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CIMA ROSSA DI MARTELLO (VORDERE ROTSPITZE - m 3033)
Vorreste percorrere un itinerario che vi porti nel selvaggio e arcaico mondo dei ghiacciai senza dover affrontare i pericoli di una cordata o di un’arrampicata? Un certo numero di cime permettono in Alto Adige un’esperienza del genere; l’itinerario che andiamo a proporre è una magnifico percorso ad anello con culmine in coincidenza di una vetta superiore ai 3000 metri con grandioso panorama su un’impressionante cerchia di vedrette. Il seguito del percorso prevede un tratto in quota caratterizzato da sali scendi con transito presso due laghetti glaciali; la discesa a valle concede la visione di una magnifica cascata a rendere ancora più memorabile un’escursione di per sé già molto bella. Nel complesso si tratta di un itinerario sorprendentemente solitario nonostante la relativa facilità della salita ad un culmine davvero meritevole e remunerativo. Dati tecnici: Dal Rifugio Genziana (m 2051): Difficoltà: EEA (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: l’ultimo breve tratto subito sotto la cima è attrezzato con funi metalliche fisse che richiedono piede fermo; per il resto non vi sono difficoltà rilevanti; omettendo la frazione attrezzata l’itinerario è comunque da considerarsi EE per via dell’elevata quota di gran parte del percorso, con lunghe frazioni a fondo detritico o pietroso sconnesso). Dislivello assoluto: m 982; da notare che il dislivello realmente coperto è senz’altro superiore per via dei numerosi sali scendi. Acqua sul percorso: si sfruttano i torrenti che si incontrano nel settore iniziale e finale del percorso. Accesso: Si risale con la strada asfaltata tutta la Val Martello; raggiungiamo il lago artificiale del Gioveretto (Zufrittsee) quindi procediamo per l’ultimo breve tratto di strada sino a raggiungere il parcheggio oltre il quale è proibito il transito. Siamo presso il Rifugio Genziana (m 2051) che costituisce l’unico punto d’appoggio del nostro percorso, anche se, con alcune modifiche all’itinerario, si possono raggiungere altri rifugi gestiti come il Nino Corsi o il Martello. Descrizione del percorso: Si prosegue a piedi, oltre il divieto di transito, superando con il ponte una bella forra rocciosa nella quale notiamo il fragoroso torrente e alcuni salti d’acqua. Il segnavia che dobbiamo seguire è il numero 31 che manterremo fino alla cima; la salita, dapprima moderata, avviene nel bosco rado su fondo ben battuto per lo più terroso o erboso. Purtroppo noterete verso nord le rovine abbandonate dell’Hotel Paradiso, un bruttissimo e antiestetico stabile che non si capisce bene perché sia stato costruito nel mezzo di una valle che altrimenti offre un ambiente per lo più incontaminato; proseguite oltre certi che nel proseguo l’ambiente naturale diviene per fortuna padrone della scena. Alcuni scorci tra le conifere permettono, a meno di mezz’ora dalla partenza, di scorgere sull’altro fianco della valle il Rifugio Nino Corsi, costruito in bella posizione; più a meridione il nostro sguardo è attratto dai ghiacciai di Cima Venezia. Un breve tratto e siamo al bivio che segna l’inizio del nostro itinerario circolare: tralasciamo il proseguo del sentiero per volgere a sinistra seguendo i chiari cartelli segnaletici indicanti la Cima di Martello. Il tracciato diviene immediatamente più ripido, mantenendosi inizialmente tra pascoli con ancora una rada alberatura a conifere. La rapida ascesa concede un panorama che diviene rapidamente ampio, permettendo non solo la vista delle montagne ghiacciate che chiudono l’orizzonte a sud, ma anche in direzione di una bella cascata presso la quale transiteremo al ritorno. Nel proseguo del cammino gli alberi cedono definitivamente il passo ai pascoli d’altitudine: osserviamo verso nord un bel colpo d’occhio verso il fondo della Val Martello con le Alpi Venoste a chiudere l’orizzonte settentrionale. La prateria diviene in parte sassosa: affrontiamo ora un tratto estremamente ripido sino ad accedere, faticosamente, al soprastante terrazzo; il paesaggio appare ora desolato, con il piano erboso sovrastato dalle pendici rocciose delle soprastanti cime. Contrariamente alle apparenze, l’itinerario non è diretto verso il ghiaione in pendenza in parte occupato dai nevai sino ad estate inoltrata; in