Giusquiamo

Nome scientifico: Hyoscyamus niger L.

Famiglia: Solanaceae

Altri nomi comuni: Giusquiamo nero – Fava porcina – Erba apollinaria – Erba da piaghe - Cassilaggine

Habitat naturale: Terreni incolti aridi, ruderi, macerie da 0 a 1600 metri. Presente in tutte le regioni d’Italia.

Periodo di fioritura: Da maggio ad agosto

Descrizione della pianta: Pianta erbacea annuale o bienne, villoso-vischiosa, puzzolente, alta 30 – 100 cm con lunghe radici fusiformi. Il fusto è semplice ed eretto negli esemplari annui, ramoso e robusto in quelli bienni. Le foglie presentano lamina ovato-oblunga e sono flaccide, acuminate o acute con dentatura grossolana; le inferiori picciolate talvolta con due orecchiette alla base del picciolo, le cauline sessili e amplessicauli. I fiori sono sessili e solitari oppure in gruppi poco numerosi formanti racemi fogliosi all’estremità dei rami e risultando in fila su un lato dello scapo. Il calice è campanulato con 5 denti acuti più o meno pungenti. La corolla è imbutiforme ed è divisa in lobi arrotondati; internamente è di colore giallo pallido con densa reticolatura di colore compreso tra il purpureo e il bruno-violetto con fauce delle stesso colore. Sono presenti 5 stami incurvati.

Note: E’ una pianta estremamente tossica in quanto contiene alcaloidi tropanici simili a quelli della belladonna e dello stramonio (iosciamina, scopolamina). Se ingerita provoca allucinazioni, dilatazione della pupilla, arrossamento della cute, convulsioni, difficoltà respiratorie e addirittura la morte. Nonostante ciò è stata utilizzata a lungo come erba medicinale. Nel XV° secolo era usata come analgesico e narcotico durante le operazioni chirurgiche. Trova applicazione nella lotta ai tumori e alle malattie del sistema nervoso come ad esempio il morbo di Parkinson. E’ considerata un eccellente antiasmatico e broncosedativo al punto che in Abruzzo, fino all’inizio del XX° secolo, i suoi semi venivano torrefatti e messi in infusione per essere fatti respirare ai malati d’asma mentre l’infuso era bevuto come antispasmodico. Si sono comunque verificati casi di morte tra bambini che ne hanno mangiato i semi o le radici al posto della cicoria. Data la fortissima tossicità l’uso per autodosaggio è estremamente pericoloso; la valutazione del contenuto di sostanze attive risulta per giunta molto difficile in quanto soggetto a variabilità legata alle condizioni di crescita della pianta. Il rischio di sovradosaggio con tutte le gravi conseguenze del caso è quindi molto accentuato. Curiosamente, alcune larve di farfalle mangiano la pianta di giusquiamo infarcendosi di veleno per non essere mangiate dai predatori.

Il nome generico deriva dal greco “hyòs-kiaos” ovvero “fava del porco” per la credenza tradizionale che il maiale potesse mangiarla senza conseguenze mentre l’uomo ne resta avvelenato. Il nome specifico “niger” cioè “nero” è invece riferito alla reticolatura violacea all’interno della corolla che tende sul fondo a creare un macchia scura, nerastra. Possibile confusione con Hyoscyamus albus L. che si distingue per le foglie tutte picciolate e per la corolla priva all’interno di nervature violacee.

Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie sono state realizzate sulle pendici di Montovolo (m 600 – Appennino Bolognese)

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