto è una montagna che presenta due facce ben distinte. Al versante che domina Selva di Cadore, roccioso e strapiombante, si contrappone il dolce pendio rivolto verso settentrione, caratterizzato da vaste distese prative in pendenza mai troppo accentuata. Non è un caso se questo versante è spesso il prediletto, in inverno, dagli sci-alpinisti. In estate, questa magnifica distesa erbosa si trasforma nella via normale ad una cima che, assieme al sottostante Lago delle Baste, costituisce una meta nel complesso frequentata in un ambiente di grandiosa e selvaggia bellezza. Inutile dire che la salita al Corvo Alto è consigliata nel pieno della stagione estiva quando, in assenza di residui nevosi, altro non è che una facile passeggiata per ogni escursionista. La possibilità di intraprendere il cammino dal Passo Giau, e quindi piuttosto in quota, permette infatti di ridurre considerevolmente il dislivello da coprire rendendolo abbordabile ad ogni buon camminatore.

 L’escursione in breve:

Passo Giau (m 2236) – Forcella di Zonia (m 2233) – Forcella Col Piombin (m 2239) – Val Cernera (m 2170) – Forcella Giau (m 2360) – Lago delle Baste (m 2281) – Corvo Alto (Monte Mondeval - m 2455)

Dati tecnici:

Partenza da Passo Giau (m 2236): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Lago delle Baste; nel proseguo si cammina su pendio prativo senza difficoltà d’orientamento con buona visibilità guidati da tracce e da qualche ometto di pietre. Dislivello assoluto: m 285; dislivello realmente coperto nettamente superiore per via dei numerosi saliscendi (circa 500 m; intorno ai 700 m tenendo conto anche del rientro). Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si accede al Passo Giau da Cortina d’Ampezzo oppure da Selva di Cadore seguendo la SP 638. Lasciamo l’automobile in coincidenza del passo a lato della provinciale.

Descrizione del percorso:

Sin dalla partenza apprezziamo attorno a noi un paesaggio dolomitico di grande bellezza. Il Passo Giau è sovrastato dalla slanciata sagoma del monte Ra Gusela mentre poco più distanti sono osservabili le grandiose pareti delle Tofane e il Monte Cristallo. Proprio in coincidenza del passo, ben segnalato dai cartelli, ha inizio il segnavia 436 che si articola nei prati a sudest del valico. Praticamente in piano muoviamo senza difficoltà con, di fronte a noi, la verticale e squadrata parete dei Lastoi de Formin. Si aprono quasi immediatamente nuovi orizzonti, dalla Tofana di Rozes alle spalle al Monte Cernera, posto proprio di fronte a noi. In breve siamo alla marcata Forcella di Zonia (m 2233) dalla quale compare il distante ghiacciaio della Marmolada. Procediamo aggirando con un marcato traverso il versante occidentale del Col Piombin. I dislivelli restano molto contenuti; si procede per gran parte in piano tra i prati con un breve tratto di pochi metri più scomodo, su fondo detritico inclinato verso il sottostante vallone. Una brevissima risalita di pochi metri, proprio sotto la verticale del Monte Cernera, conduce alla marcata Forcella Col Piombin (m 2239 – ore 0,15 dalla partenza).

Ignoriamo la deviazione segnalata dal cartello in legno per la cima del Monte Cernera mantenendo il segnavia che cala a sinistra nella testata della Val Cernera. Nel primo tratto affrontiamo le uniche difficoltà dell’intera escursione: in un paio di punti il sentiero è molto stretto e in parte esposto verso sinistra. Si tratta  comunque di pochi metri ben appigliati dopo i quali si cala dolcemente, su sentiero ben marcato, sino a raggiungere il punto più basso dell’intera avventura a circa 2170 metri di quota, subito alla base di una poderosa rupe dolomitica. Come anticipato siamo alla testata della verdissima Val Cernera con spettacolare visione, verso nordest, delle Tofane. Il percorso procede riprendendo a salire, dapprima dolcemente, tra ampi ghiaioni detritici e frazioni erbose. Sempre sovrastati dalla parete dei Lastoi affrontiamo, con pendenza progressivamente più forte, una salita a tornanti che diviene faticosa. In ambiente grandioso, saliamo sino a raggiungere una scoscesa fascia rocciosa inclinata di roccia nerastra. Il sentiero rimonta diagonalmente tra questi curiosi sedimenti che poco hanno a che fare con le biancastre rocce dolomitiche circostanti. Un ultimo sforzo concede l’accesso alla marcata Forcella Giau (m 2360 – ore 1 dalla partenza), proprio sotto la verticale del punto culminante dei Lastoi.

