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BRUSA’ (m 1796) AQUILA (m 1779) AQUILOTTO (m 1781)
Tozzo e poco elegante il Monte Brusà è una cima del crinale appenninico Tosco Emiliano. Nonostante le forme non appariscenti la salita avviene in ambiente suggestivo con panoramiche estese nei giorni limpidi dalle Alpi a settentrione sino al Mar Tirreno e alla Corsica verso sudovest. Motivo di grande interesse è inoltre dato dalla presenza del magnifico Lago Santo lungo il sentiero di salita. Non mancano emergenze botaniche rare a giustificare l’inclusione della zona nell’ambito del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Considerata la forte nevosità del versante emiliano si tratta di un’escursione raccomandabile tra la metà di maggio e tutto ottobre; è inoltre bene evitare le giornate molto ventose e con nebbie sul crinale che renderebbero altrimenti pericoloso il cammino. L’escursione in breve: Rifugio Lagdei (m 1248) – sentiero 723A - Lago Santo (m 1507) – Rifugio G.Mariotti – sentiero 719 – Sella Sterpara (m 1675) – Passo delle Guadine (m 1687) – Monte Brusà (m 1796) – Passo delle Guadine (m 1687) – Monte Aquila (m 1700) – Passo Aquila (m 1700) – Monte Aquilotto (m 1781) – Sella del Marmagna (m 1725) – Lago Santo (m 1507) – Rifugio Lagdei (m 1248) Dati tecnici: Da Lagdei (m 1248): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: sino a Lago Santo: T – Per il resto E tranne la breve frazione compresa tra Passo Aquila e la Sella del Marmagna con difficoltà EE. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 548 (il dislivello reale è superiore trattandosi di un percorso in parte su crinale e quindi caratterizzato da numerosi saliscendi). Acqua sul percorso: presso il Lago Santo dove per altro è anche presente, come ottimo punto d’appoggio, il Rifugio Mariotti. Accesso alla partenza: Raggiungere il Rifugio Lagoni è facile e comodo utilizzando l’autostrada della Cisa e uscendo a Berceto. Da Berceto la segnaletica del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano conduce senza alcuna difficoltà al paese di Bosco transitando per il Passo Silara. Salendo da Parma è possibile utilizzare la strada normale passando per Langhirano, Pastorello, Corniglio, sino a raggiungere Bosco. Da questa località si prosegue lungo la provinciale 86 che, sviluppandosi in direzione del crinale, raggiunge il bivio segnalato per Lagdei; volgiamo a destra su strada bianca ben battuta che conduce in breve all’omonimo rifugio (ampio parcheggio) punto di partenza della nostra avventura. Descrizione del percorso: Cento metri prima del rifugio Lagdei, all’inizio dell’area adibita a parcheggio, troviamo a sinistra la bella mulattiera nella faggeta che conduce al Lago Santo. Un cartello segnaletico indica con chiarezza il percorso (segnavia 723A). Il nostro cammino inizia in moderata salita sfruttando il sentiero ottimamente pavimentato che si sviluppa nel fresco del fitto bosco di faggi. Guadagniamo progressivamente quota lasciando la conca di Lagdei sulla nostra destra con qualche scorcio in direzione del crinale e in particolare su Monte Orsaro e Monte Braiola. Usciamo per un breve tratto dal bosco tagliando diagonalmente un grosso pendio di massi instabili; il proseguo è nuovamente nel folto sino al bivio con il segnavia 723B che sale da sinistra. Lo ignoriamo proseguendo davanti a noi in direzione del lago con la pendenza della mulattiera che decresce sino a raggiungere, con un ultimo tratto praticamente piano, lo splendido specchio d’acqua (m 1507 – ore 0,50 dalla partenza). Da questa splendida posizione possiamo osservare il crinale e la cima del Monte Marmagna a chiudere la vista verso sud. Il Santo è un lago naturale di ragguardevoli dimensioni: con un’estensione di 81555 m2 e una profondità massima di 22,5 metri, è infatti il più ampio dell’intero Appennino Settentrionale; popolato da trote e salmerini viene utilizzato spesso, nella bella stagione, per la pesca. Per noi escursionisti è un vero piacere poter seguire il sentiero che ne circoscrive la sponda settentrionale. Osserviamo i raggi del