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FERRATA CASTEL DRENA (SENTIERO SALLAGONI)
Gruppo montuoso: Gruppo del Bondone - Stivo Grado di difficoltà globale: MEDIAMENTE DIFFICILE (Vai alla scala delle difficoltà). Difficoltà tecniche: 2 (Giudizio condizionato dal passaggio chiave – altrimenti 1) Esposizione: 2 Impegno fisico: 1+ Dislivello assoluto: m 290 Tempo di percorrenza: ore 2,30 (ore 1,30 per la salita sino al castello / meno di un’ora la ferrata) Punti di appoggio: paese di Drena Accesso: Proveniendo dal Lago di Garda o da Rovereto si transita presso Arco e si raggiunge la periferia di Dro. Abbandoniamo a questo punto la strada che proseguirebbe per Pietramurata e Sarche volgendo a destra sulla S.P 84 in direzione di Drena. Procediamo per un paio di km sino ad un bel parchetto di ulivi che si estende su entrambi i lati della strada (tavoli e panche in legno). Come ulteriore riferimento è presente sulla destra un parcheggio e un attimo prima d’esso un evidente campo di tamburello. Possiamo a questo punto abbandonare l’automobile procedendo a piedi sulla destra subito alle spalle del parcheggio. Pochi passi e siamo su ampia carrareccia con cartello indicante “passeggiata al castello”. La seguiamo verso destra, sempre tra gli ulivi, sino ad un bivio: ignoriamo il proseguo a sinistra che transiterebbe davanti ad un tunnel in cemento armato di proprietà dell’Enel. Manteniamo invece la destra perdendo lievemente quota; poco oltre troviamo, anche se tardivamente, il cartello indicante che la direzione è quella corretta (indicazione per “Sentiero Sallagoni”). Appena oltre l’evidente curva in discesa, troviamo sulla sinistra la deviazione per la ferrata (ulteriore cartello poco appariscente in quanto spostato rispetto al sentiero). Pochi passi (sentiero con staccionata) e ci troviamo all’attacco della via in coincidenza dell’uscita dello stretto orrido scavato dal Rio Sallagoni (m 100 di quota - ore 0,10 dalla partenza). Un bel prato ci permette di indossare comodamente l’attrezzatura per ferrata. Descrizione della ferrata: La ferrata ha inizio sul lato sinistro dell’angusta gola. Funi metalliche per le braccia e staffe in ferro per i piedi permettono di salire in esposizione ma senza rilevanti difficoltà. Ci troviamo a rimontare verticalmente la parete rocciosa e osserviamo una quindicina di metri più in basso il fondo del canyon scavato dal torrente. Un piccolo piano permette di prendere fiato e osservare, sempre a destra, una bella cascatella. Segue un ulteriore salto verticale con appoggi naturali nella parte inferiore e due staffe al di sopra, nel punto più esposto e verticale. Superata questa difficoltà termina il breve tratto a sviluppo verticale della via: l’intero proseguo altro non è che un traverso orizzontale sulle pareti dell’orrido caratterizzato dalla continua presenza di staffe per i piedi e della fune metallica per le braccia. Non deve tuttavia essere sottovalutato l’impegno, andiamo infatti ad affrontare immediatamente il passaggio chiave della ferrata. Un breve passaggio di 4 – 5 metri costringe, per via della roccia prominente all’altezza delle braccia, ad un’eccessiva esposizione del busto rispetto ai piedi, che trovano comunque appoggio sulle staffe. E’ un passaggio difficile, che condiziona il proseguo della via, ma fortunatamente breve, che richiede forza nelle braccia e una certa prontezza per non restare a lungo in una posizione davvero faticosa e particolarmente esposta verso il fondo dell’orrido. Subito oltre ci ritroviamo in posizione verticale più comoda e possiamo riposarci stazionando comodamente sulle continue staffe metalliche. Chi non se la sentisse di proseguire può, poco oltre, abbandonare il tracciato salendo a sinistra sulla scaletta metallica che conduce nel bosco soprastante: da qui, per tracce nella vegetazione, si raggiunge il castello di Drena. Consigliamo naturalmente, se possibile, di restare invece sulla via ferrata che prosegue penetrando spettacolarmente nella parte più buia e nascosta della gola. La fune prosegue infatti guidando all’interno del solco e senza le staffe per i piedi sarebbe davvero difficile proseguire considerata la roccia estremamente liscia che caratterizza le pareti. La gola si fa molto stretta e angusta con il sole che non raggiunge il fondo del fosso: la ferrata mantiene le sue caratteristiche di esposizione permanendo alta alcuni metri rispetto al torrente. Le attrezzature seguono naturalmente le anse del canyon che ora volge con decisione verso destra. Procedendo quasi al buio raggiungiamo l’altro punto caratteristico della via: il momento in cui si passa dal lato sinistro a quello destro della gola. Le due pareti arrivano infatti a distare meno di un metro l’una dall’altra. La fune si interrompe sul lato sinistro