Procediamo ora in una sorta di mondo nuovo, un ambiente prativo del tutto inatteso trattandosi di una vasta distesa debolmente inclinata in fondo alla quale spicca la colossale sagoma del Monte Pelmo. Il segnavia traversa in debole discesa mantenendosi a sinistra, subito alla base dei Lastoi e lasciando poco a destra alcuni bizzarri macigni rocciosi. Alla nostra destra osserviamo il modesto ma pittoresco Lago delle Baste (m 2281). Al di là dello specchio d’acqua attira il nostro sguardo la curiosa sagoma del Corvo Alto, obiettivo della nostra salita, al culmine della grande distesa prativa dell’Alpe di Mondeval. Alle sue spalle ecco l’altro colosso delle Dolomiti Bellunesi: il grandioso Monte Civetta che assieme al Pelmo forma un binomio d’assoluto valore paesaggistico e naturalistico. Possiamo ora abbandonare il sentiero principale muovendo proprio in direzione del Lago delle Baste. Un’evidente traccia muove in questa direzione calando su comodo fondo erboso. La discesa è moderata e permette di guadagnare in breve tempo la sponda del modesto specchio d’acqua. Nonostante le dimensioni contenute del laghetto il paesaggio è ugualmente molto suggestivo: si specchia in esso la grandiosa parete rocciosa del Pelmo e il vicino Pelmetto mentre il Corvo Alto appare assai vicino, caratterizzato da un grande pendio prativo inclinato verso sinistra.

Seguiamo le esili tracce di salita dapprima quasi in coincidenza del filo di cresta con paesaggio davvero grandioso aperto verso ovest sul Monte Cernera, a nord sulla grande muraglia del Lastoi de Formin e ad oriente verso la slanciata sagoma del Becco di Mezzodì. Scorgiamo ancora, verso sudest, la colossale sagoma del Monte Pelmo. Il percorso, pur in assenza dei segnavia, procede semplice lasciando a destra il filo di cresta per tagliare, in lunga diagonale ascendente, il pendio prativo; restiamo così a debita distanza dall’impressionante salto che precipita verso occidente. Si sale senza difficoltà, in ambiente verdeggiante, accedendo infine alla spalla che sale, alla destra, in direzione del punto più alto. La cima è ormai in vista: rimontiamo in pochi minuti il facile crinaletto sino ad accedere alla sommità (m 2455 – ore 2,20 dalla partenza). Da notare i grandiosi salti che precipitano strapiombanti sotto la vetta acuendo il senso di isolamento di una cima comunque pronunciata nonostante l’altitudine non eccessiva.

Il paesaggio di vetta merita speciale menzione essendo esteso a 360° permettendo l’osservazione di parecchie cime delle Dolomti. La scena è dominata essenzialmente dai vicini monti Pelmo e Civetta. La vista è tuttavia ben più ricca includendo ad esempio la Croda da Lago parzialmente nascosta dal Monte Lastoi de Formin, il Becco di Mezzodì, il Monte Rocchetta di Prendera, il Monte Antelao e la Marmolada con il suo ghiacciaio solo per citarne alcuni. La particolare angolazione rende visibili, sebbene a distanza, le Tre Cime di Lavaredo. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 4,30 di cammino.

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