Meleagride minore

Nome scientifico: Fritillaria montana Hoppe ex Koch (Sinonimi: Fritillaria orientalis Adams - Fritillaria tenella M. Bieb. - Fritillaria orsiniana Parl. - Fritillaria intermedia Terr. - Fritillaria pollinensis Terr. - Fritillaria liburnica B.Lengyel)

Famiglia: Liliaceae

Altro nome comune: Meleagride orientale

Habitat naturale: Prati aridi, pendii sassosi su substrati carbonatici od ofiolitici da 300 a 1800 metri. Specie da rara a rarissima con distribuzione estremamente frammentata nonostante sia presente in tutte le regioni ad eccezione di Veneto, Liguria, Puglia, Sicilia e Sardegna. In quasi tutti i casi la presenza è data da poche piante; solo eccezionalmente si trovano stazioni con oltre 50 esemplari.

Tra le principali stazioni ricordiamo quella posta presso Trento nella Valle dell’Adige (Doss Trento). Fritillaria montana è conosciuta nel Carso triestino (ad esempio sul Monte Spaccato) e nell’Appennino Ligure ma, amministrativamente, già in Emilia Romagna in territorio parmense e piacentino (Pietra Corva, Pietra Parcellara, Roccia delle Cinque Dita, Monte Prinzera, ecc.). E’ datata 2009 la scoperta di una stazione nell’Appennino modenese (Monte Calvario) mentre risale al 1999 la scoperta di un areale isolato nel bolognese a non molta distanza dal Lago Brasimone. Quest’ultima stazione, devastata nel 2003 dai cinghiali, si è ripresa e in essa sono state scattate le fotografie che trovate sotto. E’ nota una stazione in Alta Garfagnana presso Piazza al Serchio e un’altra isolata sulle Alpi Apuane (pendici del Monte Sagro). Sempre in Toscana sono da ricordare le stazioni presso Prato (Monte Morello e Calvana) mentre maggiore appare la diffusione nell’Appennino Centrale (zona di Foligno, Monte Catria, Monti della Laga, Monti Simbruini, Marsica). La specie riappare nell’Appennino calabro-lucano (Parco Nazionale del Pollino).

Periodo di fioritura: Aprile e maggio

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne con bulbo piriforme (15-20 mm di diametro) dal quale si erge uno scapo alto 20 – 40 cm, più raramente fino a mezzo metro. Il fusto, di forma cilindrica, appare gracile, più o meno arrossato alla base e con punteggiature bruno nerastre nella metà superiore. Sono presenti foglie lineari – lanceolate lunghe 50 – 80 mm e larghe 5 – 6 mm, solcate da profonde nervature parallele,  solitamente concentrate nella metà superiore dello scapo; spesso ma non sempre sono presenti un paio di foglie inferiori opposte, un altro paio mediano a disposizione alterna e un ultimo paio sotto l’inserzione del peduncolo fiorale nuovamente opposte. Il fiore è in genere solitario (raramente in coppia) sorretto da un peduncolo incurvato posto alla sommità dello scapo. Il perigonio è campanulato, con diametro di 20 – 25 mm e con petali vinoso – porporini caratterizzati da un’evidente reticolatura a scacchiera. Spesso i tepali esterni hanno bordo giallastro. Lo stilo è trifido con 6 antere gialle.

Note: E’ una specie molto rara e come tale dev’essere rispettata per il forte rischio d’estinzione; non a caso è protetta in tutte le regioni. La localizzazione molto accessibile di alcune stazioni non ne favorisce la preservazione. A causa della distribuzione frammentata sono state descritte parecchie varietà e sottospecie i cui caratteri morfologici sono legati in prevalenza alle locali condizioni di crescita. Tutte le specie del genere Fritillaria sono molto tossiche. Non fa eccezione Fritillaria montana per via dell’elevata concentrazione di alcaloidi (fritillaria, imperialina), non deve pertanto essere utilizzata in erboristeria.

Dove l’abbiamo osservata: La sottostanti fotografie sono state realizzate nella zona del Lago Brasimone (circa m 850 – Appennino Bolognese).

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