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SERODOLI (m 2708)
Vi piacerebbe percorrere un itinerario semplice in un ambiente idilliaco, fatto di pascoli verdeggianti e di tanti laghetti d’alta quota dalle acque limpidissime color blu cobalto? Se la risposta è positiva rimarrete senz’altro entusiasti dal cosiddetto “giro dei 5 laghi” nella zona di Madonna di Campiglio. La salita al Monte Serodoli che siamo a proporvi sfrutta parzialmente questo celebre sentiero ben conosciuto dai villeggianti della Val Rendena, aggiungendovi la remunerativa salita ad una montagna nel complesso ancora poco conosciuta. Ad onor del vero il Serodoli è montagna per escursionisti esperti dotati di buon senso dell’orientamento e capaci di reperire tracce di sentiero poco chiare; è tuttavia possibile omettere la salita alla vetta limitandosi a raggiungere il Lago Serodoli: in questo caso si trasforma l’itinerario in una magnifica e semplice passeggiata tra splendidi laghetti alpini alla portata di qualsiasi camminatore con un minimo di resistenza. L’escursionista più esperto apprezzerà invece la meravigliosa solitudine e l’ambiente d’alta quota offerto dalla cima, ingiustamente trascurata e non così impegnativa per un trekker pratico e dal piede fermo. L’ascensione in vetta è normalmente proponibile tra luglio e settembre quando la neve è assente o ridotta comunque a pochi nevai facilmente aggirabili. Dati tecnici: Dalla Malga Nambino (m 1634): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: sino al Lago Serodoli: E - dal lago Serodoli alla cima: EE. Segnaletica: totale sino al lago Serodoli, assente nel tratto successivo con qualche ometto di pietra e alcuni segnavia solamente nell’ultimo tratto prima della vetta. In discesa dalla cima sono presenti segni e ometti sino al Lago Lambin anche se a tratti la segnaletica è sbiadita e frammentaria. Per il resto il sentiero appare facile e ben segnalato - Dislivello assoluto: m 1074 – Acqua: diversi torrenti nel tratto compreso tra la partenza e il Lago Serodoli oltre al Rifugio Nambino sulla sponda dell’omonimo lago. Accesso: Da Madonna di Campiglio si procede in direzione di Campo Carlo Magno. Dopo nemmeno un chilometro si volge a sinistra lungo la strada della Val Nambino. Il tratto percorribile in automobile è piuttosto breve e termina presso la Malga Nambino (m 1634 – ampio parcheggio). Un cartello di divieto impedisce l’ulteriore transito. Descrizione del percorso: Si comincia a camminare lungo il proseguo della strada (chiusa al transito), mantenendosi inizialmente in piano. Poco oltre la carrareccia si riduce ad una facile e comoda mulattiera (segnavia n°217) che comincia a salire nel bosco mantenendosi a destra di alcune belle rapide del torrente. In nemmeno mezz’ora di cammino raggiungiamo il piano soprastante. Il bosco si fa più rado e in breve accediamo alla splendida conca che accoglie le limpide acque del Lago Nambino (m 1768). Lungo la sponda occidentale è presente il Rifugio Lago Nambino (m 1770), un punto d’appoggio fin troppo frequentato nella bella stagione a causa della notevole vicinanza a Madonna di Campiglio. Per ritrovare silenzio e tranquillità proseguiamo la nostra escursione abbandonando il segnavia 217 per passare a destra sul sentiero 266; il tracciato si sviluppa lungo il bordo orientale dello specchio d’acqua per poi cominciare a salire nel bosco raggiungendo in pochi minuti un nuovo bivio: ignoriamo la deviazione segnata a destra e proseguiamo in moderata salita sulla sinistra. Il cammino procede per lo più nel bosco di conifere su fondo morbido e comodo; in coincidenza di alcuni canaloni l’alberatura lascia spazio ad alcune vedute sul sottostante lago permettendoci di apprezzare la quota