Cima del Segnale

CIMA DEL SEGNALE (SIGNALKOGEL – SIGNALKUPPE - m 2771)

La Valle di Trafoi, solcata dall’omonimo rio, è ben nota in quanto risalita dalla strada statale 38 dello Stelvio. L’omonimo passo costituisce il valico stradale più alto d’Italia nonché il secondo d’Europa dopo il Colle dell’Iseran. Nella parte più alta della valle i numerosi tornanti della statale ne caratterizzano la sinistra orografica. In un luogo del genere potrebbe essere difficile pensare ad un sentiero in ambiente incontaminato. Fortunatamente esistono eccezioni. Nella destra orografica della valle si inerpica in ripida salita il tracciato culminante nella poco rilevata Cima del Segnale. Si parte proprio dalla statale ma cambiando versante si rimane sorpresi in quanto il sentiero resta per gran parte a sinistra di un costone che ripara dalla vista dei vicini tornanti. Il paesaggio appare selvaggio e d’alta montagna dominato dalla grandiosa lingua ghiacciata della Vedretta del Madaccio. Soltanto nel settore superiore la visione appare disturbata dalle costruzioni e dai tralicci che purtroppo caratterizzano il Passo dello Stelvio. Per il resto si tratta di un’avventura che possiamo definire breve ma intensa grazie ad un contesto d’alta quota di indiscutibile bellezza. Nonostante la notevole altitudine è un percorso piuttosto sicuro proprio perché di contenuta lunghezza e con partenza e arrivo in coincidenza della statale. Ne suggeriamo la percorrenza tra luglio e settembre per evitare nevai residui o frazioni ghiacciate.

L’escursione in breve:

Sottostelvio (Berghotel Franzenshöhe - m 2189) - Cima del Segnale (Signalkogel – m 2771) – punto alto (m 2833) – Tibethütte (m 2800) – Passo dello Stelvio (Stilfserjoch – m 2758)

Dati tecnici:

Partenza da Sottostelvio (Franzenshöhe - m 2189): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 644. Acqua potabile sul percorso: assente

Accesso:

Si accede alla partenza dalla SS 38. Salendo da Trafoi verso il Passo dello Stelvio troviamo sulla sinistra, a 2189 metri di quota, il Rifugio Berghotel Franzenshöhe (m 2189) presso il quale lasciamo l’automobile e raggiungibile anche con i mezzi pubblici. Chi proviene da Bormio scavalca il Passo dello Stelvio calando nel versante altoatesino trovando il rifugio sulla destra.

Descrizione del percorso:

Lasciata l’automobile nel parcheggio antistante il rifugio (m 2189) seguiamo il sentiero indicato dal cartello in legno con indicazioni per il Passo dello Stelvio con il segnavia 22. Esiste una certa confusione nelle mappe e nella segnaletica per quanto riguarda il numero di catasto del sentiero. Le nuove cartine riportano il segnavia 13 mentre le vecchie il 22. Lungo l’itinerario troveremo a volte un numero altre volte l’altro, è bene tenerne conto per non cadere in errore e in confusione.

Lasciamo alle spalle l’albergo ristorante cominciando ad inoltrarci in moderata salita verso sud tra lande erbose e con grandioso paesaggio sull’imponente struttura rocciosa dell’Ortles. In breve siamo al bivio dove ignoriamo la biforcazione a sinistra per il Rifugio Borletti (segnavia 14) procedendo verso destra ancora una volta con cartello che segnala il Passo dello Stelvio ma con segnavia n° 13. La salita, sempre moderata, avviene inizialmente su ampia mulattiera osservando la grande morena laterale lasciata nei secoli della Vedretta del Madaccio, oggi ritiratasi molto più in alto e che avremo modo di ammirare nel proseguo. La grande cima di roccia grigia che sovrasta la morena è il Monte Madaccio mentre alla base dell’Ortles osserviamo la Vedretta Bassa dell’Ortles che nonostante il riscaldamento climatico riesce ancora a spingersi fin verso i 2500 metri. La mulattiera lascia spazio ad un buon sentiero sporgendosi per un attimo in direzione del Berghotel Franzenshöhe dove abbiamo lasciato l’automobile. Subito oltre ci spostiamo più a sinistra e, come anticipato nell’introduzione, per un lungo tratto non vedremo più i tornanti della statale dello Stelvio. Siamo infatti chiusi a destra dal costone mentre a sinistra il paesaggio diviene sempre più grandioso ed imponente sovrastando il grandioso Vallone del Costone. Cominciamo a scorgere la vetta del Monte Livrio con la funivia che ne raggiunge il culmine.

