Primula del Monte Alben

Nome scientifico: Primula albenensis Banfi & Ferlinghetti

Famiglia: Primulaceae

Habitat naturale: Fessure, nicchie, rupi, forre, anfratti rocciosi strapiombanti su roccia calcareo-dolomitica, in ambiente solitamente umido e ombreggiato e in posizioni generalmente rivolte a settentrione da 670 a 2000 metri. Si tratta di un bellissimo quanto raro stenoendemismo insubrico con areale estremamente ristretto. La scoperta è avvenuta nel 1988 ad opera di Enrico Banfi e Renato Ferlinghetti sulle pendici del Monte Alben (Valle del Riso – Val Gerona), tuttavia solo nel 1993 Primula albenensis è stata riconosciuta come nuova specie. Successivamente è stato trovato un secondo areale in Val d’Ancogno (Valtorta) distante 20 km in linea d’aria dal Monte Alben (Monte Aralalta, Monte Cantarso, Val Gazzonera). I due areali sono divisi da ben tre valli (Val Brembana, Val Parina e Val Serina); soltanto nel 2000 si è dimostrato, ad opera del F.A.B. che l’areale è unico con piccole presenze intermedie poste in posizione impervia ad unire le due stazioni scoperte inizialmente. Primula albenensis e Linaria tonzigii sono gli unici due endemismi, in senso stretto, della provincia di Bergamo. 

Periodo di fioritura: Da aprile a giugno. Le stazioni in Val d’Ancogno fioriscono precocemente (aprile) in quanto la pianta scende in esse alla quota minima di m 670 (Bosco del Romallo); sul Monte Alben le stazioni sono collocate oltre i 1150 metri spingendosi fin verso i 2000 metri di conseguenza, salendo in quota, la fioritura è più tardiva terminando nel mese di giugno.

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 3 – 7 cm con foglie esterne da orbicolari ad obovate larghe 1,2 – 1,7 cm e lunghe 1 – 3 cm e foglie interne da obovate ad oblanceolate larghe 2 – 3,5 cm e lunghe 6 – 7 cm. Il margine è crenato nella zona apicale e la lamina si stinge in un picciolo alato. Da segnalare la presenza, su tutte le parti aeree della pianta e su entrambe le pagine fogliari di un’intensa villosità con tre tipi di peli: 1) semplici, 2) ghiandolari, i quali determinano la secrezione di una sostanza glutinosa e di conseguenza il caratteristico profumo che tende a persistere anche dopo che la pianta si è seccata e 3) a “batuffolo o cespuglio” a determinare l’aspetto fortemente farinoso che contraddistingue la specie. I fiori sono raccolti in ombrelle con 2 – 12 elementi sostenuti da peduncoli debolmente angolosi lunghi 6 – 10 mm. I petali presentano colore tra il rosato – porporino e il violetto con abbondante farinosità alla fauce. Il calice, anch’esso fortemente farinoso, è uguale alla capsula o appena più lungo con denti da ottusi a subacuto-apiculati. 

Note: Specie protetta dalla regione Lombardia.

Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie sono state realizzate presso le falesie calcaree nelle immediate vicinanze del Bivacco La Plana (circa m 1280 – Monte Alben - Prealpi Bergamasche).

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