Cima Al Bal - Cima Nara

CIMA AL BAL (CIMA NORA - m 1260)

CIMA NARA (COL COI – m 1376)

MONTE GUIL (m 1322)

PUNTA DEI LARICI (m 908)

Itinerario ad anello poco conosciuto ma molto bello con vedute favolose sulla testata del Lago di Garda e sulla Val di Ledro. Il sentiero permette la percorrenza dell’esile cresta rocciosa parallela al Garda che sovrasta l’abitato di Pregàsina dividendolo dalla Valle di S.Antonio con il paese di Leano. La quota medio bassa dell’itinerario lo rende ideale in primavera (in assenza di neve sulle creste più alte) e in autunno anche inoltrato.

Dati tecnici:

Da Pregàsina (m 532): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Alcuni tratti di 1° grado più esposti interessano la salita alla Cima Al Bal ma sono evitabili con una breve variante più facile. Anche il tratto in parte su roccette che conduce a Cima Nara può essere aggirato privando però l’escursione del suo culmine più elevato. Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: Da Pregàsina alla Bocca di Lè: E - Dalla Bocca di Lè ai Prati di Guil: EE – Dai Prati di Guil a Malga Palaer: E – Da Malga Palaer a Pregàsina: T. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 844. – Dislivello complessivo sicuramente prossimo ai 1100 - 1200 metri tenendo conto dei numerosi saliscendi. Acqua sul percorso: presso Malga Palaer ad un’ora dal termine dell’escursione.

Accesso alla partenza:

Da Riva del Garda si segue la statale della Val di Ledro che raggiunge la valle con due lunghi tunnel. Subito dopo la seconda galleria lunga ben 3600 metri (tunnel Agnese), si individua sulla sinistra il bivio che conduce con una stradina a tratti strettissima ma asfaltata sino al paesino di Pregàsina (m 532). Lasciamo l’automobile nel piccolo parcheggio indicato chiaramente dai cartelli posto poco sotto la chiesa del paese.

Descrizione del percorso:

Parcheggiamo in coincidenza della frazione di Pregasina (m 532), posta in magnifica posizione panoramica tra spazi prativi e vegetazione che comprende specie d’origine mediterranea. La frazione appare sovrastata dalla Cima Nodice, obiettivo finale della nostra ascensione che appare come una grande testuggine dal profilo tozzo e e per lo più roccioso.

Dal parcheggio si risale la piccola scalinata che conduce alla soprastante strada. La guadagniamo in pochi istanti presso un vecchio lavatoio, per poi volgere a sinistra, passare davanti alla chiesa e procedere su stradina tra coltivazioni d’olivo sino all’evidente bivio indicato dai cartelli. Abbandoniamo il proseguo per Punta dei Larici e Malga Palaer volgendo a destra in ripidissima salita su stradina cementata. Ad un primo tratto particolarmente faticoso ne segue uno in pendenza meno marcata lasciando alla nostra destra le ultime case. Subito oltre il cemento e le abitazioni lasciano spazio ad un bel sentiero a fondo naturale tra bosco rado. Guadagniamo il bivio segnalato dai cartelli in località Tof (m 660). A sinistra prosegue il segnavia 422 per il Passo della Rocchetta mentre nel nostro caso procediamo verso Bocca di Lè e Cima Nodice passando sul sentiero 429. Il percorso, ben tracciato ed evidente, passa poco a sinistra di un esile pulpito panoramico. La digressione (pochi metri) è molto meritevole in quanto si schiude ai nostri occhi un grandioso panorama sulla sottostante frazione di Pregasina. La vista include un ampio settore del Lago di Garda nonché, sull’altra sponda, la grande sagoma del Monte Altissimo di Nago. Riprendiamo il sentiero con la tozza sagoma rocciosa di Cima Nodice posta di fronte a noi. Sulla destra si osservano ulteriori schiarite nella vegetazione che permettono d’inquadrare la testata del Garda con i monti Stivo e Biaena. In moderata pendenza guadagniamo un bivio ben segnalato dai cartelli. Abbandoniamo il sentiero che si separa sulla destra con cartello indicante Cima Nodice e Scala Santa scegliendo invece di salire, sulla sinistra, sino alla soprastante Bocca di Lè (m 800 - ore 0,45 dalla partenza).

