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LOVERDINA (m 2237)
Non troverete sul mercato molti libri e in rete molti siti che suggeriscano la salita alla Loverdina. Troppo schiva è questa cima per gli escursionisti alla ricerca della grandiosa montagna “da collezione”. Troppo scostata a nordest è la posizione della vetta rispetto alla parte centrale delle Dolomiti di Brenta. Troppo poco appariscenti sono i suoi pendii, privi di quelle grandi pareti dolomitiche che invece abbondano a breve distanza. Eppure ogni montagna ha una sua naturale dignità e una propria individualità da salvaguardare e la nostra Loverdina non fa certo eccezione. Scoperta con la giusta disposizione d’animo e soprattutto nella giusta giornata riserva una bellezza che, in modo sorprendente, ha pochi paragoni nei suoi dintorni. Nel nostro caso non dimenticheremo mai quel 18 ottobre nel quale, in una giornata di grandiosa limpidezza, ne risalimmo i facili pendii scoprendoci sempre più entusiasti ad ogni passo. I lariceti che ne rivestono le pendici erano un’esplosione di colorazioni tra il giallo e il rosso. L’autunno era nel pieno del suo fulgore e la Loverdina viveva così la sua personale rivincita sulle cime più famose rivelando una sfolgorante bellezza in una giornata di fine stagione. Ubriacati dai colori di questa modesta cima fummo pervasi dalla struggente sensazione di un anno che se ne andava. Nelle nostre menti le splendide avventure, i paesaggi, i ricordi di un’estate sempre più distante. La Loverdina è stato per noi l’ultimo fuoco artificiale di un anno che si spegneva nei colori di un autunno ormai avanzato. Noi questa cima vogliamo ricordarla così: il giallo e il rosso dei larici, il blu intenso del sottostante lago di Tovel, un luogo nostalgico dove poter dire ancora una volta grazie alla montagna d’esistere e di regalarci momenti indimenticabili anche sulla più umile delle sue cime. L’escursione in breve: Bivacco Malga d’Arza (m 1507) – Malga Termoncello (m 1856) – Passo del Termoncello (m 1860) – Loverdina (m 2237) Dati tecnici: Partenza presso il parcheggio a breve distanza dalla Malga d’Arza (m 1500): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: pressoché totale; sarebbe tuttavia consigliabile l’aggiunta di un cartello presso Malga Termoncello che indichi il sentiero di salita. Nessuna difficoltà d’orientamento con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 737. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Usando l’autostrada A22 del Brennero si sceglie l’uscita di “Mezzocorona – San Michele Adige”. Si segue quindi la SS 43 della Val di Non risalendo lungamente il corso del fiume Noce. Ignoriamo la deviazione a sinistra per Andalo e Molveno (SS 421) procedendo per pochi km sino al bivio a sinistra con indicazioni per Denno e per il Lago di Tovel. Abbandoniamo pertanto la SS 43 e il fondo della Val di Non raggiungendo in breve Denno quindi Cunevo. Abbandoniamo il proseguo per Flavon seguendo una stradina a tratti molto stretta ma comunque asfaltata che sale, in 11 km circa, da Cunevo sino al parcheggio posto a pochi minuti di cammino dalla Malga d’Arza. Il tratto transitabile ha qui termine: lasciamo l’automobile per iniziare il nostro cammino. Descrizione del percorso: La nostra escursione ha inizio su ampia e comoda carrareccia sterrata chiusa al traffico. In pratica senza dislivello attraversiamo tra i prati un dolce altopiano prativo debolmente ondulato. Solo sui rilievi circostanti si nota la presenza del bosco mentre all’orizzonte settentrionale si osservano, nelle giornate più limpide, le lontane vette delle Dolomiti. Pochi minuti di comodo cammino e siamo al bel pianoro che ospita la Malga d’Arza (m 1507). Soprattutto in autunno l’ambiente solitario ed appartato invita ad una sosta per godere della pace e dei colori circostanti. La nostra marcia prosegue lungo la carraia lasciando la malga alle spalle. Poco oltre siamo ad un bivio ben segnalato dai cartelli: tralasciamo il proseguo della sterrata per le malghe Loverdina, Campa e Spora passando invece sul buon sentiero che si separa in salita a destra con indicazioni per le malghe Termoncello e Flavona (sentiero 330). I prati lasciano posto al fitto bosco di conifere che garantisce un’ascensione, in questa prima parte, al riparo dai raggi del sole. Si tratta per lo più di larici, l’unica tra le conifere a non essere sempreverde, di conseguenza, a partire dalla metà di ottobre, i colori del bosco divengono sgargianti. Un numero infinito di vive tonalità gialle, rosse e color ruggine rivestono il lariceto regalando nelle giornate più terse un paesaggio spettacolare ed inconsueto. Più in alto il bosco tende a diradarsi concedendo alcuni magnifici scorci in direzione della Piana Rotaliana. Ancora un breve tratto tra bosco rado precede l’arrivo nella magnifica conca prativa che si distende immediatamente ai piedi della Malga Termoncello. La costruzione è posta sull’evidente poggio che ci sovrasta a destra mentre il Monte Loverdina, nostra meta finale, è sulla sinistra. E’ purtroppo assente un cartello che indichi il sentiero che conduce alla cima, appare tuttavia evidente, in assenza di nebbia, dove si svilupperà la via di salita. Un ampio canalone a pino mugo, circondato solo ai lati dagli alberi di larice, è la