Cima di Solda

CIMA DI SOLDA (SULDENSPITZE - m 3376) 

Quando si raggiungono quote come quella della Cima di Solda, sfiorando i 3400 metri, è normale immaginarsi strapiombi, canaloni, pericolosi pendii ghiacciati o grandi pareti rocciose; è altrettanto normale aspettarsi un’ascesa adatta ad un provetto alpinista e non certo per i “normali” escursionisti. Fortunatamente esistono alcune felici eccezioni ed è il caso proprio di questa cima che, a dispetto dell’altitudine, si presenta del tutto inoffensiva grazie all’aspetto di un innocuo panettone detritico.  In condizioni asciutte, in estate inoltrata, la via di salita non tocca ghiaccio e neve evitando chirurgicamente gli enormi campi ghiacciati che caratterizzano le vicine Vedretta Lunga e Vedretta del Cevedale. Accade così che l’impossibile divenga abbordabile e vi troverete come escursionisti in un mondo artico vertiginoso ed imponente. Significa forse che la salita sia per tutti? Niente affatto: in realtà la difficoltà di salita appare estremamente variabile in funzione delle condizioni climatiche. In agosto o in settembre, con tempo stabile e in assenza di vetrato, l’ascesa presenta difficoltà escursionistiche. Basta tuttavia modificare una qualsiasi variabile per rendere l’ascensione per esperti. Un improvviso peggioramento del tempo, ripidi nevai residui, roccia coperta da un fastidioso strato di ghiaccio o vento fortissimo sono alcune delle armi che la natura può sfoderare per bloccare improvvisamente il cammino ed ecco perché molte guide indicano la cima come raggiungibile con ramponi e piccozza. Tenendo conto di questo cosa si può fare per pianificare correttamente la salita minimizzando i rischi? Possiamo senz’altro suggerire una telefonata al Rifugio Pizzini o meglio ancora al Rifugio Casati, ottimi punti d’appoggio che vengono toccati dall’escursione. I gestori sapranno senz’altro informarvi sul livello di difficoltà del percorso. L’ascolto delle previsioni meteorologiche resta l’altra condizione imprescindibile scegliendo giornate dal tempo stabile e prive di nebbie o forte vento. D’altra parte a queste quote può nevicare in tutti i mesi dell’anno. Se userete al meglio queste indicazioni riuscirete, probabilmente, a scegliere una di quelle poche giornate, di solito in agosto o in settembre, in cui si raggiunge la vetta con difficoltà escursionistiche: un ricordo che porterete dentro di voi a lungo o forse per sempre.

L’escursione in breve:

Rifugio Pizzini Frattola (m 2700) – Laghi di Cedèc (m 2744) – stazione a valle teleferica materiali (m 2832) – Passo del Cevedale (Langenfernerjoch – m 3266) – Rifugio G. Casati (m 3254) – Rifugio A. Guasti (m 3270) – Cima di Solda (Suldenspitze – m 3376)

Partenza dal Rifugio Pizzini - Frattola (m 2700):

Difficoltà: E oppure EE a seconda della presenza o meno di residui nevosi o placche di ghiaccio (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 676 (partendo dal parcheggio dei Forni: m 1236). Acqua sul percorso: una sola fonte dietro al Rifugio Pizzini; l’acqua in uscita dalle vedrette contiene limo glaciale e non è quindi potabile.

Accesso:

Da Bormio si risale la Valfurva raggiungendo il paese di Santa Caterina. In paese troviamo le indicazioni per la “Strada dei Forni” e i Rifugi Forni e Pizzini. Si procede in questa direzione seguendo la stretta stradina con transito consentito previo pagamento di un pedaggio che conduce sino al Parcheggio dei Forni (m 2140) presso l’omonimo rifugio. Il proseguo della strada, in direzione del Rifugio Pizzini, è chiuso al traffico turistico trattandosi di una stretta mulattiera percorribile solo da mezzi 4x4. Chi desidera ridurre in maniera considerevole il percorso può prendere in considerazione la possibilità di farsi accompagnare sino al Rifugio Pizzini con il servizio di mezzi fuoristrada organizzato nella stagione estiva con partenza dal centro di Santa Caterina Valfurva. Consigliamo naturalmente di informarsi in anticipo su orari e disponibilità dei taxi 4x4. In assenza di questa possibilità la salita dal Parcheggio dei Forni al Rifugio Pizzini richiede circa due ore aggiuntive di cammino che portano il dislivello complessivo da coprire a ben 1236 metri. In questo caso l’ascesa impegnerà per 4 ore e la discesa per altre 3 ore rendendo molto più faticoso lo svolgimento dell’escursione in una sola giornata.

