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COL NEGRO (m 1952)
Ogni escursione, anche la più semplice, ha un suo personale “sapore” che nel tempo torna sempre alla memoria quando si riapre il libro dei ricordi. Il Col Negro, elevazione poco conosciuta e di certo non così ambita, rievoca in noi qualcosa di piacevole e di inusuale. La salita si svolse nel nostro caso in una fittissima nebbia. La classica giornata sfortunata dove si maledice il maltempo e il lungo viaggio effettuato attraverso la pianura solo per trovarsi a non vedere davanti alla punta del proprio naso. Ma la montagna, lo sappiamo, a volte è volubile e dispettosa mentre altre volte si rivela prodiga di sorprese insperate. Al Col Negro fu proprio così: una salita di quasi 1000 metri di dislivello in un bosco immerso nella fitta bruma autunnale ma eccoci emergere, al Rifugio Chiggiato, al di sopra della nebbia trovandoci di fronte ad uno spettacolo raro ed inatteso. Eravamo più alti di un immenso “mare” di nubi basse. La nebbia sotto di noi, il viso riscaldato dal sole autunnale e di fronte a noi l’Antelao, il gigante delle Dolomiti ampezzane. Il viaggio era valso la salita e ancora oggi riserviamo un bel ricordo di quel giorno di fine ottobre. Nella discesa la nebbia ormai diradata permise di osservare i colori sgargianti del lariceto. Un’escursione “crepuscolare” con dentro di noi la malinconia dell’estate ormai distante unita alla disarmante bellezza dei larici colorati dall’autunno ormai inoltrato. Suggeriamo anche a voi di eseguire la salita nella seconda metà di ottobre potendo ammirare la sfolgorante bellezza dell’autunno. L’escursione in breve: Pradecialan (Bar Alla Pineta – m 1049) – località Diassa (m 1133) – Rifugio Dino e Giovanni Chiggiato (m 1911) – Col Negro (m 1952) Dati tecnici: Partenza da Pradecialan (m 1049): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nel brevissimo tratto compreso tra il Rifugio Chiggiato e la vetta. Dislivello assoluto: m 903. Acqua sul percorso: assente Accesso alla partenza: Da Longarone si risale lungamente la valle con la SS 51 sino in prossimità di Tai di Cadore dove ignoriamo il bivio a sinistra che conduce a Cortina d’Ampezzo. Manteniamo la statale 51 ancora per un tratto raggiungendo in breve Calalzo di Cadore. In paese troviamo il bivio a sinistra, segnalato dai cartelli, per la Val d’Oten. La stretta stradina asfaltata conduce sino al Bar La Pineta (m 1049) in località Pradecialan presso il quale parcheggiamo l’automobile. Descrizione del percorso: La nostra escursione ha inizio lungo la strada che prosegue oltre il Bar La Pineta risalendo la Val d’Oten. Ignoriamo il bivio a sinistra per il Rifugio Antelao mantenendo la forestale a fondo ghiaioso con cartello in legno indicante il Rifugio Chiggiato. In moderata pendenza risaliamo la valle sino alla località La Diassa (m 1133) dove troviamo un’importante biforcazione ben segnalata dai cartelli. Abbandoniamo il proseguo lungo la Val d’Oten per volgere a destra sul sentiero 260, inizialmente su ghiaia e detriti. Il tracciato si sviluppa subito a destra del solco scavato dal torrente quindi entra nell’angusto valloncello boscato. Cominciamo a prendere quota arrampicandoci nel pendio tra abeti e larici. Nella seconda parte del mese di ottobre i colori incredibili degli alberi rendono la salita molto più bella, da un punto di vista paesaggistico e fotografico, rispetto alla stagione estiva. Non mancano in ogni caso alcuni scorci sulla testata della Val d’Oten nonché sulle imponenti cime che fanno da circondario al Monte Antelao. L’ascesa è caratterizzata da una salita pressoché continua ma senza che la pendenza divenga mai eccessiva. Innumerevoli svolte conducono al settore superiore della montagna dove il sentiero comincia a volgere con decisione verso oriente permanendo in ogni caso all’interno della fitta foresta. Poco oltre si riscontrano le prime aperture con lembi di prato a interrompere la continuità del bosco. Si cominciano ad intravedere tra le frasche le rocce delle Marmarole, catena montuosa dolomitica molto bella ma assai solitaria rispetto alle altre del circondario. Un ultimo sforzo con il sentiero che volge brevemente verso meridione sino a guadagnare il bellissimo terrazzo prativo che accoglie il Rifugio Dino e Giovanni Chiggiato (m 1911 – ore 2,15 dalla partenza). Il luogo merita da solo l’intera ascensione. L’uscita improvvisa dal bosco riserva infatti un paesaggio di notevole ampiezza dominato dal gigante del circondario. Stiamo parlando del Monte Antelao dall’inconfondibile sagoma pressoché piramidale, seconda più alta cima delle Dolomiti; in termini di altitudine il Monte Antelao è infatti sopravanzato unicamente, e per pochi metri, dalla Punta Penia in seno al massiccio della Marmolada. Il panorama che possiamo godere dal rifugio contempla altri aspetti di notevole interesse. Più a destra dell’Antelao lo sguardo è attratto dalla massiccia struttura del Monte Sorapiss mentre a nord si stagliano le grandi guglie del gruppo delle Marmarole che trovano il loro culmine nel Cimon del Froppa, una delle vette più selvagge e dimenticate delle Dolomiti. In autunno la nuda dolomia sembra emergere da una mare di larici colorati creando un contrasto di notevole bellezza. Non resta a questo punto che proseguire nel cammino per una decina di minuti sino a raggiungere il culmine del Col Negro. Non troviamo segnaletica ma non è necessaria: si tratta infatti di guadagnare il modesto rilievo rivestito per lo più dai pini mughi sul cui vertice è posta l’evidente antenna radio. Lasciamo a sinistra il sentiero 261 che scende verso Calalzo trovando l’evidente sentierino che ne rimonta le pendici. In un punto l’esile traccia bordeggia il profondo salto che precipita verso oriente. Sono gli unici passi dell’escursione che richiedono un minimo di cautela e di piede fermo. Subito oltre si guadagna l’ampia sommità del Col Negro (m 1952 – ore 0,15 dal Rifugio Chiggiato – ore 2,30 dalla partenza). Consigliamo di spostarsi lungo la traccia che serpeggia tra i mughi posti in vetta sino a guadagnare un magnifico pulpito proteso verso oriente dal quale appare, bene in vista, il fondovalle con il Lago di Centro Cadore e il paese di Calalzo. Più distanti sfilano le Dolomiti d’Oltrepiave già in territorio friulano. Da rilevare inoltre il bellissimo colpo d’occhio sul terrazzo prativo che accoglie il Rifugio Chiggiato che appare come sospeso rispetto al fondo della Val d’Oten, osservabile subito alle sue spalle. Si ripete naturalmente la vista in direzione dei monti Antelao e Sorapiss nonché verso le Marmarole. Il rientro avviene a ritroso per un totale di circa 4 ore di cammino.
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