Siamo ad un importante crocevia di sentieri. Sulla destra si sale ancora una volta al Monte Nodice mentre davanti a noi cala il percorso per Biacesa. La nostra escursione volge invece a sinistra, sul segnavia 430, con cartello indicante Cima Nara. Il fondo si fa immediatamente molto stretto e per qualche decina di metri si perde quota tra la boscaglia nel versante della Val di Ledro. Il sentiero volge poi bruscamente verso sinistra in improvvisa forte salita. Faticosamente si guadagna quota puntando in direzione dell’esile cresta discendente dalle soprastanti cime; in marcata pendenza la raggiungiamo con il panorama che si apre alle spalle in una splendida veduta della testata del Lago di Garda solo in parte coperta dalla cima del Nodice. L’itinerario mantiene inalterate le sue caratteristiche di forte pendenza raggiungendo un tratto di cresta particolarmente esile con un passaggio esposto sulla sinistra ben assicurato con uno spezzone di fune metallica. Da notare alle spalle la vista sull’abitato di Pregàsina dal quale ha avuto inizio l’escursione: possiamo apprezzare il dislivello fin qui superato. Si susseguono facili passaggi in parte su roccette sino al cartello indicante due possibilità: chi non vuole affrontare tratti impegnativi manterrà il sentiero a sinistra, mentre l’alternativa a destra è più difficile. Nonostante il cartello indicante “sentiero alpinistico” l’impegno si limita a qualche facile passaggio di 1° grado comunque in esposizione e senza assicurazioni su fondo in parte scivoloso. La ripida variante consente l’accesso all’esile crinale soprastante dal quale la vista si allarga inaspettatamente in una bella visione della Val di Ledro con il suo lago chiuso ad ovest dalle Alpi Giudicarie. Subito oltre la variante ha termine confluendo di nuovo nel sentiero 430. Consigliamo questa variante ad escursionisti pratici senza paura dell’altezza e in grado di muoversi con abilità su facili tratti a roccette che impegnano le braccia richiedendo senso dell’equilibrio. Il sentiero prosegue ora bordeggiando i ruderi della cosiddetta “cittadella militare” (m 1110), osserviamo infatti i resti di alcuni muri rocciosi costruiti all’epoca della prima guerra mondiale a scopo difensivo oltre a transitare davanti ad una caverna costruita artificialmente per lo stesso motivo. Si prosegue in moderata salita su cengia, affacciati alla Val di Ledro, transitando per un passaggio caratteristico tra la parete a sinistra e un pinnacolo roccioso a destra. Poco oltre il sentiero volge marcatamente a sinistra (freccia indicatrice in vernice rossa su una roccia) e la salita diviene nuovamente molto erta e ripida sino a guadagnare il filo di cresta soprastante con impressionante vista in tutte le direzioni. Spicca in particolar modo il Lago di Ledro verso ovest e gran parte del Lago di Garda subito sotto di noi con il lungo crinale di Monte Baldo a chiudere l’orizzonte orientale. Rasentiamo Cima Strussia (cartello col nome della vetta ma toponimo non riportato sulle carte ufficiali) per poi guadagnare in qualche minuto la vetta di Cima Al Bal (o anche Cima Nora – m 1260 – ore 2,15 dalla partenza – nome della cima indicato su un masso). Il proseguo dell’escursione rappresenta il tratto più spettacolare della gita: si segue pressochè fedelmente l’esile filo di cresta debordando di pochi metri sotto crinale in coincidenza dei passaggi più impegnativi. Si susseguono così una serie di numerosi saliscendi con panorama vastissimo e sorprende l’ottima scelta degli ideatori del sentiero, davvero abili nel selezionare un itinerario semplice lungo una cresta a tratti affilata. Davanti a noi osserviamo già la vetta di Cima Nara, punto più elevato del nostro trekking. Il sentiero 430 aggira tuttavia la cima traversando sotto di essa sul versante del Lago di Garda. Per raggiungere Cima Nara bisogna quindi abbandonare il segnavia volgendo a destra lungo traccia segnata ma senza cartelli indicatori. Come riferimento possiamo dire che in coincidenza del bivio è presente un grande asterisco in vernice rossa su una roccia oltre a un paletto di legno come segnavia. La deviazione è segnata anche se a tratti impegnativa richiedendo attenzione per la presenza di alcune ripide roccette oltre a un punto in cui si salta uno stretto spacco roccioso; in breve accediamo alla cima conosciuta anche come Col Coi (m 1376 – ore 0,40 da Cima Al Bal – quasi 3 ore dalla partenza – piccolo cartello sulla cima con toponimo) con vista sempre grandiosa sul Garda e Monte Baldo Da Cima Nara si prosegue in saliscendi sino a confluire di nuovo nel sentiero 430. Naturalmente è possibile omettere la salita a Cima Nara mantenendo il segnavia e traversando così sul fianco orientale della vetta. Qualunque sia la soluzione scelta, il