e un breve salto permette di raggiungere la staffa e la fune sulla parete di destra. Un attimo prima del salto è “mancante” una staffa, di conseguenza si sfrutta con una certa difficoltà un esile appoggio inclinato nella roccia: la difficoltà è rilevante soprattutto per chi è basso di statura. Appena oltre, una volta passati sull’altra parete, siamo di nuovo in posizione comoda potendo restare comodamente in verticale sulle staffe metalliche. Non resta che l’ultima parte del traverso con le funi e i gradoni in ferro che conducono rapidamente verso l’uscita della gola. L’orrido infatti si allarga ma l’ultimo tratto attrezzato costringe ancora una volta ad esporre il busto più delle gambe. Facendo forza sulle braccia superiamo quest’ultimo faticoso tratto e terminiamo il settore attrezzato direttamente a lato del torrente Sallagoni a termine della parte più spettacolare dell’orrido. La nostra escursione procede a questo punto sul lato destro del valloncello risalendo di quota tra la vegetazione. Il sentiero è visibilmente artefatto, e nei pochi tratti ripidi è attrezzato con funi e gradoni in ferro. Passiamo a lato di un lungo ponte tibetano che comunque non fa parte del nostro percorso. Chi vorrà fare una foto potrà eseguire la deviazione sul ponte di funi prestando però attenzione ai cavi per le braccia piuttosto bassi e alle oscillazioni della struttura. Proseguendo nella nostra escursione il sentiero passa attraverso uno strettissimo solco creato da due grandi e lisce pareti rocciose. E’ un passaggio molto suggestivo che concede la visione di una limitatissima striscia di cielo. Oltre si rasenta una magnifica cascata generata dal Rio Sallagoni. Nella prosecuzione giungiamo infine al ponticello in legno che scavalca il torrente riportandoci sul lato sinistro del solco vallivo. Per passare sul ponticello abbandoniamo il tracciato che altrimenti proseguirebbe con segnavia sul lato destro della valle; attraversato il ponte risaliamo la costa opposta portandoci fin sotto la struttura di Castel Drena. L’ultimissimo tratto di sentiero aggira sulla destra le mura del castello sino a raggiungere il portone d’ingresso della struttura. Ancora pochi metri e ci troviamo sulla provinciale a termine d’ogni difficoltà (m 390 - ore 1,30 complessive). Rientro alla partenza: Dal Castello di Drena si scende verso il fondovalle sulla provinciale (in direzione di Dro). Qualche ramo di sentiero permette di tagliare alcuni tornanti che caratterizzano la strada; in tutto la discesa richiede un’ora circa. Molto meglio fare l’autostop; in entrambi i casi si ritorna al parcheggio utilizzato come partenza. Osservazioni – Caratteristiche della ferrata: Tutt’altro che semplice, è una via per ferratisti di media esperienza. La denominazione “Sentiero Sallagoni” è quindi illusoria: non si tratta certo di un sentiero, ma piuttosto di una ferrata che richiede in un breve tratto una certa forza di braccia. Non ci sentiamo di consigliarla a chi è del tutto privo d’esperienza. Lo sviluppo della via è prevalentemente orizzontale ad eccezione del breve tratto iniziale. Nonostante questo, nel passaggio chiave è necessario procedere sfruttando la forza delle braccia per via di un’eccessiva esposizione della roccia e quindi della fune metallica rispetto alle staffe ove poggiano i piedi. Altri due punti nel proseguo richiedono ancora, per avanzare, uno sbilanciamento del busto rispetto alle gambe, è quindi una via da sconsigliarsi a chi non ha forza nelle braccia (particolarmente le donne). Se questo itinerario non fosse così breve impegnerebbe le braccia in modo notevole e la difficoltà ne risulterebbe amplificata. E’ da rilevare inoltre la distanza in alcuni casi un po’ eccessiva tra una staffa d’appoggio e l’altra, la ferrata risulta quindi più impegnativa per chi è basso di statura. La fune è comunque ben tesa e le attrezzature senz’altro sufficienti. Tra i pregi deve essere sottolineata la rapidità (pochi minuti) con cui ci si porta all’attacco della via. L’intero percorso non è affatto lungo e può essere combinato, per riempire la giornata, con altri itinerari nella zona, ad esempio la ferrata Colodri presso Arco. Da un punto di vista ambientale risulta inoltre un itinerario in ambiente davvero spettacolare e insospettabile stante la posizione nascosta e appartata dell’orrido. Al pari d’altri itinerari di bassa quota è una via da evitarsi nei mesi più caldi per le elevate temperature; in contrasto è un percorso a volte percorribile anche in inverno in assenza di neve o ghiaccio. Il percorso d’avvicinamento risulta poco segnalato (anno 2008) e la via in sé, nonostante i suoi pregi, non gode ancora di grande notorietà. VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING
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