Corno di Pichéa - Tofino

MAZZA DI PICHÉA (m 1859)

CORNO DI PICHÉA (m 2147)

TOFINO (m 2151)

La sinistra orografica della Val Concei è dominata da una lunga dorsale di cime davvero belle quanto poco conosciute. L’isolamento di queste vette le ha preservate dall’azione umana e non è un caso se presentano una flora alpina addirittura straordinaria (presente anche la stella alpina invece già scomparsa in parecchie località dolomitiche). Anche queste cime, al pari di molte altre nell’ambito delle Alpi di Ledro, sono state triste teatro della prima guerra mondiale in quanto all’epoca erano prossime al confine Austro-ungarico con l’Italia. Da allora, con la complicità dell’isolamento di questi monti, davvero poco è cambiato e ancora oggi, camminando sui crinali più alti, è facile osservare ciò che resta delle trincee e dei baraccamenti di quell’assurdo conflitto. E’ un escursione consigliabile sia per il panorama che per la flora spontanea alpina davvero lussureggiante soprattutto in tarda primavera – inizio estate. Nel pieno della stagione estiva le temperature e il tasso d’umidità presentano valori spesso elevati, per questa ragione è un trekking meritevole nelle mezze stagioni.

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio poco a valle di Malga Trat (m 1450): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Gran parte del tracciato presenta difficoltà E. La breve frazione compresa tra il Corno di Pichea e il Tofino presenta frazioni esposte con difficoltà EE. Infine la breve deviazione alla Mazza di Pichéa (tratto per altro evitabile) presenta difficoltà EEA. Segnaletica: i segnavia non sono molti, ma il sentiero è marcato e ben mantenuto dal gestore del Rifugio Pernici escludendo la possibilità di sbagliarsi o perdersi. Dislivello assoluto: m 701 circa con alcuni saliscendi che rendono il dislivello complessivo senz’altro più elevato. Acqua sul percorso: assente. Gli unici punti d’appoggio sono Malga Trat alla partenza e soprattutto il Rifugio Nino Pernici dopo appena 20 minuti di cammino.

Accesso:

Chi proviene da Riva del Garda risale la Val di Ledro raggiungendo e superando l’omonimo lago. Si prosegue in direzione di Bezzecca. Poco prima del centro del paese si volge a destra per risalire la poco conosciuta Val di Concei. Guadagniamo la piccola frazione di Lenzumo dove troviamo le indicazioni per il Rifugio Nino Pernici. Una stretta stradina di montagna, in ogni caso asfaltata, permette di salire per circa 7 km lungo il boscoso pendio. L’ultimo breve tratto si sviluppa su fondo naturale ma comunque ben percorribile sino al divieto di transito che proibisce l’ulteriore proseguo posizionato a meno di 15 minuti di cammino dalla Malga Trat (m 1450). Lasciamo l’automobile ai lati della strada.

Descrizione del percorso:

Seguiamo a piedi il proseguo della strada chiusa al traffico guadagnando in breve Malga Trat (m 1500). Passiamo su sentiero raggiungendo, in 20 minuti dalla malga, la marcata sella denominata Bocca di Trat camminando in ambiente boschivo fresco ed ombreggiato. Dalla Bocca di Trat (m 1587) osserviamo a destra, a qualche minuto di distanza, lo splendido rifugio Nino Pernici (m 1601), raggiungibile con una breve quanto consigliabile digressione. Il Rifugio Pernici si rivela in effetti l’unico e per altro ottimo punto d’appoggio dell’escursione posto com’è in splendida posizione subito a sud dalle guglie rocciose della Mazza e del Corno di Pichèa che saliremo nel corso dell’escursione. Tornati in breve alla Bocca di Trat ha ora inizio, ben segnalato dai cartelli, il sentiero n°420 che sale diagonalmente verso nord ovest a tratti nel fresco della boscaglia. Diverse aperture concedono alle spalle un bel colpo d’occhio sul già citato Rifugio Pernici oltre che sul Dosso di Seaoi e su Cima Parì. Rasentiamo, ben segnalata dai cartelli (breve deviazione), una vecchia caverna utilizzata durante la prima guerra mondiale come rifugio, quindi il percorso sale deciso a destra con alcune fastidiose ma non difficili roccette. Il proseguo è nuovamente, per un breve tratto, nel bosco per poi proseguire sempre su sentiero ben marcato volgendo in una specie di anfratto ove sono poste alcune caverne. Volgiamo decisamente verso sud salendo di quota sino ad uscire dal folto: il proseguo dell’escursione sarà da questo punto in poi prevalentemente tra mughi e tratti a pascolo con panorama sempre più ampio. Siamo ormai in vista della Mazza di Pichèa che ci sovrasta con la sua mole rocciosa. Raggiungiamo in breve il bivio che permette, con una breve digressione dal sentiero principale, di guadagnarne la sommità. E’ una possibilità che non dovrebbe essere tralasciata dall’escursionista con piede fermo: la deviazione permette infatti di salire alla vetta in appena 10 minuti circa dal bivio. Si sale dapprima con facile sentierino sino alla base del salto roccioso finale; affrontiamo poi quest’ultimo con un’esile cengia che ne risale in diagonale ascendente il cocuzzolo terminale. Il tratto, a causa della marcata esposizione sul profondo salto a sinistra, è attrezzato con fune metallica fissa  richiedendo piede fermo e assenza di vertigini e permettendo l’accesso diretto alla cima (m 1859 – ore 1,15 dalla partenza). Da notare il vasto panorama specie in direzione del Rifugio Pernici. Prestando la debita attenzione ripercorriamo a ritroso la cengia e il sentierino sino a riguadagnare il tracciato principale. Ovviamente la deviazione alla Mazza di Pichèa può essere omessa da chi non si sente sicuro nei tratti esposti. L’escursione prosegue verso destra tra magnifici pascoli sfruttando il bel tracciato a tratti quasi piano che traversa i prati (splendida fioritura di rododendro e botton d’oro ad inizio estate). Alle spalle risulta ancora suggestiva la vista della Mazza di Pichéa che sembra emergere con la sua mole rocciosa dai verdeggianti pascoli. Saliamo a guadagnare un’importante spalla che immette in un vallone sulla destra nel quale perdiamo lievemente quota: il panorama può ora aprirsi verso nord sulla grande mole prativa del Corno di Pichèa, nostro prossimo obiettivo. Il sentiero affronta, di nuovo in salita, alcuni tratti più impervi con qualche facile salto roccioso; un passaggio risulta un po’ più impegnativo e un paio di ganci metallici si rivelano purtroppo inutili essendo gli ancoraggi di una preesistente fune metallica oggi dismessa. Con le attenzioni del caso superiamo questi 3 - 4 metri più ripidi per poi proseguire su fondo più facile sino a guadagnare il crinale che divide la Val Concei dal versante ove è posto il Lago di Tenno. Per un breve tratto il sentiero mantiene grosso modo la linea dello spartiacque passando a destra di un caratteristico costone roccioso; il tracciato volge quindi verso sinistra abbandonando nuovamente il crinale e debordando così sul versante della Val Concei. La salita si fa a questo punto particolarmente erta: molto ripidamente puntiamo in direzione di alcuni caratteristici torrioni rocciosi inclinati che vengono aggirati e superati per poi traversare in pendenza più moderata tra i pascoli sommitali del Corno di Pichèa. La cima è ormai a portata di mano ed è raggiungibile senza difficoltà con una breve deviazione non segnalata ma evidente seguendo i resti di una trincea risalente alla prima guerra mondiale (m 2147 – ore 2,10 dalla partenza). Siamo ora in vista della cima del Tofino: un’ampia sella divide il Corno di Pichèa da questa sommità. Il sentiero cala con decisione sfruttando le caratteristiche cenge ancora una volta risalenti al primo conflitto mondiale sino a raggiungere, come detto la sella quotata nelle carte 2060 metri. Sovrastiamo a sinistra alcune imponenti lastronate calcaree. Alle spalle osserviamo sulle pareti rocciose del Corno di Pichèa diverse testimonianze storiche della grande guerra con la presenza di numerose caverne artificiali. Il sentierino prosegue affrontando brevemente un punto piuttosto esposto a destra e senza assicurazioni per poi riprendere a salire con decisione inerpicandosi sull’ampia mole del Tofino. Senza alcuna difficoltà rimontiamo i pascoli sommitali della montagna sino a guadagnarne direttamente la cima (m 2151 - ore 2,40 dalla partenza – cartello con toponimo e quota della vetta). Ancora una volta è spettacolare la visione del Corno di Pichèa con la sottostante sella che sovrasta immense lastronate rocciose.