Descrizione del percorso:

Come anticipato evitiamo di descrivere la salita dal parcheggio dei Forni sino al Rifugio Pizzini. Ci limitiamo a dire che il cammino ricalca la sconnessa gipponabile che si sviluppa sulla destra orografica della Val Cedec. La nostra descrizione inizia dal Rifugio Pizzini Frattola (m 2700), posto in un contesto d’alta montagna di grandiosa bellezza. Guardando alle spalle, verso meridione, godiamo di una visione straordinaria sul Ghiacciaio dei Forni mentre verso oriente il paesaggio è dominato dai seracchi che caratterizzano la Vedretta del Pasquale. Volgendo con lo sguardo a settentrione la scena è occupata dalla slanciata sagoma del Gran Zebrù, senz’altro una delle cime più belle ed eleganti delle Alpi Orientali. Non potrebbe esserci contesto migliore per intraprendere questa salita.

Procediamo oltre il rifugio seguendo l’ampia sterrata inizialmente tra gli ultimi prati d’altitudine. Poco oltre andiamo a scavalcare un bel torrente d’origine glaciale su fondo detritico o ghiaioso. Varcato il torrente siamo nuovamente tra i prati quindi passiamo subito a sinistra del più grande di laghi di Cedec (m 2744). Segue una breve salita sempre su ampia sterrata che conduce al dosso detritico ove è posta la stazione a valle della teleferica per il trasporto materiali del Rifugio Casati (m 2832). Poco prima di guadagnare la struttura della teleferica un cartello indicatore in legno segnala il sentiero che si separa a destra con indicazioni per la Cima di Solda data a ore 1,40 di distanza. Muoviamo in questa direzione abbandonando definitivamente la gipponabile.

Ci incamminiamo sul segnavia 528 perdendo quota per pochi metri. Scavalchiamo un ulteriore ruscello d’origine glaciale mentre sulla sinistra compare un secondo ampio specchio d’acqua. La zona appare costellata di piccoli invasi che si trasformano nei giorni sereni in magnifici soggetti fotografici. I due più belli sono appena oltre sulla destra e richiedono una deviazione di qualche minuto priva di difficoltà. La superficie dei laghi offre riflessi e suggestioni davvero uniche. Sia il lontano ghiacciaio dei Forni che la vicina Vedretta di Cedec con le cime del Monte Pasquale e soprattutto del Cevedale sono la straordinaria, imponente cornice che si specchia nei giorni limpidi nei due laghetti. Impossibile non fermarsi per ammirare un panorama che ricorda l’ambiente della tundra artica. Subito oltre il sentiero diviene ripido affrontando in diagonale ascendente il pendio. La vetta del Cevedale con i suoi grandi crepacci sovrasta il sentiero rendendo il luogo ancora più imponente. Con alcuni tornanti prendiamo quota restando sempre a distanza di sicurezza dai seracchi potendo pertanto ammirare un panorama glaciale senza tuttavia affrontare alcuna difficoltà. Lasciamo la Vedretta di Cedec alle nostre spalle muovendo verso sinistra. Motivo dominante del tratto che segue è senz’altro la slanciatissima sagoma del Gran Zebrù, in grado di incutere riverenza e ammirazione da dovunque la si osservi.

È una sorpresa rilevare come il tracciato sia ampio e ben delineato. Gli unici problemi possono derivare da eventuali nevai residui che tendono ad attardarsi sino a metà estate. Nello specifico abbiamo trovato, in occasione della nostra salita, un sinuoso dosso innevato percorso da un’evidente traccia. Inutile dire che stagioni più secche ed aride oppure più fredde e nevose potrebbero modificare la situazione sul campo fermo restando che anche in presenza di nevai è quasi sempre presente, in estate, una buona traccia trattandosi di un itinerario molto frequentato. Poco oltre siamo all’unica breve frazione che richiede un attimo di cautela in più: una balza rocciosa particolarmente ripida è stata gradinata e messa in sicurezza con l’aggiunta di catene metalliche come corrimano. La difficoltà è relativa: non si arrampica e gli appoggi non mancano mai. Con fondo asciutto non vi è alcun problema. Subito oltre riprende la sequenza di stretti tornanti. La pendenza e soprattutto la quota rendono l’ascesa faticosa; in compenso il tracciato è ben scelto e se si eccettua la presenza di eventuali nevai residui non si affronta alcun reale problema. Sempre più impressionante si fa la vista del Monte Cevedale con le sue vedrette in un paesaggio davvero vertiginoso. Ancora uno sforzo e accediamo infine al Passo del Cevedale (Langenfernerjoch – m 3266 – ore 2 dal Rifugio Pizzini) dove si apre una visione in grado di suscitare grandissime emozioni: si schiude ai nostri occhi la grandiosa distesa della Vedretta del Cevedale (Zufallferner) dominata dall’omonima vetta.