sentiero cala ora ripidamente, passando sul versante occidentale e portandosi in parte nel bosco. Si raggiunge la marcata sella di Passo Chiz (m 1208) con nuovi scorci in direzione del Garda quindi si passa a destra di un piccolo ma strapiombante costone roccioso con annessa galleria che risale con tutta probabilità all’epoca della prima guerra mondiale. Il sentiero passa proprio davanti all’imbocco della caverna per poi traversare a tratti quasi in piano tra prateria e bosco rado in un ambiente particolarmente verde e suggestivo. Non resta che l’ultima salita dell’escursione: osserviamo già distintamente la prominenza rocciosa di Monte Guil. Ci portiamo sotto la piccola cima per poi risalirla in pochi minuti con un breve tratto ripido sino all’ometto costruito in vetta (m 1322). Si rinnova lo splendido panorama e da questa posizione risulta particolarmente suggestivo e affilato lo spigolo di Cima Nara dalla quale proveniamo mentre a ovest spicca cima Carone. Ha ora inizio la lunga discesa a valle: si perde quota ripidamente seguendo grosso modo il filo di cresta e calando in parte nel bosco fino ad una bellissima, ampia sella prativa in ambiente idilliaco (Prati di Guil – m 1240 – ore 1,30 da Cima Nara – ore 4,30 complessive). Questa bellissima prateria invita alla sosta prima di calare definitivamente a valle. In coincidenza della sella siamo infatti ad un bivio: a destra si cala in pochi minuti al Passo Guil, noi scegliamo invece la sinistra passando sul segnavia 422 in direzione del Passo della Rocchetta. Il primo tratto è in pratica in falsopiano e traversa subito sotto la cima di Monte Guil, si cala quindi con più decisione per poi traversare verso est con nuovi scorci sul Garda e su Monte Baldo. In ultimo ci portiamo al Passo Rocchetta (m 1158 – ore 0,20 dai Prati di Guil) caratterizzato da un curioso torrione di roccia che sovrasta il sentiero e la sella. Pochi metri prima del passo ignoriamo la deviazione a destra per Passo Guil e in coincidenza del passo facciamo attenzione al bivio tralasciando il sentiero 422 che continua a sinistra per passare invece sul 422bis in direzione della Val Palaer. Ci riportiamo nel bosco in ripida discesa con qualche scorcio sul Garda per poi raggiungere, sempre su facile sentiero, l’ampia conca prativa che accoglie la Ex Malga Palaer, ora trasformata in un bel punto di ristoro talvolta aperto nella bella stagione (m 946 – ore 0,30 dal Passo Rocchetta – ore 5,20 complessive). Presso il rifugio è presente un’ottima, abbondante fonte d’acqua (l’unica dell’intero percorso) oltre ad una torretta in legno per l’avvistamento degli animali. L’intera conca, come nel caso dei prati di Guil, è un ampio e suggestivo spazio prativo in quota circondato da boschi e cime: sicuramente un altro suggestivo luogo ad impreziosire un’escursione già di per sé molto bella.  Presso Malga Palaer ha termine il sentiero: si passa ora su strada bianca chiusa al traffico calando moderatamente di quota e guadagnando in 15 minuti dalla malga la pronunciata Bocca Larici (m 881) con grande vista sul Lago di Garda in direzione di Limone e Campione. In coincidenza di questa sella è bene non farsi sfuggire l’opportunità di guadagnare in pochi minuti, con una breve digressione, un punto panoramico straordinario. Si lascia la mulattiera per passare presso l’evidente Malga Larici (m 887) e guadagnare in qualche minuto la cima di Punta dei Larici (m 908) letteralmente strapiombante sul Lago di Garda, con grandissima visione di quasi tutto il lago ma soprattutto della sua testata (punto fotografico eccezionale). E’ una deviazione molto meritevole e comoda, prestando attenzione unicamente all’esposizione della sommità sul lago. Si rientra a ritroso alla Bocca Larici per proseguire in sbrigativa discesa sull’ampia strada bianca tra bosco in parte a pino marittimo. Il segnavia permette di evitare alcuni tornanti della strada con alcune scorciatoie segnate, la discesa appare comunque moderata con fondo che in ultimo è in parte cementato. La strada si riporta infine sul filo di cresta ricadente sul Garda, con alcune splendide visioni del lago sino ritrovare le prime case di Pregàsina. Un’ultima breve frazione ci riporta alla chiesa del paese per poi riguadagnare la partenza presso il parcheggio (ore 6,30 complessive)

Nota: Trattandosi di un itinerario circolare è percorribile in entrambi i sensi. Così come descritto permette però di liberarsi nelle prime 3 ore di cammino della frazione più impegnativa concedendo una discesa rilassante su facili sentieri e carrarecce chiuse al traffico. Nella direzione opposta appare decisamente più moderata la salita, ma a tratti ripidissima e disagevole la discesa da Cima Al Bal.

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