guadagnata rispetto al fondo della conca. Superiamo alcuni piccoli torrenti d’acqua limpida senz’altro utili per approvvigionarsi d’acqua. Il proseguo della salita obliqua ulteriormente a sinistra mentre nel contempo il lariceto si fa più rado. Le aperture sempre più ampie concedono una visione alle spalle che non si limita più al solo Lago di Nambino: ora non fatichiamo a scorgere l’abitato di Madonna di Campiglio. Il celebre paese appare splendidamente sovrastato dalle cime delle Dolomiti di Brenta in una delle visioni più famose per questo settore del Trentino. Le nude rocce dolomitiche e i nevai contrastano con i sottostanti pendii rivestiti dalle abetaie: è una visione particolarmente pittoresca nella seconda parte della giornata quando il sole è alle spalle, potrete pertanto apprezzare meglio il panorama nel sentiero di ritorno sfuttando i colori più vivi delle ore pomeridiane. La salita, ora più erta, conduce definitivamente oltre il limite del bosco: procediamo su facile prateria sino ad accedere ad un bel piano (Busa dei Cavai – m 2115) dove alcune vecchie cartine escursionistiche segnalano ancora un piccolo laghetto oggi in pratica scomparso. La conca resta comunque occupata da una bassa vegetazione tipica delle torbiere e dei laghi ormai allo stato di palude. Siamo anche ad un bivio: passiamo a sinistra seguendo le evidenti tracce nell’erba (segnaletica un po’ scarsa nell’estate 2009 ma su tracciato comunque evidente). La pendenza permane moderata e il pascolo lascia spazio ad alcuni affioramenti rocciosi in un ambiente molto aperto e luminoso con visione sempre più vasta in direzione del Brenta. Il sentiero volge infine verso occidente guadagnando un culmine, quindi perde debolmente quota in uno stretto valloncello in vista di un piccolo specchio d’acqua. Caliamo sino a raggiungerlo, e ci offre uno spettacolo inatteso: siamo sulle sponde del Lago Nero (m 2240 – ore 2 dalla partenza), uno dei più piccoli della zona ma anche uno dei più splendidi dal punto di vista naturalistico. Il sentiero lo bordeggia a destra, ma consigliamo una sosta per poterne apprezzare meglio i meravigliosi colori e il limpidissimo fondale. I rododendri nel mese di giugno e gli esemplari di genziana punteggiata in luglio presenti sulle sponde creano un bel contrasto con la colorazione delle acque che varia tra il verde carico, il blu e l’azzurro cielo a seconda dell’altezza del sole. Come detto il sentiero ha séguito a destra del laghetto circoscrivendone grosso modo la sponda settentrionale, quindi il tracciato si innalza rispetto ad esso con nuove splendide visioni panoramiche; in pratica seguiamo a ritroso il torrente immissario del lago. Si risale tra facili pietraie e blocchi di rocce portandosi sotto la verticale di un piccolo bivacco in muratura non gestito. Lo raggiungiamo con un ultimo sforzo e ancora una volta siamo ampiamente ripagati da ciò che possiamo vedere: davanti a noi si schiude un lago ben più ampio del precedente, siamo infatti al Lago Serodoli (m 2370 – ore 2,30 dalla partenza) dominato a sinistra dalle caotiche pietraie dell’omonima montagna. Ancora una volta sono le colorazioni del fondale ad attrarre, nelle stabili giornate di sole, l’occhio meravigliato dell’escursionista. Verso mezzogiorno, presso la sponda, si ammirano trasparenze con sfumature di color turchese piuttosto inusuali per un lago alpino d’alta montagna. L’escursionista senza molta esperienza, desideroso di percorrere facili sentieri segnati, probabilmente si fermerà qui, ampiamente appagato da un panorama alpestre davvero meritevole e soprattutto insospettabile alla partenza. Chi possiede invece buon senso dell’orientamento e intuito nel reperire tracce di sentiero non chiare, di