Camoscio

Ogni volta che abbiamo incontrato nelle nostre avventure il Camoscio è sempre stata un’emozione. La capacità di questi splendidi animali d’arrampicarsi su pareti talvolta semiverticali ha del prodigioso. Appare evidente come la specie sia, in tutto e per tutto, adattata a vivere nelle zone rocciose d’alta quota. Non dimenticheremo mai il curioso incontro che abbiamo vissuto sulla Cima di Costabella nel Gruppo del Monte Baldo (Veneto). Un cucciolo, troppo curioso, abbandonò il suo gruppo per vedere chi eravamo portandosi a pochi metri da noi. Buon per lui che siamo escursionisti del tutto inoffensivi e non cacciatori. L’incontro fu piacevole quanto sorprendente; restano le foto sottostanti a ricordo di quell’incontro. Andiamo ora ad imparare qualcosa di più sulla specie.

Ordine: Artiodactyla

Famiglia: Bovidae

Nome della specie: Rupicapra rupicapra

Dieta: in estate erbe, nella stagione invernale muschi, licheni e germogli d’albero.

Distribuzione: E’ una specie presente sulle montagne del centro e del sud Europa (Francia, Italia, Svizzera, Austria, Baviera, Liechtenstein, Catena del Giura, Slovenia e penisola balcanica); la specie è stata reintrodotta nella Foresta Nera, nei Vosgi e dal 1978 nel Cantal del Massiccio Centrale in Francia. Sugli Alti Tatra l’areale raggiunge l’estremità settentrionale. Agli inizi del 900 la specie è stata introdotta in Nuova Zelanda. In Italia la specie interessa l’intero arco alpino con una popolazione che raggiungeva i 124000 capi nel 2008 (quasi 20000 nella sola Lombardia). Il 62% dei camosci alpini è concentrato in Trentino Alto Adige, Prealpi Veronesi e Piemonte. Le stazioni italiane più meridionali sono in provincia di Imperia dove è presente una popolazione stanziale sulle pendici del Monte Grammondo ad appena 6 km dal mare. Altri esemplari sono stati rilevati, sebbene solo in modo stagionale, anche sul Monte Galero in provincia di Savona e con un numero di soggetti molto piccolo. Dal 1994 si è inoltre insediato un piccolo gruppo stabile di Camosci nel Carso triestino probabilmente a seguito di un’immissione illegale. Questa stazione è in assoluto la più bassa di quota nonché la più vicina al mare.

Habitat: aree montane dove si alternano prati alpini, settori boschivi e pareti rocciose scoscese tra 1000 e 2800 metri. Nel periodo estivo, in assenza di copertura nevosa, il Camoscio sale nelle praterie oltre i 2000 metri sino a raggiungere il limite dei nevai. Eccezionalmente sono stati rilevati esemplari a 4750 metri sulle pendici del Monte Bianco. Da novembre a marzo la specie scende a quote inferiori preferendo zone ben illuminate dal sole e con scarso innevamento potendo così trovare cibo spostandosi con minor fatica rispetto al suolo innevato.

Caratteristiche fondamentali: La lunghezza totale del corpo dalla testa alla radice della coda varia tra 130 e 150 cm nel maschio e tra 105 e 125 cm nella femmina. L’altezza al garrese oscilla tra 85 e 92 cm nel maschio e tra 70 e 78 cm nella femmina. Il peso può raggiungere i 50 kg nel maschio e i 40 nella femmina. I valori massimi si raggiungono ad ottobre nel periodo di maggior accumulo del grasso. A seguito del periodo riproduttivo i maschi perdono 1/3 del peso a causa delle lotte sostenute con i rivali. Più in generale il peso subisce una riduzione tra gennaio ed aprile legata alle rigide condizioni invernali. Le corna, lunghe 20 – 25 cm, presentano un’inconfondibile forma ad uncino. Sono inoltre perenni, come in tutti i Bovidi, ovvero non cadono mai oltre ad essere presenti sia nei maschi che nelle femmine. Spesso sulle corna dei camosci che vivono in zone boscate si trovano tracce di resina dovute all’attività di sfregamento contro le conifere praticata dai camosci nel periodo riproduttivo. Il mantello del camoscio è costituito da due tipi di pelo. Il pelo superficiale, lungo 2 – 4 cm, è più irsuto e ingloba aria isolando termicamente il corpo. Lo strato sottostante è invece molto fine, di colore biancastro e tende a diradarsi nella stagione estiva.

In inverno il pelo è lungo, morbido e folto, di colore compreso tra il bruno e il nerastro, in grado di attrarre i raggi solari. Restano chiare la zona nasale, ventrale e lo specchio anale. Caratteristica è la “barba dorsale”, una fascia di peli scuri sviluppata lungo la linea mediana che viene rizzata dall’animale quando si sente in pericolo o quando vuole affermare la propria dominanza nei confronti di un rivale. Il manto estivo presenta peli più corti e ruvidi con colorazione compresa tra il giallo pallido e il rossastro. Più scuri sono gli arti e una mascherina sul muso tra l’occhio e il labbro superiore. Si riscontrano talvolta casi di melanismo e albinismo ossia il pelo resta quasi nero o quasi bianco per tutta la vita dell’animale. Il camoscio è adattato a vivere sulle rupi e in zone innevate. Particolare è lo zoccolo bidattilo con bordo estero duro ed affilato per sfruttare i più piccoli appigli sulla roccia. I polpastrelli sono morbidi accrescendo l’attrito ed evitando cadute o scivolate in discesa. Le dita dello zoccolo possono divaricarsi e presentano una membrana interdigitale in grado di accrescere la superficie d’appoggio favorendo gli spostamenti anche nella neve. Il cuore è assai grande, con spesse pareti muscolari permettendo di raggiungere i 200 battiti al minuto e una forte portata sanguigna necessaria per risalire su pendii e pareti senza sforzi estremi. Un alto numero di globuli rossi e una notevole capacità polmonare permettono un’ossigenazione del sangue anche in condizioni d’alta quota con aria rarefatta.

Riproduzione: I maschi, di solito solitari, cercano la compagna in autunno e per guadagnarsi il diritto all’accoppiamento lottano in modo cruento talvolta ferendosi in modo serio. La gestazione dura 160 - 170 giorni dopo la quale la femmina, di solito tra metà maggio e metà giugno, si allontana dal gruppo per dare luce ad un solo cucciolo. I parti gemellari sono del tutto eccezionali. I piccoli sono precoci; nascono ricoperti di pelo e con gli occhi aperti. Dopo poche ore sono già in grado di camminare.

Altri dati: I camosci vivono mediamente 15 – 16 anni raggiungendo raramente i 25. La fase di vecchiaia inizia a partire dai 10 anni dopodiché il peso diminuisce costantemente sino alla morte. Ad incidere grandemente sulla mortalità è l’usura dei denti in grado di condizionare fortemente la capacità di procurarsi cibo.

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