sole spiovere tra i faggi andando a illuminare le limpidissime acque del lago. Particolarmente la stagione autunnale, con i colori accesi delle foglie, esalta la bellezza di questo splendido luogo. In pochi minuti guadagniamo l’estremità occidentale dell’invaso ove sorge, come ottimo punto d’appoggio sempre aperto nella bella stagione, il Rifugio G.Mariotti (m 1508). Il proseguo della nostra escursione avviene sulla sponda opposta mantenendo il tracciato che disegna fedelmente il bordo del lago. La vista alle spalle, in direzione del rifugio, è particolarmente celebre e ha riempito nel corso degli anni numerose cartoline dell’Appennino Parmense. Passiamo presso una fonte quindi, poco oltre, abbandoniamo il Lago Santo per seguire il sentiero in moderata salita nel bosco. Passiamo a destra di un caratteristico affioramento roccioso che delimita il tracciato per poi procedere nella faggeta, ora frammista ad alcuni abeti, sino al bivio con il sentiero 729 che conduce sulla destra alla Bocchetta dell’Orsaro (m 1577). Ignoriamo questa possibilità mantenendo la sinistra per un breve tratto sino ad un’ulteriore biforcazione: a destra il segnavia 723 condurrebbe alla Sella del Marmagna, la nostra escursione prosegue tuttavia a sinistra (segnavia 719) in moderata salita nel folto degli alberi sino a guadagnare la marcata Sella Sterpara (m 1675). Siamo all’ennesimo bivio e ancora una volta l’ottima segnaletica annulla ogni possibilità d’errore. Trascuriamo il sentiero 719a che sale in direzione del soprastante crinale mantenendo il 719 cha cala brevemente oltre la sella per poi traversare con deboli sali scendi ben al di sotto della linea di spartiacque. Subito oltre un breve tratto nella faggeta usciamo nei pascoli d’altitudine con il percorso che appare come una striscia ben battuta nel manto prativo. Assecondiamo alcuni modesti valloncelli che incidono il pendio quindi arriviamo ad osservare l’aguzzo profilo della Roccabiasca a dominare la sottostante conca occupata dal Lago di Pradaccio. Il percorso volge in modesta salita verso il crinale solcando cespugli a miritillo e bordeggiando affioramenti arenacei. La tozza sagoma del Monte Brusà appare ora davanti a noi: in breve raggiungiamo il Passo delle Guadine (m 1687 – ore 1,50 dalla partenza), pronunciata sella immediatamente ai suoi piedi. Siamo in pieno crinale e quindi intercettiamo il segnavia 00 che, come noto, identifica il lunghissimo sentiero che ricalca in pratica la displuviale tosco emiliana. La vista si apre, vasta ed inattesa, verso la Lunigiana sino a scorgere nelle giornate più limpide il Mar Ligure. Per guadagnare la cima del Brusà restano gli ultimi 15 minuti di salita seguendo il segnavia di crinale verso oriente. Il tratto è breve ma molto faticoso per l’estrema pendenza offrendo panoramiche sempre più belle in direzione della conca del Lago di Pradaccio mentre alle spalle osserviamo come la linea di crinale prosegua nelle marcate elevazioni dei monti Aquila, Marmagna e Orsaro. In ultimo la pendenza decresce sino a raggiungere il paletto in legno posto sulla vetta del Monte Brusà (m 1796 – ore 2,05 dalla partenza). Dalla cima si dischiudono nuovi orizzonti con particolare riferimento al sèguito del crinale verso il reggiano mentre ancora una volta siamo attratti dal profilo slanciato e aguzzo della Roccabiasca. E’ inoltre interessante notare come il crinale appenninico sia prevalentemente dolce e per lo più boscato sul versante emiliano mentre appare molto più ripido e caratterizzato da bancate rocciose affioranti sul versante toscano. Il rientro può avvenire naturalmente a ritroso. Molto più interessante è la possibilità d’eseguire un bell’anello circolare che aggiunge un paio di cime all’escursione. Scegliendo quest’ultima opzione si rientra in una decina di minuti al Passo delle Guadine (m 1687) in ripida e veloce discesa. Manteniamo il segnavia 00 rimontando le soprastanti ondulazioni prative che permettono infine di raggiungere l’ampio pianoro di vetta del Monte Aquila (m 1779 – ore 0,25 dal Monte Brusà – ore 2,30 complessive). Da notare