sicuro non perderà l’occasione di risalire la montagna che ha dato nome al lago; il Monte Serodoli concede infatti un’ascensione per lo più non segnata ma con difficoltà ragionevolmente contenute, senza incontrare reali difficoltà tecniche se non qualche passaggio di 1° grado nel settore superiore della salita. Come detto, soprattutto nella prima parte non vi è segnaletica né, tanto più, via obbligata: si segue grosso modo l’ampia cresta nord caratterizzata da detriti, sfasciumi e facili pendii di rocce accatastate caoticamente con una vegetazione a pascolo ormai frammentaria per via della quota sempre più accentuata. Come indicazione generale potremmo dire che nel settore inferiore la salita sovrasta dall’alto il sentiero 232 che dal Lago Serodoli porterebbe al Lago Lambin; più in alto il percorso obliqua lievemente verso destra in direzione della cima che non è tuttavia ancora visibile. Inutile sottolineare il valore del panorama, soprattutto alle spalle mentre ci innalziamo rispetto alla conca che accoglie il Lago Serodoli. Salendo d’altitudine il lago assume, nelle ore centrali della giornata, un colore blu cobalto carico che contrasta con i tenui colori sbiaditi dell’ambiente roccioso circostante. Acquistando quota compare inoltre un altro lago, ancora più a ovest e altrettanto ampio che sovrasta di poco il Serodoli: si tratta dello splendido Lago Gelato. I due laghi sono divisi da alcuni dossi detritici parzialmente occupati da altri specchi d’acqua di minore dimensione in una vista più che mai entusiasmante. Nel settore superiore dell’ascensione scompare quasi completamente la vegetazione: in un paesaggio davvero solitario, dominato da vaste e caotiche pietraie, compare infine il caratteristico cocuzzolo della sommità del Serodoli. Per guadagnare il punto più alto rimontiamo il facile crinaletto a destra incontrando finalmente alcuni ometti di pietra. Procediamo tra detriti e nevai che persistono anche in estate inoltrata con la cima ora ben visibile come chiaro punto di riferimento. Seguendo i pochi ometti raggiungiamo un’esile selletta prativa posta subito sotto il salto terminale: la vetta assume ora l’aspetto di un pendio molto ripido e in apparenza più impegnativo di quanto in realtà non sia. Troviamo inoltre, inaspettatamente, la presenza di alcuni vecchi segnavia in vernice presenti sulle rocce, abbiamo infatti raggiunto la via normale alla vetta che sale dal Lago Lambin. La segnaletica semplifica di molto il compito: diviene subito evidente che la salita non sfrutta l’impegnativa ed erta cresta discendente dalla cima; le tracce traversano verso destra, più facilmente, anche se il fondo richiede necessariamente attenzione per la presenza di alcuni massi accatastati in modo molto instabile. Saggiando con attenzione gli appigli (qualche passaggio di 1° grado), e con un ultimo strappo più erto, siamo infine sul punto più elevato (m 2708 – un’ora circa dal Lago Serodoli – circa ore 3,30 dalla partenza). Anche dalla cima è confermata la sensazione d’essere circondati da specchi d’acqua in tutte le direzioni: ai laghi Serodoli e Gelato presenti a nord, si aggiunge più in lontananza, defilato verso ovest, il Lago Nambrone; verso est sovrastiamo invece in Lago Lambin in direzione del quale procederà la nostra escursione. Bellissima la vista verso meridione in direzione dei ghiacciai dell'Adamello. Dopo una meritata sosta ci accingiamo ora a rientrare verso valle. Scendiamo il cocuzzolo sommitale a ritroso, con tutte le attenzioni del caso, riportandoci in una decina di minuti dalla cima alla sottostante selletta. Ancora un breve tratto comune alla salita, quindi abbandoniamo il versante dei laghi Serodoli e Gelato per calare decisamente a