Nonostante l’ambiente selvaggio il sentiero resta semplice e ben tracciato offrendo a tutti gli escursionisti la possibilità di ammirare un ambiente modellato dai ghiacciai senza affrontare alcuna difficoltà. Il tracciato si sviluppa infatti tra facili ondulazioni erbose e nonostante la pendenza la fatica non appare mai eccessiva. Peccato solo per gli antiestetici tralicci e i cavi dell’alta tensione sotto i quali si sviluppano alcuni tornantini del sentiero. Fra l’altro si comincia a scorgere la vetta della Cima del Segnale caratterizzata proprio da un traliccio e dalla presenza di una modesta costruzione in legno. L’incremento della quota permette ora di osservare, come anticipato in precedenza, la Vedretta del Madaccio (Madatschferner). Desta sensazione la vista del sottostante grande vallone detritico occupato un tempo dal ghiacciaio stesso. Appare evidente come la lingua si sia fortemente ridotta nell’ultimo secolo e possiamo immaginare quella che doveva essere la sua imponenza quando nel secolo scorso raggiunse la sua massima estensione. Notiamo per altro il torrente che, in discesa dalla Vedretta Piana nella zona del Monte Livrio, precipita nel vallone a indicare come la riduzione della massa glaciale abbia raggiunto negli ultimi anni livelli allarmanti.

La nostra salita vede il manto erboso divenire progressivamente più arido e frammisto ad affioramenti di roccia in parte calcarea. Un pendio per lo più roccioso particolarmente ripido è superato con eleganza grazie al sentiero che traversa in diagonale ascendente verso destra evitando qualsiasi problema per proseguire con una stretta sequenza di tornanti. Accediamo così ai terrazzi detritici che caratterizzano la parte superiore della nostra salita. Ortles e Vedretta del Madaccio offrono la migliore cartolina di un ambiente grandioso con la vegetazione ora completamente sostituita dal detrito tipico della fascia d’alta montagna immediatamente ai piedi delle vedrette. La Cima del Segnale è proprio davanti a noi, inconfondibile con quella strana costruzione in legno sormontata dal traliccio dell’alta tensione. Più a sinistra osserviamo i rifugi Pirovano e Livrio con il tratto di funivia che li unisce. Avanziamo tra il detrito sempre senza problemi d’orientamento grazie alla segnaletica e al tracciato ben evidente. Tocchiamo la vetta della Cima del Segnale (Signalkogel o anche Signalkuppe - m 2771), la quale tuttavia non costituisce il culmine della nostra avventura. Si tratta piuttosto di un risalto a seguito del quale il sentiero guadagna ulteriore quota. La Vedretta del Madaccio offre ora la sua migliore vista con in evidenza crepacci e seracchi. Nel proseguo il ghiacciaio risulterà parzialmente coperto dal contrafforte settentrionale del Monte Livrio. Ricompare sulla destra la vista della SS 38 dello Stelvio con la sua lunghissima sequenza di tornanti. Poco oltre siamo al punto più alto della nostra camminata (m 2833). Siamo ormai in vista del Passo dello Stelvio: il sentiero digrada dolcemente tra lo sfaticcio sino a raggiungere il Rifugio Tibet (Tibethütte – m 2800). L’ultima frazione è su strada asfaltata e permette di guadagnare in qualche minuto il Passo dello Stelvio (Stilfserjoch – m 2758 – ore 2 dalla partenza).

Il rientro alla partenza può avvenire a ritroso per un totale di ore 3,30 di cammino. L’alternativa è chiedere un passaggio alle tante automobili che transitano per il Passo dello Stelvio dirette verso Trafoi o meglio ancora possedere due automobili portandone una quassù per il rientro.

Cenni sulla flora:

Nonostante l’itinerario sia breve si percorrono lande d’alta quota nelle quali sono frequenti interessanti fioriture alpine. Seguono le principali osservate in occasione della nostra salita avventua alla metà del mese di agosto.

1)    Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

2)    Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

3)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

4)    Stella alpina (Leontopodium alpinum) osservata lungo il sentiero intorno a 2500 metri di quota.

5)    Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

6)    Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

7)    Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

8)    Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

9)    Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum); è una pianta endemica dell’arco alpino dai magnifici fiori bianchi.

10)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

11)  Papavero alpino retico (Papaver alpinum L. subsp. rhaeticum)

12)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

13)  Salice retuso (Salix retusa)

14)  Napello (Aconitum napellus)

15)  Saussurea delle Alpi (Saussurea alpina)

16)  Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium); endemica delle Alpi.

17)  Vedovina alpestre (Scabiosa lucida)

                    VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

                                              Cookie