il panorama alle spalle verso il Monte Brusà, dal quale proveniamo. La nostra cavalcata di cresta prosegue scendendo al marcato Passo Aquila posto a divisione del Monte Aquila dal Monte Aquilotto. Tra i prati guadagniamo l’ampia sella e chi lo desidera può scendere speditamente a valle passando sul sentiero 719a che si separa a destra. Nel nostro caso manteniamo il sentiero di crinale intraprendendo l’ultima salita del percorso. Ci inerpichiamo sulle pendici del Monte Aquilotto affrontando le uniche difficoltà dell’escursione; fastidiose ed instabili roccette sono infatti superate in faticosa salita. Siamo ripagati dal panorama ampio ed avvincente che include, sul versante emiliano, sia il Lago di Pradaccio che il Lago Santo. Sul versante toscano sono invece presenti ardite guglie rocciose in parte strapiombanti. Raggiungiamo un breve tratto in falsopiano portandoci infine sotto il caratteristico cocuzzolo, per lo più roccioso, del Monte Aquilotto. Ignoriamo la traccia che traversa a destra contornando la struttura sommitale per risalire invece gli ultimi metri di percorso segnato su balze in parziale esposizione. Dalla sommità (m 1781) godiamo un magnifico panorama sul prospiciente Monte Marmagna, sul Lago Santo e sul faticoso crinale appena percorso. La discesa sul lato opposto aggira alcune facili roccette per poi calare in pochi minuti alla prativa Sella del Marmagna (m 1725 – ore 3 dalla partenza). Ha così termine la suggestiva frazione di crinale, abbandoniamo infatti il segnavia 00 per calare a destra sul sentiero 723 in parte palesemente artefatto muovendo in direzione del Lago Santo. La veloce discesa sul versante emiliano riporta infine nel bosco andando a chiudere il cerchio nella pineta che sovrasta il Lago Santo. Guadagniamo infatti il bivio con il sentiero 719, usato in precedenza per raggiungere la Sella Sterpara. Il resto del percorso di rientro ricalca i segnavia dell’andata rientrando dapprima al Rifugio Mariotti sulla sponda del Lago Santo per poi calare lungamente sino alla partenza presso Lagdei (complessive ore 4,30 di cammino). E’ da rilevare che talvolta è aperta, nella bella stagione, la seggiovia che da Lagdei porta al lago Santo abbreviando di parecchio il percorso oppure offrendo l’opportunità di prolungare la frazione di crinale aggiungendo altre elevazioni come il Monte Marmagna e l’Orsaro. Cenni sulla flora:
Pur non dilungandoci in una lunga lista di fiori osservabili accenniamo comunque ai più rari presenti lungo il percorso. In particolar modo due endemismi meritano una nota approfondita. Il primo è dato dalla Primula appenninica (Primula apennina), l’unica a primula a petalo rosso presente nell’Appennino Tosco Emiliano con un areale ridotto ad un’esile striscia di crinale estesa per non più di 40 km nelle province di Parma e Reggio Emilia. Pianta a forte rischio d’estinzione, predilige in particolare le posizioni rivolte a nord colonizzando soprattutto le strapiombanti rupi arenacee. Oltre che in pieno crinale è segnalata nelle rocce presso il Lago Santo. Endemico è anche lo Spillone traslucido (Armeria marginata) con areale esteso dal bolognese al piacentino presente con una certa frequenza nei prati sommitali e caratterizzato da una bella infiorescenza globosa. Nelle rupi arenacee di crinale sono senz’altro da ricordare alcune piante rupestri quali la Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) e la Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata) mentre nelle praterie d’altitudine è piuttosto comune il Garofano di bosco (Dianthus monspessulanus). Presso la partenza (Lagdei) è presente una zona paludosa resa fruibile da un bel percorso tematico nella quale è osservabile una grande rarità per l’Emilia Romagna: si tratta del Trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata) dai fiori bianchi rivestiti da un’appariscente cotonosità. Nei dintorni di Lagdei è inoltre abbondante la bella Genziana d’Esculapio (Gentiana asclepiadea) dalla fioritura blu piuttosto ritardata (agosto e settembre).
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