Il rientro avviene a questo punto a ritroso anche se, volendo, è possibile proseguire ulteriormente in direzione della Bocchetta di Slavazi per poi puntare alla cima del Dosso della Torta (preventivare in questo caso almeno un’altra ora di cammino considerano la sola andata). 

Cenni sulla flora:

L’intero settore delle Alpi di Ledro è famoso per la sua sorprendente abbondanza di specie floreali alcune delle quali molto rare ed endemiche. Elenchiamo di seguito un breve estratto delle principali osservabili senza troppa difficoltà a lato del sentiero:

Specie endemiche:

1)  Sassifraga del Monte Tombea (Saxifraga tombeanensis). Si tratta senza dubbio della pianta più rara osservabile lungo il percorso. Endemica di un’area estremamente ristretta compresa tra il Lago di Garda e la Val Camonica, trae il suo nome dal non distante Monte Tombea dove fu scoperta per la prima volta. Predilige quasi sempre inaccessibili rupi calcaree strapiombanti per cui non si mostra facilmente agli escursionisti. Sorprendentemente l’unico settore in cui è facile osservarla senza bisogno d’arrampicate è dato proprio dalle Alpi di Ledro con particolare riferimento al settore compreso tra la Bocca dell’Ussol, il Dosso della Torta e il Corno di Pichea. Lungo il percorso descritto ne osserverete alcuni pulvini sulle rocce calcaree comprese tra la Mazza di Pichea e il Corno di Pichea. Da rimarcare l’estrema rarità della pianta in questione determinata soprattutto dalla grande lentezza nell’accrescimento del pulvino unitamente alla sua scarsissima fertilità. Inutile dire che non deve essere in alcun modo rimossa o manomessa dalle rocce nelle quali si è insediata.

2)  Viola di Duby (Viola dubyana). Splendido endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne al Lago di Garda, Inconfondibile per la macchia gialla centrale con due macchie viola scuro a destra e a sinistra d’essa, è presente in discreta quantità sui crinali a nord della Bocca di Trat.

3)  Primula meravigliosa (Primula spectabilis). Splendido endemismo insubrico con areale esteso alla Lombardia orientale, al Trentino meridionale e alle Prealpi Venete. I suoi petali rossi sono un magnifico adornamento dei crinali sommitali della zona del Corno di Pichea.

4)  Carice del Monte Baldo (Carex baldensis). Endemismo insubrico con areale compreso tra le Grigne e i monti Lessini, caratterizzato da un’inconfondibile spiga bianca.

Altre piante osservabili facilmente:

1)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) abbondantissimo, con particolare riferimento alle pendici occidentali della Mazza di Pichea.

2)  Stella alpina (Leontopodium alpinum). La pianta simbolo delle Alpi è presente in buona quantità nei prati aridi che caratterizzano il settore sommitale del Corno di Pichea.

3)  Camedrio (Dryas octopetala) presente in grandissima quantità sulle rocce calcaree dell’intero settore del Corno di Pichea – Mazza di Pichea.

4)  Primula orecchia d’orso (Primula auricula); colonizza con le sue foglie “farinose” e con le sue infiorescenze gialle le rocce calcaree del settore Mazza – Corno di Pichea.

5)  Botton d’oro (Trollius europaeus) molto frequente in tutti i settori prativi.

6)  Genzianella (Gentiana verna).

7)  Viola gialla (Viola biflora).

8)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria).

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