Pochi passi verso sinistra e siamo al Rifugio Gianni Casati (m 3254), costruito in posizione strategica. La presenza di questa struttura si rivela un importante fattore di sicurezza nel caso di un improvviso cambiamento del tempo. Il grande terrazzo in legno antistante l’entrata offre un paesaggio glaciale mozzafiato culminante nel grande scivolo ghiacciato discendente dalla vetta bifida del Cevedale. Poco sopra il Rifugio Casati è presente la struttura un po’ più piccola del Rifugio A. Guasti (m 3270) che si erge sullo sfondo della grande cupola della Cima di Solda, obiettivo della nostra salita. La nostra escursione procede pertanto in questa direzione con cartello in legno presso il Rifugio Casati indicante la cima a mezz’ora di cammino. In qualche minuto raggiungiamo il Rifugio Guasti quindi procediamo lungo l’ampia cresta che divide la Vedretta del Cevedale a destra dalla Val Cedec alla nostra sinistra. Il tracciato, nel complesso ben evidente, perde debolmente quota limitandosi a lambire il bordo del ghiacciaio. In occasione del nostro passaggio abbiamo osservato piccoli specchi d’acqua generati dalla fusione delle nevi e del ghiaccio a rendere l’ambiente ancora più suggestivo. Raggiunta in qualche minuto un’ampia sella proseguiamo rimontando l’innocuo panettone detritico che caratterizza la Cima di Solda. In ambiente di grandiosa bellezza rimontiamo il pendio seguendo il bel sentierino scavato tra i detriti. La pendenza resta moderata ed è sorprendente osservare come il tracciato non tocchi in nessun punto tratti di vedretta né tanto meno frazioni di arrampicata. In breve e senza eccessiva fatica siamo sull’ampia sommità della Cima di Solda (Suldenspitze – m 3376 – ore 0,30 dal Rifugio G. Casati – ore 2,30 dal Rifugio Pizzini).

Il panorama di vetta è straordinario. Raggiungendo il punto più alto ci affacciamo nel versante altoatesino ammirando oltre al Gran Zebrù il colosso delle Alpi Orientali, ovvero l’Ortles (m 3905), nonché il prospiciente Monte Zebrù. Sempre affacciandosi verso settentrione osserviamo al di sotto della nostra verticale gli ampi campi ghiacciati che caratterizzano la Vedretta del Solda (Suldenferner). Possiamo inoltre osservare l’articolata cresta rocciosa che cala al Passo del Lago Gelato per poi risalire sino all’omonima punta. Alle nostre spalle si ripete la straordinaria visione del Monte Cevedale. Avevamo già accennato all’aspetto bifido della vetta e in effetti la sommità di sinistra è la cosiddetta Cima Cevedale (Zufallspitze – m 3757) mentre a destra abbiamo il punto più alto, sia pure per pochi metri, del Monte Cevedale (m 3769). Dalla cresta sommitale scivola sino in prossimità del Rifugio Casati la grandiosa Vedretta del Cevedale (Zufallferner) che si raccorda, più in basso, con la crepacciata Vedretta Lunga (Langenferner). A destra del Cevedale notiamo l’anticima del Monte Pasquale a sovrastare l’omonima vedretta interessata da numerosi seracchi. Ancora più a destra dominiamo la profonda Val Cedec con, sullo sfondo, il grande Ghiacciaio dei Forni. Inutile dire che il rientro avviene a ritroso riportandosi in due ore circa presso il Rifugio Pizzini Frattola (ore 4,30 complessive). Partendo dal Parcheggio dei Forni sono da preventivare circa 7,30 ore di marcia.

Cenni sulla flora:

Inutile dire che la flora osservabile lungo il percorso è quella tipica dei fondi silicei d’alta quota. A queste altitudini la stagione delle fioriture è brevissima e spesso appare posticipata al mese di agosto a seconda della presenza o meno di neve residua. Segue una breve selezione delle principali specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta all’inizio del mese di agosto.

Entità endemiche:

1)    Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); endemica delle Alpi è una pianta tipica dei macereti d’alta quota.

2)    Genepì maschio (Artemisia genipi); endemismo dell’arco alpino che purtroppo si sta pericolosamente rarefacendo in quanto è stato in passato raccolto indiscriminatamente per produrre amari.

3)    Achillea nana (Achillea nana). É una specie endemica delle Alpi Occidentali e Centrali ricoperta da un inconfondibile tomento lanoso bianco argenteo.

4)    Raponzolo minore (Phyteuma globulariifolium subsp. pedemontanum) endemico dell’arco alpino.

5)    Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum); è una pianta endemica dell’arco alpino dai magnifici fiori bianchi.

Altre specie:

1)    Trifoglio bruno (Trifolium badium)

2)    Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

3)    Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

4)    Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

5)    Sassifraga androsacea (Saxifraga androsacea)

6)    Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia)

7)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

8)    Ambretta strisciante (Geum reptans)

9)    Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

10)  Arabetta celeste (Arabis caerulea)

11)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

12)  Salice erbaceo (Salix herbacea)

13)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

14)  Genzianella peduncolata (Gentiana tenella); questa piccola genziana, poco appariscente per le sue limitate dimensioni, è in generale una pianta artico alpina assai rara, meritevole di rispetto e protezione.

15)  Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

16)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

17)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

18)  Garofano glaciale (Dianthus glacialis)

        19)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

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