destra: questa volta siamo guidati dai segnavia in vernice che, sebbene un po’ sbiaditi e non frequentissimi, sono comunque presenti e rintracciabili in una bella giornata con buona visibilità. Il tracciato cala precipitosamente a valle in direzione, come detto, del bellissimo Lago Lambin; la roccia lascia progressivamente spazio ai pascoli d’altitudine e possiamo riscontrare come il settore orientale del Serodoli sia in effetti più dolce e prativo rispetto alla via utilizzata per salire. Gli ultimi ometti e segnavia guidano, ormai in prossimità del lago, sino ad intercettare l’ampio e frequentato sentiero 232. Può essere a questo punto consigliabile una breve digressione al lago come ideale completamento di una gita dominata, nelle sue panoramiche, dall’acqua (m 2329 – 1 ora scarsa dalla Cima del Serodoli – ore 4,30 complessive). Il rientro prevede ora la percorrenza del facile sentiero 232 che, percorso verso nord, riporta al Lago Serodoli. L’ambiente appare lontano anni luce dalle desolate pietraie sommitali appena percorse: stiamo percorrendo infatti una frazione del celebre “Giro dei 5 laghi”, un sentiero fin troppo noto e battuto nei mesi estivi al punto da trasformarsi in agosto in una processione interminabile di turisti giustamente attratti da un bellissimo panorama osservabile senza troppo sforzo. In facile saliscendi traversiamo i pendii prativi sino a riportarci come detto al Lago Serodoli (m 2370 – ore 0,30 dal Lago Lambin – ore 5 complessive) e chiudendo l’anello che ha permesso di guadagnare l’omonima cima. Il rientro a valle ricalca a questo punto l’itinerario di salita godendo ancora una volta della visione dei laghi Nero e Nambino e rientrando alla Malga Nambino in un tempo non superiore alle 6 ore e mezza circa. N.B E’ naturalmente possibile salire al Monte Serodoli direttamente con il sentiero segnato omettendo così il tratto in libera ascesa tra i detriti compreso tra il lago omonimo e la vetta. In questo caso, dal Lago Serodoli si traversa a sinistra direttamente sul sentiero 232 (Giro dei 5 laghi) sino al Lago Lambin. A questo punto si passa sul segnavia che risale a destra sino alla cima prestando attenzione nel cercare il punto in cui la traccia si separa dal sentiero (nell’estate 2009 NON vi erano cartelli segnalatori). Cenni sulla flora:
Un breve cenno lo merita la flora osservabile lungo l’intero itinerario. Abbiamo percorso questo itinerario in agosto e tra le specie floreali più appariscenti osservate vogliamo ricordare la Genziana punteggiata (Genziana punctata L.) e la Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri Dalla Torre) entrambe presenti soprattutto in prossimità del Lago Nero e nella frazione che sale al Lago Serodoli. Nelle frazioni acquitrinose presso la Busa dei Cavai si rileva la presenza del Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum L.) e del Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri Hoppe). Nel tratto boschivo compreso tra il Lago Nambino e la Busa dei Cavai abbonda la presenza dell’Arnica (Arnica montana L.) e non mancano alcuni splendidi esemplari di Giglio martagone (Lilium martagon L.); abbiamo inoltre osservato alcuni esemplari di Cicerbita alpina. Nelle rocce comprese tra il Lago Nero e la Busa dei Cavai abbiamo osservato una bella colonia di Semprevivo montano (Sempervivum montanum Linneo) e diversi esemplari di Senecio biancheggiante (Senecio incanus L.). Ricordiamo infine nel settore d’alta quota (fuori sentiero) tra il lago e la cima del Serodoli, la presenza di un bell’endemismo: la Primula vischiosa (Primula glutinosa Wulfen) oltre ad alcuni esemplari di Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis L.).
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