Farinello buon-enrico

Nome scientifico: Blitum bouns-henricus (L.) Rchb. (Sinonimi: Chenopodium bonus-henricus L. – Agathophyton bonus-hanricus (L.) Moq. – Anserina bonus-henricus (L.) Dumort – Artiplex bonus-henricus (L.) Crantz - Chenopodium esculentum Salisb. - Chenopodium hastatum St-Lager in Cariot - Chenopodium sagittatum Lam.- Chenopodium spinaciifolium Stokes. - Chenopodium triangulare Dulac - Orthospermum bonus-henricus (L.) Schur - Orthosporum bonus-henricus (L.) T. Nees)

Famiglia: Amaranthaceae

Altri nomi comuni: Spinacio di montagna – Spinacio selvatico – Farinello buon-enrico – Colubrina – Buon-enrico

Habitat naturale: Macerie, stalle, lungo i recinti erbosi dove sosta il bestiame, presso malghe, abitazioni, da 500 a 2100 metri. Presente in tutta Italia tranne in Puglia dove la specie non è più stata ritrovata.

Periodo di fioritura: Da giugno a settembre

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne dotata di un grosso rizoma alta 20 – 70 cm dall’aspetto farinoso e colloso dovuto alla presenza di peli vescicolosi. Il fusto è eretto o ascendente striato e foglioso, ramificato alla base. Le foglie basali sono sostenute da piccioli lunghi 10 – 20 cm; presentano lamina lunga 5 - 8 cm e larga 3 – 7 cm di forma triangolare-astata con base tronca e due angoli rivolti verso il basso. Il margine è intero e lievemente ondulato. La pagina superiore è di colore verde scuro mentre quella inferiore è più chiara e farinosa. Sono presenti brattee intere di forma compresa tra il lanceolato e l’ovato. L’infiorescenza è una spiga terminale allungata (da 5 a 20 cm) caratterizzata da densi glomeruli di 3 – 5 mm rosso brunastri ciascuno dei quali contenente diversi fiori bruno-verdastri poco appariscenti e dimorfi. I terminali sono ermafroditi con 5 tepali e 5 stami mentre i laterali sono ermafroditi o femminili con 3 – 5 tepali e 2 – 4 stami. Tutti i tepali sono saldati alla base e arrotondati nel dorso. Spesso la parte sommitale dell’infiorescenza è piegata dal proprio peso.

Note: L’epiteto specifico (bonus-henricus) ricorda Enrico IV di Navarra, protettore dei botanici. Si tratta di una specie officinale commestibile. Contiene un’elevata quantità di ferro, sali e vitamine che la rendono adatta come antianemico, ricostituente, lassativo e depurativo. Le foglie hanno effetto emolliente utile per trattare ascessi e foruncoli mentre cotte nell’olio possono essere usate per effettuare impacchi su piaghe e scottature. Gli unici effetti collaterali sono legati all’elevato contenuto di acido ossalico ragion per cui è sconsigliato l’uso e il consumo della specie a chi soffre di calcoli, reumatismi e artriti. In cucina si possono consumare le giovani foglie crude in insalata condendole con olio, pepe, succo di limone e aggiungendo gherigli di noci. Sempre le foglie, se lessate, si prestano ad essere usate come gli spinaci, nei ripieni ma anche al burro, nel minestrone o nelle frittate. I getti fiorali possono essere consumati come gli asparagi.

Dove l’abbiamo osservata: Tutte le fotografie sono state realizzate in provincia di Parma presso la sommità della Cima Canuti Est (m 1740 – Appennino Tosco Emiliano).

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