chiave manifesta per accedere al settore sommitale. Prima di intraprendere l’ascensione vale tuttavia la pena di accedere, seguendo l’ampio tratturo, all’arrotondato dorso che ospita la Malga Termoncello (m 1856 – ore 1,10 dalla partenza - gestita nei mesi estivi) e il prospiciente Bivacco Baita Quetta. E’ un ambiente idilliaco nei suoi silenzi e nella sua natura incontaminata, particolarmente nelle mezze stagioni quando lontana è la ressa scomposta dei turisti che si accalcano alla malga nel periodo luglio – agosto. Le giornate terse regalano un ampio panorama verso il sorgere del sole arrivando a scorgere all’orizzonte diversi gruppi dolomitici. Con partenza proprio dalla malga consigliamo vivamente un’ulteriore breve digressione che aggiungerà appena una decina di minuti al cammino complessivo. Si tratta, in pratica senza dislivello, di guadagnare il Passo del Termoncello posizionato sulle ondulazioni per lo più prative poste immediatamente alle spalle dell’omonima malga. La deviazione è assai consigliabile in quanto permette d’affacciarsi sul grande vallone in fondo al quale è incastonato il bellissimo Lago di Tovel, una gemma blu completamente circondata dalla foresta di conifere e dalle cime del Brenta. Vale la pena ricordare che il Lago di Tovel, nei cento anni compresi tra il 1864 e il 1964, vide le proprie acque, nel periodo estivo, tingersi di un colore rosso cupo assolutamente inusuale. Il fenomeno era dovuto alla presenza di un’alga (Tovellia sanguinea) che all’epoca prosperava grazie all’apporto di nutrienti garantito dal bestiame negli alpeggi all’epoca assai numerosi. Con la riduzione della pratica della monticazione il fenomeno è scomparso. Nulla toglie al fascino di un lago che, a nostro modesto parere, rimane uno dei più belli del Trentino e anzi, considerata la lunghezza contenuta dell’escursione ne consigliamo al termine una visita raggiungendone le sponde in automobile. Un’altra possibilità è data dal raggiungerne le acque in discesa dal Passo del Termoncello. In questo caso occorre tuttavia almeno un’ora abbondante di discesa e circa un’altra ora e mezza per rientrare a ritroso sino al passo. Torniamo ora alla descrizione di salita del Monte Loverdina. Dalla Malga Termoncello caliamo brevemente a ritroso, in pochi minuti, sino ai sottostanti prati, immediatamente alla base della cima. La salita sfrutta l’evidente canale libero da alberatura che solca il pendio permettendo di ascendere al settore sommitale. Pur in assenza di un cartello che segnali la deviazione non si fatica ad identificare il sentierino che, a sorpresa, permane semplice, ben marcato e perfettamente segnato. L’ascesa avviene per lo più su fondo erboso privo d’ostacoli permettendo una suggestiva visione alle spalle dell’appezzamento prativo che ospita la Malga Termoncello. I mille colori dei larici ancora una volta garantiscono, nelle terse giornate del periodo autunnale, una salita indimenticabile in ambiente solitario. Nel settore mediano la pendenza diviene più marcata: attraversiamo una fitta selva a pino mugo per poi accedere ai prati che caratterizzano la fascia culminale. Il sentiero conduce in breve all’esile cresta settentrionale del Monte Loverdina affacciandosi in un vastissimo panorama sulla Val di Non e sulla più distante Piana Rotaliana. Volgendo verso destra rimontiamo il sottile filo erboso del crinale guadagnando infine il punto più alto (m 2237 – ore 2,20 dalla partenza). Nonostante la quota contenuta la cima offre una visione di sorprendente vastità, soprattutto verso settentrione e ad oriente dove nessun’altra montagna ostacola, per parecchi chilometri, il paesaggio. Abbiamo già accennato alla visione dell’alto della Val di Non ed è doveroso ricordare la possibilità di portarsi con lo sguardo ancora più lontano abbracciando gran parte delle Dolomiti con in bella vista gruppi quale il Catinaccio e il Latemar. Le giornate più limpide permettono di spingersi ancora più a nord sino a scorgere le lontane catene di crinale, al confine tra Alto Adige e Austria. Verso sud e ad occidente il paesaggio è invece ostacolato dalle prospicienti cime del Brenta che non mancheranno di destare la nostra ammirazione grazie alle grandi pareti di dolomia che le hanno rese famose nel mondo. Alla loro base, ancora una volta, occhieggia il Lago di Tovel. Lo avevamo osservato dal Passo Termoncello, torna a comparire nel settore sommitale del Loverdina in un contesto d’assoluto valore paesaggistico. Il rientro avviene a ritroso con l’intera escursione che impegna, complessivamente, per non più di 4 ore. Cenni sulla flora:
Pur avendo percorso questo itinerario alla metà del mese di ottobre, e quindi a fioriture concluse, siamo stati ugualmente in grado di riconoscere alcune importanti specie, per altro tipiche dei substrati calcareo-dolomitici. Fra tutte ricordiamo: Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides), Stella alpina (Leontopodium alpinum), Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora), Botton d’oro (Trollius europaeus), Genzianella (Gentiana verna), Camedrio (Dryas octopetala), Sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifolia), Genziana sfrangiata (Gentianopsis ciliata) e Genzianella campestre (Gentiana campestris).
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