realtà il segnavia guida molto più a sinistra andando a rimontare, nuovamente in forte pendenza, il costone per lo più erboso. La pendenza permane sostenuta, la difficoltà inesistente grazie ad un percorso del tutto privo di tratti esposti. Cominciamo a scorgere, verso sudovest, la sagoma affilata e slanciata del Gran Zebrù, una delle vette più ambite dagli esperti scalatori, oltre a dominare il grande vallone ove si scorge il sentiero che dal Rifugio Corsi conduce al Rifugio Martello. Raggiungiamo alcune facili ondulazioni erbose oltre le quali il sentiero obliqua a sinistra portandosi nel mezzo di un vasto canalone pietroso; ancora una volta il percorso, ben tracciato e ben scelto, rimonta il pendio franoso senza alcuna difficoltà degna di nota grazie ad una fitta serpentina di svolte. Al di sopra volgiamo a destra fra gli ultimi ciuffi d’erba quindi, ormai decisamente in quota e con le cime visibilmente più vicine, la vegetazione cede definitivamente il passo ai detritici pendii sommitali. Il segnavia guida, sempre con numerose svolte, lungo l’instabile fianco della montagna, con curiosa vista che si dischiude verso meridione con la presenza di un verdeggiante cocuzzolo erboso che va a sovrapporsi al candore dei ghiacciai all’orizzonte. Un ultimo tratto in pendenza su fondo instabile conduce alla base di uno sperone roccioso. Siamo anche ad un importante bivio: subito a fianco della paretina notiamo l’uscita di un vasto canalone detritico che costituisce la via manifesta per accedere al punto più alto. Sulla destra cala invece il sentiero 37A che per ora tralasciamo. La salita nel canalone potrebbe impensierire i meno pratici: il pendio è molto inclinato e caratterizzato da rocce e sabbie estremamente instabili; fortunatamente il percorso traversa subito a destra del canale andando ad afferrare provvidenzialmente le funi metalliche poste sulle rocce a lato. Il tratto attrezzato è breve ed impegna per una decina di minuti; l’escursionista con piede fermo non farà troppa fatica nel superare queste difficoltà. A termine degli infissi non restano che gli ultimi passi su rocce rotte accedendo infine al punto più alto (m 3033 – ore 3 circa dalla partenza – libro di vetta). Il panorama che si gode dalla cima merita più di una menzione: a sorpresa l’orizzonte che si spalanca ai nostri occhi è vastissimo e si allarga in una visione quasi “artica” dominata com’è da ghiacciai intensamente crepacciati soprattutto verso oriente e a meridione. Notiamo ora lontana e quasi sognante la testata della Val Martello mentre sotto la verticale della cima, in direzione nord, osserviamo il lago artificiale del Gioveretto e le Alpi Venoste a chiudere l’orizzonte. L’escursione può essere, per chi è stanco, conclusa rientrando a ritroso. Se invece non mancano le energie e il tempo permane stabile è consigliabile procedere in un itinerario ad anello davvero entusiasmante per le sue panoramiche. In questo caso si cala a ritroso affrontando in senso inverso la frazione attrezzata. Raggiunto lo sperone roccioso alla base del canalone detritico abbandoniamo la via di salita per passare più a sinistra sul segnavia 37A. Scendiamo in qualche minuto alla sottostante selletta oltre la quale il percorso procede in facile saliscendi tra nevai che tendono a persistere per buona parte dell’estate. Guidati tra i detriti dai segnavia e da alcuni ometti di pietre, raggiungiamo in breve uno splendido laghetto glaciale, caratterizzato da acque di colore verde intenso nelle limpide giornate estive. Alle spalle apprezziamo la sagoma della Cima Rossa di Martello con il ghiaione utilizzato per la via di salita che appare da questa posizione precipite e più repulsivo di quanto in realtà non sia. Il proseguo è sempre ben segnato in ambiente d’altitudine particolarmente selvaggio e impervio, dominati come siamo dai grandi ghiacciai che si spingono, con i loro lembi inferiori, a breve distanza dal nostro sentiero. Subito oltre ci portiamo a poca distanza da un secondo laghetto d’origine glaciale (m 2901) un po’ più grande del precedente e caratterizzato da acque di colore verde cupo. In realtà non lo raggiungiamo per pochissimo in quanto poco prima di guadagnarne la sponda settentrionale il sentiero cala a destra lungo il filo di un’esile spalla dal fondo quasi sabbioso, abbandonando così