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Nome scientifico: Moehringia papulosa Bertol. Famiglia: Caryophyllaceae Altro nome comune: Moehringia papillosa Habitat naturale: Rupi calcaree da subverticali a strapiombanti, talvolta in anfratti rocciosi in ambiente di forra umida da 150 a 250 metri. Raro stenoendemismo puntiforme della regione Marche sino ad ora scoperto soltanto in tre gole calcaree: 1) nella Gola del Furlo, soprattutto nella sinistra orografica della parte mediana e inferiore della forra (Grotta del Grano, locus classicus della specie, nonché nelle rocce comprese tra la grotta e il Passo del Furlo) 2) alla Gola della Rossa (ad esempio nelle pareti rocciose di Ponte di Chiaradovo) 3) alla Gola di Frasassi Periodo di fioritura: Aprile e maggio Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 5 – 15 cm densamente cespugliosa e spesso pendente dalle rupi verticali. Le foglie sono opposte, strettamente oblanceolate, lunghe fino a 20 mm e larghe 2 mm con tenue nervatura centrale, grassette o carnose, le inferiori spesso più brevi e cilindrico-appiattite. Le foglie, una volta secche, presentano sulle due fasce rilievi a tubercolo (papule), caratteristica dalla quale deriva il nome scientifico della specie. I fiori sono generalmente solitari, sostenuti da peduncoli lunghi fino a 15 mm, ingrossati sotto il calice. Sono presenti 4 sepali di colore verde con margine bianco-membranaceo di forma ovato-lanceolata o lanceolata. I petali, lunghi fino a 4 mm e larghi sino a 2 mm, sono 4, di colore bianco e poco più lunghi del calice. Sono presenti 2 stili ricurvi all'apice e 8 stami. Note: Moehringia papulosa appartiene ad un gruppo di specie affini comprendente ad esempio Moehringia sedoides, Moehringia bavarica, Moehringia tommasinii e Moehringia provincialis. Si tratta di specie relitte quasi tutte endemiche alpine mentre Moehringia papulosa è l’unica presente in area appenninica a renderla ancora più eccezionale. Fu scoperta nel 1835 nella Gola del Furlo presso la Grotta del Grano dal maceratese Filippo Narducci che tuttavia la scambiò per Moehringia sedoides, endemica delle Alpi Marittime. Fu poi rinvenuta da Ottaviani e Federici e infine riconosciuta nel 1840 come specie a sé stante da Antonio Bertoloni. Nel 1957 è stata rinvenuta per la prima volta nella Gola della Rossa ad opera di A. Brilli-Cattarini mentre risale al 1967 il ritrovamento nella Gola di Frasassi. Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie sono state realizzate nella Gola del Furlo tra la Grotta del Grano e il Passo del Furlo (m 200 – Appennino Marchigiano). ![]()
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