il settore più elevato del trekking. Scendiamo subito a sinistra del curioso rilievo caratterizzato da rocce rossastre denominato Cima Serana (Schranspitze – m 2888); raggiungiamo la selletta immediatamente a sinistra della vetta oltre la quale si divalla con decisione nel sottostante vallone. Il segnavia continua a guidare nella ripida discesa sino a guadagnare la piccola conca sottostante attraversata dal torrentello. Davanti a noi riconosciamo il bordo di un’antica morena laterale originata da un ghiacciaio oggi molto arretrato per via del riscaldamento del clima. In pochi metri di risalita il sentierino sormonta questa fascia trasversale di detriti per affacciarsi, subito al di là, in un altro vasto pianoro detritico per lo più asciutto nella stagione estiva. Osservando il pendio che si innalza alla sinistra appare evidente l’antica presenza della vedretta: sono infatti numerosi gli affioramenti di grandi rocce lisce e arrotondate per via dell’azione erosiva esercitata dal ghiaccio; più in alto osserviamo il fronte del ghiacciaio che nel complesso si è portato almeno un centinaio di metri più in alto lasciando libero il piano detritico dal quale ammiriamo questo meraviglioso panorama d’alta montagna. Alle spalle osserviamo l’intero percorso di discesa seguito dalla selletta presso Cima Serana fin qui, transitando tra rocce e detriti di colore rossastro. Il seguito del sentiero conduce infine sul filo di un’altra morena laterale questa volta davvero impressionante per le sue dimensioni e la sua lunghezza. Osserviamo il profondo solco originato dal ghiacciaio in parte ancora presente sebbene anch’esso vistosamente arretrato. Il percorso abbandona definitivamente il mondo dei ghiacci seguendo verso destra il bordo detritico dell’antica morena e andando così a perdere rapidamente quota. Sulla sinistra, al di sotto del bordo della morena, osserviamo al posto della vedretta un bel torrente glaciale, mentre alle spalle ammiriamo per l’ultima volta la spettacolare lingua glaciale e il soprastante bacino d’ablazione. Scendendo ulteriormente, il filo della morena si perde nel sottostante terrazzo detritico dove andiamo ad incrociare un importante sentiero, più facile e marcato; verso sinistra si può raggiungere, in 15 – 20 minuti, il Rifugio Martello, deviazione che potrebbe risultare utile in caso di maltempo o di necessità per poter usufruire di un valido punto d’appoggio gestito. Il nostro itinerario prevede invece la percorrenza verso destra (segnavia 37) transitando tra i primi verdeggianti pascoli; bordeggiamo a destra un piccolo specchio d’acqua dove si riflettono splendidamente le cime ghiacciate poste a sud. Da notare, sempre appariscente e aguzzo, il profilo slanciato e affilato del Gran Zebrù. Il percorso divalla ora, seguendo gli ometti e la segnaletica sempre efficiente e chiara, in direzione del sottostante grande vallone; non sono terminate le belle sorprese in quanto appare a sinistra una bellissima cascata che precipita lungo il pendio roccioso inclinato. La discesa conduce al magnifico pianoro sottostante dal quale il salto d’acqua appare visibile in tutta la sua imponenza. Superiamo il torrente con il ponticello in legno per procedere ora in una splendida prateria; compaiono le prime conifere e il Rifugio Corsi nel fondo valle. Caliamo sbrigativamente di quota sino a chiudere il nostro itinerario ad anello in coincidenza del bivio con il segnavia 31, percorso all’andata per salire alla Cima Rossa di Martello. L’ultimo quarto d’ora di discesa è comune all’andata e riporta senza alcuna difficoltà al parcheggio presso il Rifugio Genziana, a termine di un percorso d’alta quota che resterà a lungo nelle nostre menti per via delle visioni fantastiche su ghiacciai e cime spesso poco note anche agli escursionisti (7 ore complessive – quasi 4 ore dalla Cima Rossa di Martello). N.B Chi dovesse temere la frazione attrezzata con funi metalliche può omettere la salita alla Cima di Martello eseguendo comunque il percorso ad anello. In questo caso, raggiunto lo sperone roccioso alla base del tratto attrezzato, si tralascia l’ascensione per procedere direttamente a destra sul sentiero 37A in direzione dei due laghetti glaciali. Il percorso risulta in questo caso più breve di circa mezz’ora.
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